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Ogni essere umano che comincia a vivere è allegro. È l’allegria che proviene dalla giovinezza, che è il tempo della suprema ignoranza dell’estinzione. Guardo l’uomo che è al centro della fotografia, concentrato sulle proprie mani, elegante, fermo il tempo, congelata l’esistenza, mentre risuona un momento di delizia visiva:

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Sembra che abbia in mano una sigaretta e che sia assorto, lontano dalle conversazioni che lo circondano. Ci sono uomini e donne che gli ronzano intorno. Tutti coloro che stanno in questa foto se ne sono già andati, sono stati – uno per uno – protagonisti di un’agonia in ospedale o di una morte improvvisa e di un funerale, tutti sono stati pianti, chi più, chi meno. Ma tutti loro hanno conosciuto mio padre prima che fosse mio padre; hanno potuto parlargli con tranquillità, hanno potuto conoscere un mistero che a me sarà nascosto per sempre; loro conoscono il mistero, tutti quelli che sono sepolti in questa fotografia. Loro lo hanno visto, ci hanno avuto a che fare. Io ho potuto conoscere mio padre quando era già mio padre. Se l’avessi conosciuto prima che lo fosse, avrei conosciuto la mancanza di necessità di me stesso; avrei conosciuto un mondo senza di me. Puoi goderti di più il mondo se non ci sei dentro. Di questo godimento si alimentano gli angeli?

Si muore meglio se nessuno sa che sei vivo, non affliggi nessuno con il dolore per la tua morte, con carte, pianti e funerali, con colpe e démoni. Chi muore meglio è chi non sapeva di essere vivo. La vita o è sociale o è soltanto natura, e nella natura la morte non esiste.

La morte è una frivolezza della cultura e della civiltà.

Tutti coloro che sono stati catturati in questa fotografia non sapevano con chiarezza che sarebbero morti. Prima di morire, nessun vivo lo sa. Saperlo, lo sanno solo i vivi che vedono i morti.

Non so in che anno è stata scattata questa fotografia, secondo i miei calcoli verso la fine degli anni Cinquanta; mi è arrivata fra le mani per caso; appartiene a una collezione privata, non era a casa mia; me l’ha data mio fratello, al quale a sua volta l’ha data il proprietario di quella collezione privata. Non vi è latente la volontà del padre di conservare questa foto, non l’ha mai neanche ricordata; è una foto del padre prima di essere padre; è la foto di un uomo che non ha figli né moglie né radicamento; è la foto di un uomo che non ha nulla a che fare con me; non l’ha preparata perché io la vedessi, non ha mai detto «conserverò questa foto per gli anni a venire, forse per i miei figli se li avrò, cosa che non credo»; è un uomo scapolo; è libero da qualunque parentela. Perciò non so chi sia quell’uomo, e nessuno mai più lo saprà.

Finalmente, questa foto evade dalla parentela e siamo entrambi liberi. Ogni padre e ogni figlio cercheranno sempre la fine della parentela, il disgregarsi di quell’incatenamento; è la ricerca della libertà, e finisce per essere la morte a dissolvere i pesanti vincoli del sangue, sebbene ci sia molto amore in quei vincoli. La foto del padre prima del padre rimanda a un momento pieno in cui io non ci sono, e sono molto contento di non esserci. Perché quell’uomo della foto, concentrato sulle proprie mani, con il suo doppiopetto, con il fazzoletto nel taschino, non mi sta ancora cercando, la sua vita scorre senza la mia.

Sembra un solitario in quella foto, e tuttavia domina la scena. E cosa sta facendo? L’ha saputo soltanto in quell’istante; quello che stava facendo l’ha saputo soltanto in quell’istante; e cosa desiderava allora? Cos’era che poteva dargli la felicità assoluta in quell’istante?

Il padre prima di essere padre è una forza che è al mondo avvisando dell’arrivo di un figlio, avvisando del tuo arrivo, ma non sei ancora arrivato, ed è lì la meraviglia. Non sei ancora arrivato e allora, in questa foto, c’è la possibilità che tu non arrivi mai. Ed è una possibilità di grande fascino, di grande bellezza.

Riesci a immaginare un mondo in cui ci sia tuo padre ma non ci sia tu, e nemmeno ti si aspetti?

Il più grande mistero di un uomo è la vita di quell’altro uomo che l’ha portato al mondo.

Quando io non ero necessario è stata scattata questa fotografia. Perciò adoro questa fotografia, perché contiene il mio mistero: io non sono, e mio padre lì è un uomo che non vuole sposarsi né avere figli. Non se lo propone. Gli fanno battute al riguardo, le tipiche battute, «chissà chi riuscirà a prenderti al laccio», o «e tu quando ti sposi?», però non ci fa caso. Regna nel bar. È il bar della vita, è al centro.

Io non sono lì, e riposo.

Cerco di tornare alla pace di non essere.