16.

Partirono alle sette.

Un po’ presto ma, aveva detto il Benatti, a quel genere di appuntamenti lì era meglio arrivare in anticipo piuttosto che in ritardo.

Con la Finanza non si scherza!

E la minaccia insita nella frase era andata ad aggiungersi alle fantasie già di per sé cupe della Rosa.

Non era la prima volta che la Pescegalli si serviva del Benatti. Nelle precedenti occasioni, visti i trascorsi, la confidenza che c’era tra i due, lei s’era sempre seduta a lato dell’autista con gesto d’amica più che di cliente vera e propria.

Quella mattina Rosa si diresse con decisione verso la portiera posteriore sinistra, l’aprì e si sedette. Il Benatti prese atto della novità. E, anche, del fatto che la Pescegalli aveva con sé un plico di carte, documenti e chissà che altro, tutta la roba che sia il Besasci sia l’avvocato Lopece le avevano consigliato di portare con sé. In pratica tutto ciò che concerneva l’amministrazione della profumeria, a scanso di trovarsi in quel di Como priva di un documento, fattura o dichiarazione che fosse.

«Tutto bene?» chiese il Benatti una volta partito.

Domanda di rito.

Che, però, nascondeva anche un fondo di curiosità.

Tutte quelle carte, la convocazione a Como…

La Rosa era forse finita in qualche guaio?

«Sì, grazie», rispose lei.

Ma con la testa girata verso destra, lo sguardo perso nel panorama di lago.

Il Benatti aspettò per un paio di minuti che, a sua volta, Rosa chiedesse a lui come andasse, la Teresa, i due figlioletti…

Niente da fare.

Forse non s’era ancora svegliata del tutto, fu il pensiero del Benatti.

Ma, stare zitti fino a Como, era possibile?

Avesse almeno avuto la radio sulla macchina…

Decise di avviare un nuovo tentativo di conversazione. Si appigliò al fatto che stavano attraversando Varenna.

Rise.

«A proposito, sai», disse, «l’altra sera, quando mi hai telefonato…»

Rosa ne frenò subito la corsa.

Come se le fosse venuto un dubbio tutt’a un colpo, si mise sulle ginocchia il fascio di documenti.

«Scusami Mero», disse.

Ma doveva vedere certe cose, ordinare quelle carte.

Ripassarle una a una per essere sicura di pescarle senza errore, rispondere con prontezza alle richieste, dimostrando così di essere sempre stata ligia alle regole.