Premessa

I secoli descritti in questo primo volume dell’opera sono doppiamente bui. Sono tali anzitutto perché le fonti appaiono incerte, lacunose, distorte dalla fantasia di un monaco, di un cancelliere o di un archivista che raccontano fatti di cui non sono stati testimoni e su cui hanno raccolto notizie non verificabili. E sono oscuri, in secondo luogo, perché il mondo a cui l’Italia appartiene sembra avere perduto, con il declino e il crollo dell’Impero Romano, il filo logico che univa le sue province, la coerenza di eventi che erano stati per molti secoli i raggi di una stessa sfera. In queste pagine il lettore assisterà al desolante declino di Roma, alla nascita di Costantinopoli, all’inutile tentativo di costruire una grande muraglia contro le popolazioni barbariche, all’apparizione di nuovi borghi e nuove città, alla diffusione di nuovi credi religiosi (il Cristianesimo in Europa, l’Islam nell’Africa settentrionale e in alcune regioni dell’Europa meridionale). Dal marasma di un Impero che si dissolve emergono nuove personalità, alcune destinate a lasciare una traccia nella storia, altre a scomparire dopo una battaglia perduta o un complotto fallito. Personaggi come Costantino, Teodora, Giustiniano, Gregorio Magno, Sant’Ambrogio, Carlo Martello, Berengario, sono stelle che illuminano il cielo buio dell’Alto Medio Evo. Non è facile ripulirle, come nei buoni restauri, di tutte le incrostazioni che si sono accumulate col passare del tempo. Ma i loro ritratti sono credibili e rendono la storia meno oscura e caotica.

In questo libro non vi sono soltanto le guerre, le battaglie e gli eventi politici. Vi è anche lo scontro culturale fra i barbari e i Romani, il progressivo incivilimento dei nuovi arrivati e soprattutto la vita quotidiana, fra cui, nelle ultime pagine, l’angosciosa attesa dell’Anno Mille e della fine dei secoli: un punto d’arrivo che si dimostrerà invece, come il lettore constaterà nel volume seguente, un punto di partenza.

S.R.