RINGRAZIAMENTI

Innanzitutto devo esprimere la mia immensa gratitudine e i miei ringraziamenti allo Stadtarchiv di Dresda e a tutti coloro che vi lavorano; la sua vasta collezione si estende ben oltre le pagine di diario e le testimonianze inquietanti sulla notte del 13 febbraio 1945. Nell’archivio, raggiungibile dal centro della città con una breve corsa nel verde sul tram numero 7, si trovano libri, mappe, documenti, persino libri mastri, che abbracciano gli 800 anni della colorita storia di Dresda. In particolare vorrei ringraziare il suo direttore Thomas Kübler che, con la sua straordinaria energia e il suo intuito, mi ha messo più di una volta sulla strada giusta, e Claudia Richert, una persona di immensa erudizione e altrettanto acuta.

Un grande ringraziamento lo devo anche, a Dresda, a Peter Schaffrath, sia per la sua calorosa ospitalità sia per un giro della città impagabile, che mi ha aperto gli occhi su altri momenti della sua storia; e a Maximilian Limbourg, per avermi fatto conoscere Herr Kübler e Herr Schaffrath e avermi guidato attraverso aspetti cruciali della cultura, dell’architettura e dell’industria di Dresda. La mia gratitudine va inoltre al pastore Sebastian Feydt, che sovrintende alla Frauenkirche, per avermi dedicato tanto tempo e per le tante affascinanti storie che mi ha raccontato.

A farmelo conoscere è stata Eveline Eaton, presidente del Dresden Trust; di incommensurabile aiuto mi è stata inoltre l’artista Monica Petzal, anch’essa del Dresden Trust. Il Trust è un ente benefico britannico dedito, come afferma esso stesso, a «curare le ferite della guerra»; è stato coinvolto con il comune di Dresda in alcuni straordinari lavori, dalla fabbricazione della squisita sfera sormontata da una croce di cui si è parlato nell’ultimo capitolo alla recente piantumazione di alberi nel Neumarkt. Per tutti i dettagli dei ricchi e variegati progetti del Trust per la città, si consulti www.dresdentrust.org.

Grazie a Paul Addison, Sebastian Cox e Nadine Zimmerli per aver letto e commentato il manoscritto. Eventuali errori residui sono da addebitare interamente a me.

Un grazie va anche al Christ Church College di Oxford, dove sono custodite le carte del visconte Charles Portal, e a Steven Archer, che mi ha accolto con grande cordialità nella biblioteca. Devo esprimere inoltre la mia gratitudine agli archivisti del museo della RAF a Hendon, dove sono conservate le carte private di Sir Arthur Harris. Non meno affascinanti sono le raccolte di memorie e resoconti di membri degli equipaggi dei bombardieri custodite all’Imperial War Museum di Londra. Un ringraziamento lo devo inoltre alla London Library, dove, nascosti sotto cataste di materiali, ho trovato tesori inaspettati e preziosissimi; alla British Library, dove la ricerca sui giornali dell’epoca si è rivelata per me così avvincente che mi è stato sempre difficile andarmene all’ora di chiusura; e anche ai National Archives di Kew, che conservano fonti primarie di una varietà e abbondanza da lasciare senza fiato.

Alla Viking il mio debito con l’editore Daniel Crewe è immenso, innanzitutto perché l’idea del libro è stata sua. Ma gli sono estremamente grato anche per l’occhio da falco e l’acume che ha dimostrato nella fase delle prime bozze. Un grazie va inoltre a Connor Brown, assistant editor, per le sue idee e i suoi suggerimenti. Devo esprimere i miei infiniti ringraziamenti, inoltre, al copyeditor Trevor Horwood per lo scrupolo con cui ha passato al setaccio il testo e la sua estrema vigilanza in termini di dati storici e forza del linguaggio; a Emma Brown per l’eccezionale gestione editoriale; a Sarah Scarlett per il suo lavoro sui diritti in lingua inglese; a Sam Fanaken per il sales profile del libro; e a Rose Poole e Olivia Mead per avere contribuito a garantire, lavorando rispettivamente nel marketing e nella pubblicità, che l’anniversario del bombardamento di Dresda venga ricordato e commemorato.

Un immenso grazie va, come sempre, alla mia brillante agente Anna Power, che ha dato inizio a tutto ciò, e anche a Helene Butler, che ha lavorato instancabilmente in una vasta gamma di campi.

Poche parole, infine, per scusarmi con mio padre per il ritardo del promesso viaggio a Dresda: ci andremo ben presto; e per ringraziare mia madre, che il viaggio promesso l’ha fatto ed è rimasta incantata, fra le altre cose, dal grande mosaico del palazzo della Cultura. La città è così ospitale, così bella, così ricca d’arte e musica e anche di affascinanti passeggiate per strade accoglienti che vorrei fossimo tutti lì adesso.