3.

«Cera?» chiese Rosa convinta di aver capito male.

«Cera», confermò invece il Locitri.

Cera per pavimenti.

Furono quelle le prime parole che i due si scambiarono.

Poi la Pescegalli non trattenne una risata.

Ma dai, cos’era, uno scherzo?

Bella, aveva pensato il giovanotto, contagiato dalla risata.

«No», disse poi.

Nessuno scherzo.

«Capisco che possa sembrare tale o anche un pessimo sistema per attaccare bottone», aggiunse.

Ma era entrato lì perché gli serviva davvero della cera per pavimenti.

«Non proprio a me», si corresse.

A sua madre piuttosto, che nel frattempo stava cominciando ad aprire gli scatoloni per sistemare la loro nuova casa.

Rosa aveva una vaga idea di dove potesse essere la cera.

«Appena arrivati quindi?» chiese.

«Ieri sera», specificò il Locitri.

Che non s’era fatto pregare poi, non aveva atteso altre domande della ragazza per raccontare il perché e il percome erano capitati a Bellano.

Alla rivelazione di essere un calciatore in forza al Lecco, Rosa reagì con un «Oh!» al quale difettò la meraviglia che invece il terzino si aspettava.

«Sono anche ragioniere però», aggiunse subito con un certo orgoglio.

Pura verità, il diploma ce l’aveva, anche se conquistato con un paio di anni di ritardo rispetto ai suoi coetanei.

«Bisogna pensare al futuro», ribatté Rosa simulando una saggezza della quale poco le importava.

Di calcio, di sport in genere capiva niente, gliene fregava niente. Ma immaginava che un atleta, calciatore o ciclista che fosse, non potesse tirar calci o pedalare fino a settant’anni.

«Già», confermò il Locitri.

In silenzio, i due si guardarono per qualche istante. Per intanto gli argomenti per continuare la conversazione erano finiti.

Restava la cera.

«Che tipo di cera le serve?» si informò la giovane.

Ma ce n’erano di diverso tipo?

Ne sapeva quanto il calciatore.

Che, stringendosi nelle spalle: «Per pavimenti», rispose.

Era tutto quello che sua madre gli aveva detto.

Rosa nel frattempo aveva individuato lo scaffale giusto. Aveva allungato al giovanotto una confezione di cera extrauniversale Solex che, secondo l’etichetta, andava bene per tutto, dalle piastrelle al legno al linoleum e altro.

Se poi non fosse andata bene…

«Noi siamo sempre qui», sorrise.

«Benissimo», rispose il Locitri.

E poi: «Salvatore», si presentò mettendo sul bancone un foglietto da 500 lire.

«Rosa», ribatté lei contando il resto e cacciando la tentazione di dire Rossella.

Potevano darsi del tu?

Il Locitri aveva pensato di chiederlo mentre guardava le belle mani della ragazza allineare le monete sul bancone. Poi aveva meditato la richiesta nel breve tragitto tra il banco e la porta della drogheria.

Si decise a spararla come se fosse un tiro alla disperata verso la porta avversaria quando ormai l’arbitro aveva già il fischietto in bocca per decretare la fine della partita.

«Come no», rispose Rosa, facendo ciao ciao con la manina.