66

A mia madre non è mai piaciuto dare i due baci di rito agli altri, e neanche stringere la mano. Non le piaceva toccare la gente. Io credo di aver ereditato questa cosa. Il che, a ben guardare, è un mandato genetico per proteggerti dalle infezioni che gli altri si portano addosso.

Quando morì mio padre, alcuni parenti e amici – non molti – gli diedero un bacio sulla fronte.

Io non lo feci.

Neanche mia madre.

In quel momento capii che nemmeno i miei figli l’avrebbero fatto con me. Quella catena di freddezza nel momento di toccare il corpo dei nostri progenitori, da dove viene? C’è, in quella freddezza, in quell’asepsi, un alto grado di inumanità, o di paura, o di vigliaccheria, o di egoismo. È una predisposizione genetica. I miei ignorarono olimpicamente la morte dei loro genitori – i miei nonni – come i miei figli ignoreranno olimpicamente la mia morte. E mi sembra originale.

C’è in questo qualcosa che ci eleva.

Una specie di aristocrazia dell’allontanamento.

Io non ho toccato il corpo di mio padre morto.

Non ho mai visto il suo tumore, non me l’hanno mai mostrato, non mi hanno mai offerto di vedere quel pezzo di carne che l’avrebbe ucciso.

Mi sarebbe piaciuto tenerlo in mano, tenere quel tumore in mano.

Cos’è un tumore maligno?

È vento stanco, storia generale dell’aria inquinata, porcherie nell’alimentazione, cioè altri tumori più mostruosi, di vacche e di maiali e di polli e di merluzzi e di agnelli e di pescispada e di conigli e di buoi trattati.

Da adulto non mi avvicinavo, non toccavo il corpo dei miei genitori, tranne per i baci formali che ci innervosivano tanto. Erano baci in cui sguazzava la balena del diavolo, una specie di disagio più antico dei mari.

A quanti anni smetti di camminare per mano a tua madre o a tuo padre?