Ricordo che quando avevo sei o sette anni soffrivo di terrori notturni e non riuscivo a addormentarmi, e cominciavo a piangere. Allora mia madre veniva nel mio letto e rimaneva a dormire con me, oppure lei rimaneva nel mio letto e io dormivo con mio padre. La cosa inesplicabile è che pregavo prima di dormire. Un misto di superstizioni, terrori infantili e influenza dell’educazione religiosa. Ma adesso so anche che quelle preghiere mettevano in fuga gli spiriti dei morti che bramavano il cuore innocente di un povero bambino. So anche che sono sempre stato un bambino, con addosso l’egoismo dei bambini. I bambini costretti a essere uomini saranno sempre non colpevoli. Quando mi mettevo a letto, e sapevo che mio padre era accanto a me, allora mi sentivo protetto e tutto il mio organismo si rilassava e raggiungevo la pace, la tranquillità, la felicità, e mi addormentavo.
Avevo sette o otto anni e mi addormentavo accanto a mio padre. Vale a dire, accanto a un morto. Ora ho più di cinquant’anni e ogni volta che vado a letto quel morto è sempre là.
Non se ne va.
Il passato di qualunque uomo o donna di più di cinquant’anni si trasforma in un enigma. È impossibile risolverlo. Non resta che innamorarsi dell’enigma.