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Cerco di migliorare questo appartamento, in cui tutto è incerto. Le cose si rompono. Il rubinetto della cucina è installato male, e anche l’acquaio è installato male, questo fa sì che l’acqua schizzi, che io debba passare lo straccio per asciugare l’acqua schizzata dappertutto. Ho comprato un nebulizzatore per il rubinetto, ma è stato un miglioramento patetico.

Quello che hanno fatto altri condòmini è stato cambiare l’intera cucina e il bagno e le porte e comprare elettrodomestici di qualità. Perciò ci hanno messo tanto a venire ad abitare qui. Quello che hanno fatto i vicini si è trasformato in un mantra per me, a ricordarmi che sbaglio sempre.

Loro sì che hanno fatto migliorie in un modo oggettivo e sicuro, mentre io no. E in quel mio errore, splendente e ignominioso se paragonato al successo dei miei vicini, sembrava che ci fosse una verità, una conferma sulla mia stirpe e sul mio destino. Cattiva qualità morale nel mio cervello, questo ho pensato.

Mettere una cucina nuova e buttare quella già installata nell’appartamento, era questo che bisognava fare. Purtroppo non l’ho fatto, perché non avevo soldi.

Perciò ho fatto ricorso al nebulizzatore, che costava quattro euro e novanta.

Vedo ora, attraverso la mia cucina, la cucina di mia madre nella casa di Barbastro, mi rendo conto che stava sempre a pulire, e so che in quella cucina sono accaduti avvenimenti molto importanti, che non mi azzardo a vedere del tutto, non li voglio vedere, però la memoria finisce per restituirmi una scena in cui mia madre è stesa sul pavimento della cucina e sta piangendo, non riesco a vedere altro. Voglio soltanto che finisca. Che il pianto finisca e si rialzi in piedi. E mia madre si contorce sul pavimento. E mio padre non c’è. È successo in cucina, forse nel 1967. Avevano litigato. Mio padre sbatté la porta e uscì. Non so perché avessero litigato. Intuisco che devono aver pensato che io fossi troppo piccolo per registrare la scena nella mia memoria, ma si sono sbagliati.

Ricordo che mia madre sciacquava poco i piatti, io invece li lascio a lungo sotto il rubinetto, cercando di fare in modo che il sapone vada via per sempre.