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L’invecchiamento è il nostro futuro. Lo travestiamo con parole come «dignità», «serenità», «onestà», «saggezza», ma qualunque anziano rinuncerebbe a quelle parole se gli toglieste cinque anni di dosso, o anche soltanto cinque mesi. Mia madre non ha mai accettato di invecchiare. Non so che tipo di vecchio sarò, e m’importa poco. La cosa normale è che muoia prima dell’arrivo della decrepitezza. La gente muore sempre, tutti finiamo per morire. Tutti i falliti della terra, tutti i poveri e tutti gli analfabeti si prendono così la loro vendetta su quelli che hanno accumulato successo, potere, conoscenza, cultura e saggezza.

L’invecchiamento è livellatore.

Ed è divertente vedere quello spettacolo: non ha contenuto morale né tanto meno religioso, è solo uno spettacolo inatteso, molto stimolante e molto affascinante. Il mondo e la natura eliminano i predatori che, casualmente, hanno creato. Ci avvolge il presente, la rabbiosa capacità del presente di farci credere che la vita abbia consistenza. Bisogna valorizzare questi sforzi del tempo presente, la sua grande ansia civilizzatrice. È ciò che abbiamo. Abbiamo altre cose: le mandorle, adoro le mandorle. E un’altra cosa ancora più inquietante: l’olio d’oliva. L’olio d’oliva mi fa propendere per l’esaltazione del presente.

Soltanto la materia.

Voglio dire che ogni volta che lo spettro di mia madre mi viene alla memoria, ricordo l’olio d’oliva.

Può darsi che sia stata la materia organica che ha avuto più rapporto con il corpo di mia madre. Mia madre cucinava sempre. Se cucinava sempre, a cosa poteva pensare? Alla farina, al pane, alle uova, alle verdure, agli ortaggi, alle carni, al riso, alle salse, ai pesci?

No.

All’olio d’oliva.

Mia madre ha vissuto sempre circondata dall’olio d’oliva.

Mia madre mi ha trasmesso un culto segreto, mai verbalizzato, per l’olio d’oliva. Credo che l’olio d’oliva sia un tunnel spaziotemporale, un’incrinatura nel tempo, che mi porta direttamente accanto al mio primo antenato, che mi guarda e sa chi sono. Sa che ho bisogno d’amore. Amore di qualcuno della mia stirpe.

Non so perché ho dovuto essere così sprezzante con l’invecchiamento degli esseri umani.

Quando sarò un vecchio decrepito desidererò che mi vogliano bene, e allora qualcuno ricorderà queste mie parole. Ma una cosa sono le parole in un libro, e tutt’altra le parole della vita, dirò io.

Sono due verità diverse, ma sono entrambe verità: quella del libro e quella della vita.

E insieme fondano una menzogna.