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Credo che il 1970 sia stato l’anno in cui aprirono le Piscine della Cooperativa e smettemmo di andare al fiume Vero, il piccolo fiume che passa per Barbastro.

Mi ricordo dei bagni nel fiume Vero e nel fiume Cinca.

Allora la gente faceva il bagno nei fiumi, che erano pieni di fango e di libellule e di sassi e di rami nell’acqua. Poca acqua.

Quando in Spagna arrivarono le piscine pubbliche, all’inizio degli anni Settanta, mia madre ne fu molto contenta. Stava tutto il giorno in piscina, una piscina che aveva uno spogliatoio, che era una grande novità, e che inoltre possedeva macchinette per le bibite dove potevi osservare con i tuoi occhi il meccanismo dell’introduzione di una moneta da cinque pesetas e l’estrazione delle bibite rinfrescanti dell’epoca, come la Mirinda, che poi sparì e nessuno sa perché; e disponeva anche di un custode, che controllava severamente che chi entrava in piscina avesse la sua tessera, e ricordo il viso di quell’uomo, il cui cadavere mi sfiora in quest’istante, un uomo brutto, calvo, proteso verso il nulla, con gli occhi neri, il volto malato, un uomo anziano verso il 1970, che guardava tre volte la foto sulla tessera della piscina per assicurarsi che nessuno lo stesse imbrogliando e fare bene il suo lavoro, che non riusciva a credere che la gente facesse il bagno, che non riusciva a credere che le donne si mettessero in bikini e che volessero prendere il sole, e bere una Mirinda, né che esistesse una cosa chiamata «la canzone dell’estate»; un uomo che non credeva nel sole.

Non esistono più quelle piscine, scomparvero a metà degli anni Ottanta. Ora là sopra ci sono delle case, dove vivono i figli di quelli che facevano il bagno, i figli dei bagnanti morti, al servizio della prosperità della Spagna, se la provincia di Huesca è in Spagna.

Mio padre contribuì alla prosperità della Spagna facendo sì che alcuni spagnoli degli anni Sessanta avessero un abito su misura. Per me quello è eroismo.

Non gli diedero la medaglia al valore, in una cerimonia presieduta dal re di Spagna e dal presidente del Governo e dal presidente del governo dell’Aragona e dal capitano generale della IV Regione Militare e dall’arcivescovo di Saragozza.

No, non gliela diedero.

A lui, per delle sacrosante ragioni, non la diedero.

Neanche a me la daranno, ma per altre ragioni, ragioni diverse, ragioni molto diverse; ma anch’esse sacrosante.

Mio padre e io ci siamo vendicati di tutto questo; lui attraverso sua moglie; io attraverso mia madre.

Mia madre non seppe mai che Barbastro era un paese di una comunità autonoma chiamata Aragona né che l’Aragona era un territorio che apparteneva alla Spagna né che la Spagna era un paese del Sud Europa. E non lo seppe non per ignoranza.

Ma per divina indifferenza.