Ci sono morti che muoiono con l’approvazione dei vivi e altri invece no: morti definiti grandi uomini e morti definiti uomini perversi, però una volta entrati nella morte ogni descrizione o giudizio o discernimento morale rimane fuori, e resta soltanto l’eguaglianza nella putrefazione della carne; alla putrefazione della carne non importa la bontà o la malvagità morale che ha abitato nel corpo morto. Però, se i vivi ti vogliono bene, chi sta per morire muore più tranquillo, e questo conta.
Dopo, non c’è nulla.
Il perverso marcisce nello stesso modo del buono.
Non so se gli insetti necrofagi notino la differenza fra la bontà e la cattiveria; atterrisce pensare che non la notino, atterrisce pensare che la schiuma giallastra e il grasso trasformato in sapone di un cadavere buono siano gli stessi di quelli di un cadavere malvagio; che il bene e il male non siano differenziati attraverso putrefazioni diverse; che il bene e il male finiscano nello stesso fetore, nello stesso tipo di larve e funghi.
Forse per questo ho fatto bene a farli cremare, ma non credo.