Era Monteverdi quello che ti ricordava. Era lui che rimase solo nella vita, quello che non fondò una famiglia, quello che non si radicò e si affidava a te e ti interpellava in cerca d’amore.
Ti invocava nel bel mezzo di un discorso con i tuoi figli, i suoi fratelli, e restava solo, abbandonato, nessuno proseguiva la tua evocazione; io guardavo dall’incomprensione di un bambino di sette anni che notava soltanto la veemenza con cui Monteverdi diceva «mama», perché diceva così quella parola, sconsolatamente senza l’accento finale, e il mio orecchio registrava quella stranezza, che veniva da un abbandono primordiale e che accentuava la tua lontananza, perché il tuo nome non era «mamá», come quello di mia madre.
Monteverdi continuava a cercarti fra gli assenti, era l’unico dei fratelli a farlo.
Gli altri erano diventati padri e madri, e ti lasciarono in pace tra coloro che se ne sono andati.
Invece Monteverdi diceva: «Non vi ricordate più di quello che mama ci diceva sempre?» E ti vedo ora, Cecilia, mentre ti prendi cura dei tuoi figli, e di quello che più aveva bisogno di te, Monteverdi.
Non vidi la vostra famiglia, non la vidi mai.
La vedo ora, fra i morti. Sapere che un giorno è esistita quella famiglia mi basta. Sapere che non me la sto inventando, mi basta. Un giorno dovette esistere quella famiglia, e dovette essere una famiglia piena, nobile, unita, forte, allegra.
Perché la differenza fra i vivi e i morti è una questione di movimenti liquidi e rapidi del sole all’alba e al tramonto, ha a che vedere con la luce e con il suo passaggio sulle teste degli uomini.
Monteverdi sapeva che eri l’unica persona che gli aveva voluto bene. E accorreva da te come un bambino inseguito dagli uomini, che non gli vollero mai bene. Però te ne andasti dal mondo, lasciando solo Monteverdi. Non so quanti anni avevi quando te ne andasti, non so se ne avevi novanta o sessanta. Non so neanche quanti anni aveva tuo marito, mio nonno, quando si suicidò.
Cecilia, di te non ho saputo niente, non so nemmeno come ti chiamavi, perciò ho inventato per te questo nome della patrona della musica. Perché nessuno pronunciava il tuo nome di battesimo.
Biologicamente sei stata mia nonna, e adesso forse sei il mio miglior fantasma.