Vivaldi non mi racconta quasi nulla della sua vita. Cerco di parlare della scuola. Valdi, abbrevio, ha finito la terza superiore. Valdi sospetta che l’istruzione pubblica in Spagna sia assurda o irrilevante.
Tosto il pane, ho comprato un olio d’oliva eccellente che mi fa ricordare mia madre, il cui sangue e il cui corpo e la cui anima furono olio d’oliva.
A cosa sta pensando Valdi? È, in fondo, così enigmatico; affiorano in superficie così poche cose della sua personalità; sta tentando di costruirsi un’identità, ha diciassette anni e comincia a vivere. Bra, Valdi e io parliamo poco. Praticamente, il mio ruolo è preparare da mangiare. L’avvocata che ha gestito il mio divorzio ha detto che questi ragazzi sarebbero diventati grandi persone. Bravi ragazzi, ed è vero.
Sono bravi ragazzi. Non mi danno molta retta, come io non ne davo ai miei genitori. Bravi ragazzi, sì, meglio, bravi musicisti. Sono la storia della musica. Grandi compositori delle loro vite. Quale compositore sono stato io per mio padre? A mio padre la musica non piaceva troppo. A mia madre invece sì. Le piaceva molto Julio Iglesias. Quando Julio cantava alla tele, mia madre correva per ascoltarlo. Le sue canzoni le arrivavano al cuore. Sono stato contento per il successo internazionale di Julio Iglesias, perché era il cantante preferito di mia madre.
Credo che nel fondo fosse innamorata di Julio Iglesias, che per lei era il simbolo di una vita di successo e di lusso che non avrebbe mai vissuto.
Che non visse mai.