6.

L’aveva letto su una rivista mentre, la testa tempestata di bigodini dentro il casco, aspettava che i capelli si asciugassero.

Adesso era il momento di verificare che fosse vera, e non una delle tante baggianate che spesso riempivano le pagine di quei giornali, «Grazia», «Annabella», «Amica» o «Grand Hotel», messi a disposizione della coiffeuse Levanzia, titolare del negozio Ricci e capricci.

Cioè che i migliori nasi creatori di profumi usavano purificare le mucose delle proprie narici prima di affrontare l’esame di una nuova creazione, onde coglierne pregi e difetti, inalando l’afrore del caffè. La notiziola non aveva spiegato come, così facendo, i nasi potessero ritornare a tanta verginità olfattiva, ma alla Rosa importava poco.

Lei non creava profumi, non doveva scovarne eventuali difetti. Doveva soltanto effettuare un confronto e capire se quello che aveva impregnato il cuscino destro nel letto della bomboniera fosse proprio Ipsilon di Iv sen loran, lo stesso di cui aveva omaggiato un campioncino alla Zigrina Aminetti in Locitri.

Caffè in casa non ne aveva, volò a comprarlo.

«In grani», ordinò.

Lo voleva fresco, macinato con le sue stesse mani.

Poi procedette, inalò, vergognandosi anche un po’. Magari stava seguendo lo stupido suggerimento di un’altrettanto stupida rivista.

Quindi passò al profumo.

Nessuna sorpresa.

Ci avrebbe scommesso anche prima, alla faccia dei nasi creatori di profumi.

Per qualche secondo sorrise.

Aveva la prova.

Poi, però…

Ragionò, guardando il caffè appena macinato, le narici impregnate di profumo.

La prova?, si chiese.

Si sedette.

Era una prova?

Sì, fu la risposta.

Provava che anche la moglie del Casteggi usava Ipsilon di Iv sen loran, tutto lì.