XXVIII
Il vascello
“Non andate via, vi prego” disse Michele a Ginevra, disperato e spaventato allo stesso tempo.
“Tornerò, state tranquilli sia tu sia Matilde. Devo trovare i nostri genitori, loro devono sapere che è tutto finito. Gli spagnoli non possono più far del male alla nostra famiglia o i loro ruoli tanto desiderati saranno abbattuti” replicò Ginevra, salutando l’amico.
Il porto non era più quello di una volta, ma alcune navi continuavano a effettuare degli scambi commerciali con gli spagnoli insediati in città.
“Sorella, fate presto ritorno! Non sono in grado di provvedere all’intera tenuta da sola” Matilde disse, con un tono calmo.
“Non disperate per me. Non passerà molto tempo prima che tutti noi insieme rideremo felici come un tempo, quando correvamo tra gli aranceti” rassicurò la giovane nobildonna.
Poco dopo Ginevra s’imbarcò su una delle navi pronte a salpare.
***
Il vento soffiava tra i capelli sciolti di Ginevra, man mano che il vascello si allontanava dalla terra ferma alla volta di Roma.
“Noto che soffrite sempre dello stesso problema, cara baronessa.”
Una voce maschile interruppe la ragazza dall’osservare la sempre più lontana riva.
“A cosa vi riferite?” chiese Ginevra, intanto che la mano di qualcuno si mosse accarezzandole i capelli con dolcezza.
“Una piuma, amor mio” rispose Rodrigo sorridente, tenendo l’oggetto tra le dita.
Un bacio tra Ginevra e Rodrigo seguì a queste semplici parole, mentre le onde del mare allontanavano il passato, in vista di un futuro ancora ribelle come il vento.