50

Trovo una foto, di metà degli anni Settanta.

Eravamo dei bambini sulla neve, che ascoltavano le indicazioni di un maestro di sci, cercando di imparare a scendere per i pendii, accanto alle montagne inerti, con il freddo sul viso. Con le nostre attrezzature da sci, che erano attrezzature economiche. Io portavo una giacca impermeabile.

La giacca impermeabile era gialla. I ricchi avevano le giacche a vento, le giacche impermeabili le portavano le persone più umili. Quasi morivo dalla rabbia di non avere una giacca a vento come i ricchi.

Un bambino sulla neve con una giacca impermeabile gialla.

ORDE_nieve

Di tutte le persone che assistettero alla nascita di una stazione sciistica chiamata Cerler nell’anno 1972, alcuni di noi sono invecchiati, e molti altri sono già morti.

La stazione sciistica di Cerler venne costruita nel paese omonimo, situato nella zona dei Pirenei della provincia di Huesca, che è una provincia sconosciuta in Spagna, e nel mondo non ne parliamo neanche. Eravamo stupiti di fronte a quelle seggiovie verdi che attraversavano le montagne al di sopra degli alti pini, sopra le pareti di roccia scura. E la neve forte, che scendeva sui piloni industriali, l’elettricità, gli sciatori con le loro attrezzature moderne, i nuovissimi sci di fibra, gli attacchi automatici, gli alberghi, il turismo nascente, le auto parcheggiate ai piedi delle montagne, i portasci appena inventati sui tettucci delle macchine. Gli sci di legno avevano i giorni contati.

Era tutta un’industria incipiente.

Tutto stava migliorando nel mondo; l’idea di miglioramento è un nervo della Storia, è allegria universale. Il miglioramento scendeva sull’ultimo quarto del XX secolo come un sentiero verso la felicità e la pienezza. Ed era vero, tutto stava migliorando: miglioravano le automobili, miglioravano le comunicazioni, migliorava la giustizia sociale, miglioravano l’insegnamento, la medicina, l’università, il riscaldamento centralizzato si estendeva a tutte le case, miglioravano le discoteche, i bar, il vino spagnolo, e migliorava la tecnologia degli sci.

Niente più ossa fratturate, sbandieravano i maestri di sci, ma continuarono a esserci gambe rotte. L’avvento degli attacchi automatici non si celebra in nessuna chiesa, e tuttavia io ricordo quell’evento stupefacente, quel progresso.

Sì, e ancora oggi, con gli attacchi più tecnologicamente avanzati della terra, continuano a verificarsi fratture, perché la neve e le montagne si fanno pagare in ossa rotte. Quei nomi leggendari dell’industria incipiente degli attacchi da sci degli anni Settanta: Marker, Look, Tyrolia, Salomon. L’attacco ha nello sci alpino una missione fondamentale: è lui a tenere il piede dello sciatore unito allo sci. C’era, negli attacchi, una combustione mistica: non ti facevano cadere, ti tenevano unito alle montagne, ti tenevano accanto alle montagne, in una danza con le montagne.

Ti fissavano, questo facevano gli attacchi. Ti davano gravità, radicamento. Ti tenevano in piedi, ti impedivano di cadere nell’abisso.

Continuai ad andare a sciare a Cerler, ma è da tempo che non ci vado più. Non me lo posso permettere. Sciare è diventata una cosa da ricchi.

Mi guardo allo specchio nei bagni dei bar della stazione sciistica di Cerler, a milleottocento metri di altezza, e vedo mio padre.

«Ciao, papà, continuo a sciare, come quando ero bambino.»

Il giorno della vigilia di Natale il sole brilla sopra Cerler.

Andavamo a sciare con la tua Seat 1430.

Avevi montato un portasci. Quanto ti era costato?

Poco dopo, vedemmo nascere un hotel di lusso ai piedi delle piste. Si chiamava e si chiama hotel Monte Alba, ma non ci siamo mai stati.

Poi le cose ti andarono male, e non andammo più a sciare a Cerler.

Prendo la neve in mano, e prendo le tue ceneri. E così dovrà essere sempre, finché tutto si dissiperà e le montagne languiranno.

Continuai ad andare a sciare, ma non era più come nell’infanzia. Ci andavo sempre meno, era sempre più caro. Bisognava risparmiare sei mesi per sciare due giorni. E poi, il mio corpo non sopporta più tutto quello sforzo fisico.