A questo punto, spetta indubbiamente al “sistema parziale d’identità” proposto da Tommaso d’Aquino un sincero riconoscimento di diritto: il “legame” tra Dio della fede e Dio dei filosofi è fondamentale e in quanto tale legittimo
[35]. Rimane tuttavia un assillo che, malgrado tutto, ci costringe a procurare ancora spazio alla legittima domanda di Emil Brunner. Infatti, è chiaro: se la fede afferra il concetto filosofico di Dio e dice: «
Lo [in tedesco al neutro:
das, n.d.t.] Assoluto, di cui voi in qualche modo già sapevate presentendolo, è
lo [in tedesco al maschile:
der, n.d.t.] Assoluto che parla in Gesù Cristo (è “Parola”) egli si può rivolgere la parola», allora la differenza tra fede e filosofia non viene semplicemente eliminata, e in nessun modo ciò che finora era filosofia viene trasformato in fede. La filosofia rimane piuttosto, in quanto tale, altra cosa, cosa specifica, con la quale la fede si mette in relazione per rivolgerle la parola come ad altra cosa, e per rendersi comprensibile ad essa. Ed ulteriormente si trasforma il concetto di Assoluto; quando esso viene liberato dalla sua propria esistenza filosofica, o, più precisamente, dalla sua precedente coesistenza (
Zusammensein) con il politeismo, e viene inserito nel campo di relazione della fede, necessariamente deve subire una profonda purificazione e trasformazione.
Riconsideriamo questo nel decisivo processo fondamentale d’appropriazione della filosofia greca da parte della fede cristiana! Abbiamo constatato che nel mondo spirituale greco la teologia naturale, che innalza il concetto filosofico di Dio, non era affatto l’unica teologia che generalmente esistesse, e che essa anzi coesisteva con la teologia mitica e politica, in modo tale che il suo Dio rimase essenzialmente a-religioso, e con questo poté creare lo sfondo metafisico per il politeismo religioso, che dominava sulla scena. È chiaro che la neutralità religiosa di principio del concetto di Dio dovette determinare in modo normativo, per l’appunto, anche questo concetto, la stessa idea di Assoluto, e che il passaggio dalla coesistenza negativa con il politeismo alla coesistenza positiva con la fede monoteistica non poteva passare su questa idea di Assoluto senza lasciare traccia. E qui, a dire il vero, può e deve essere detto: anche se l’appropriazione del concetto filosofico di Dio da parte degli apologeti e dei Padri fu indubbiamente legittima, anzi essenzialmente necessaria, è tuttavia innegabile che questa appropriazione non sempre avvenne in maniera sufficientemente critica. Le asserzioni filosofiche vennero assunte spesso senza essere esaminate e senza essere sottoposte alla necessaria purificazione e trasformazione critica
[36]. Il riconoscere che Dio è un Dio in rapporto con il mondo e con l’uomo, che agisce nella storia, cioè, detto più profondamente, il riconoscere che Dio è Persona, Io che incontra il Tu, questo riconoscimento esige indubbiamente su tutta la linea una nuova verifica ed applicazione delle asserzioni filosofiche, che non è stata ancora sufficientemente effettuata. In questo compito di una nuova ed approfondita appropriazione del concetto di Dio, la teologia evangelica e quella cattolica potrebbero, partendo da posizioni diverse, incontrarsi in modo nuovo. In ogni caso, il lavorare in un tale compito significherà fare “teo-logia” nel significato eccellente della parola ed effettuerà quello che Riccardo di San Vitto re, facendo proprie le parole di Agostino e dei Salmi, riconosceva come il compito vero e proprio della teologia, cioè il «Quaerite faciem eius semper» («Cercate sempre il suo volto»)
[37]. Tuttavia, qualunque cosa si acquisterà in nuove conoscenze, con questo non saranno e non dovranno essere cancellate le parole con le quali Agostino commenta questo versetto del salmo: «Questo è senza dubbio il “cercate
sempre il suo volto”, cioè che non il trovare pone fine a questa ricerca che caratterizza l’amore, ma insieme all’amore crescente cresce anche la ricerca nell’amato»
[38]. Il compito della teologia rimane nel tempo di questo mondo necessariamente non concluso. Esso consiste precisamente nella ricerca sempre nuova del volto di Dio “fino a quando egli viene”, ed egli stesso è la risposta ad ogni domanda.