97

Mia madre si procurava sempre polli ruspanti, negli anni Sessanta e Settanta. Glieli portava una donna di qualche paese vicino. Glieli portavano vivi. Li uccideva mia madre, aiutata da sua sorella Reme, che era molto esperta e molto abile. Reme veniva a casa ad ammazzare i polli. Tirava fuori il coltello e gli tagliava il collo, io la guardavo con una certa sensazione di schifo, ma non con paura. Poi facevano bollire il cadavere, ricordo scene in cucina con tanto vapore, con piume, sangue e coltelli. Ricordo il collo del pollo, sventrato, e il fumo.

Schifo, sì, disagio perché c’era odore di sangue e di piume e la cucina era piena di fumo. E in che momento nasce l’altro schifo, lo schifo di entrare in bagno con mio padre, in che momento cominciano i tabù, perché il bambino piccolo vuole stare sempre con il padre, anche quando il padre è seduto sulla tazza del water. Non prova schifo. Non prova ripugnanza. Non prova alcun disagio né fisico né psichico. Perché lo schifo è un tabù della civiltà. Lo schifo per gli escrementi del padre nasce socialmente nel momento dell’indipendenza, dell’emancipazione sociale del figlio. Affinché sia possibile che i figli se ne vadano deve nascere la ripugnanza per gli odori del padre. Ricordo di aver visto orinare mio padre e di essermi sentito affascinato e spaventato dal suo sesso. Sono scene del passato, e il passato gode di sempre minor prestigio.

Ricordo che da bambino qualcuno mi raccontò la storia di un padre che, durante la guerra civile spagnola, si consegnò per salvare la vita del figlio. Il figlio venne liberato e il padre fu fucilato. Per questo è così importante la paternità, perché annulla il dubbio, non dubiti mai. Darai sempre la vita per tuo figlio. Tutto il resto che c’è nel mondo è confusione, esitazione, perplessità, egoismo, indecisione, incertezza, nessuna grandezza. Quel padre venne fucilato, ma suo figlio fu libero.

Ricevere una pallottola al posto di un altro senza pensarci due volte, è questa la maggiore grandezza che ti può riservare la vita.

Ricevere una pallottola al posto di tuo figlio è il buon mistero, sulla terra non c’è mistero più grande di questo. La luce del sole si spegne in questo mistero. Non sentirà la pallottola entrare nella carne, non sentirà la perdita del futuro, la perdita delle cose che gli rimanevano da fare, non penserà a sé perché non sarà più sé stesso ma sarà soltanto fervore ingenuo verso suo figlio, che sarà vivo, che continuerà a essere vivo.

Dare la vita per qualcuno non è previsto in nessun codice della natura. È una rinuncia volontaria che scompagina l’universo.

La paternità e la maternità sono le uniche certezze.

Tutto il resto quasi non esiste.