156

A volte trovavo mio padre nell’ascensore. Era ben vestito, sempre con il suo completo. Sembrava assolutamente pulito, nonostante non avesse la doccia. Sto parlando del 1978, o del 1979, quegli anni lì. Non sapevo che fosse dentro l’ascensore. Aprivo la porta dell’ascensore ed eccolo lì. Sorrideva vedendo il mio spavento quando tiravo la porta, come se stesse preparando la sua improvvisa apparizione, come se fosse il padre di Amleto.

Mio padre stava benissimo dentro l’ascensore. Dentro quegli ascensori antichi, di legno, con i vetri. Sembrava un marchese in una bara con le porte. Vidi cambiare gli ascensori in quella casa. Fu la prima casa con l’ascensore in tutta Barbastro, cosicché negli anni Sessanta la chiamavano «la casa dell’ascensore». C’era perfino una portinaia, si chiamava Manuela, non durò per molto. Mia madre non la sopportava. Aveva una piccola stanza, che scomparve con la ristrutturazione dell’ascensore. In quella stanza stava Manuela, una donna forse un po’ scostante. Mia madre diceva che era una strega. Io ne avevo paura. Un bel giorno si diluì nello spazio, e la stanza in cui si nascondeva venne inghiottita dal macchinario dell’ascensore nuovo. Ma ce l’ho davanti agli occhi in questo momento: era una signora anziana con gli occhiali, la crocchia, piccola, curva, che si lamentava della spazzatura, che appariva come per incantesimo, che litigava con mia madre, ma allo stesso tempo la ricordo con piacere, perché un portinaio rallegra sempre un palazzo, simboleggia speranza di vita per un edificio, per il cemento, i pilastri, i muri, le scale, la facciata, il pianerottolo, le lampadine, le targhe con i nomi degli inquilini. Era un palazzo destinato all’affitto, cosicché c’era sempre gente di passaggio, gente che stava a Barbastro per qualche anno, a causa di lavori itineranti, e poi se ne andava in altre città. I miei diventavano amici o mezzi amici dei vicini, ma poi loro scomparivano. Via via se ne andarono tutti. Trovavano un lavoro migliore o avevano una promozione nella loro ditta e si trasferivano, andavano in città più grandi. In tutta la scala rimasero soltanto Wagner e Johann Sebastian, come dei sopravvissuti, a comporre musica antica per nessuno. E di Manuela, la portinaia, non so né da dove veniva né dove andò; se aveva famiglia o se era un fantasma.