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Per smettere di bere devi andartene da qualche altra parte. Il bene e il male sono una delle invenzioni meglio elaborate della nostra civiltà. Non esiste il bene, così come non esiste il male. Pensai all’anarchia del cuore, là dove il bene e il male svaniscono e torna la vita senza attributi. Così salii in macchina e andai in montagna. Passai in Francia, attraverso il valico di Somport. I paesi francesi sono arenati nel tempo. Chiunque sia passato per i villaggi di Urdos, Bedous e Lescun e abbia guidato per quelle strade sa che in quei luoghi si vive esattamente come cinquant’anni fa. Lì, in quelle valli pirenaiche, trovai un annientamento della vita sociale, e vidi i fiumi in pieno disgelo, perché era il mese di giugno.

Entrai in un bar di Lescun e vidi gente che beveva birra.

Entrai nel mio albergo di Canfranc e vidi gente che beveva vino.

E io bevvi caffellatte o acqua gassata. Fissavo a lungo l’acqua gassata, le bollicine nel bicchiere. Quando non bevi, le giornate sono più lunghe, i pensieri pesano di più, i luoghi si rafforzano, non dimentichi nulla nelle stanze d’albergo, non graffi la macchina, non rompi i fanalini quando parcheggi, non ti cade il cellulare nella tazza del water, non confondi i visi della gente.

Mi addentravo nei boschi. Toccai di nuovo la vita. Andai fino a Ordesa, e mi misi a contemplare le montagne. Vidi con chiarezza gli errori della mia vita e perdonai me stesso per tutto ciò che potei, ma non per tutto. Avevo ancora bisogno di tempo.