34

«Ehi, svegliati.»

Una voce la chiamava. Una voce che non aveva mai sentito prima.

«Vuoi fare colazione?» chiese la voce. «Un po’ di latte forse.»

La bambina si svegliò di soprassalto. Ricordava le foglie, il bosco, il buio. Dov’era adesso?

C’era un viso pieno di rughe che la guardava da vicino. E un altro, ancora più rugoso, lì accanto. «Io sono Ilda e questo è mio marito Gianni. Ti abbiamo trovato stamattina, nel bosco. Anzi ti ha trovato lui, Lillo.»

La donna rugosa indicò un grosso cane che scodinzolava lì accanto.

La bambina era paralizzata dalla paura e stava schiacciata contro lo schienale della poltrona dove si trovava. Chi sono questi due? amici dell’uomo cattivo? cosa vogliono farmi? si chiese.

Intanto scrutava l’ambiente.

Erano in una vecchia cucina, brutta e rotta. Molto diversa da quella della mamma. Qui le pareti erano sporche, e tutto era rovinato. Come faccio a scappare, si chiese. C’era una porta, in fondo alla stanza, ma era chiusa, e una finestra, ma troppo alta.

«Pensiamo che ti sei persa. Sai come ti chiami?» domandò la vecchia.

La bambina restò col visetto stretto in una smorfia di rifiuto.

«Non vuole parlare» disse il vecchio che si chiamava Gianni. «Ha paura.»

«Vuoi mangiare?» chiese la vecchia.

Senza aspettare risposta, la donna andò ad aprire uno sportello e ne tirò fuori dei biscotti. Li offrì alla bambina. «Tieni, mangia qualcosa. Magari ti torna la memoria.»

La piccola incrociò le braccine sul petto e serrò la bocca. Era furiosa.

«Forse non li vuole» disse il vecchio.

«Non li vuoi?» chiese la donna.

La bambina voleva una cosa sola: che sparisse tutto, che la casa saltasse in aria come aveva visto alla televisione. E che al posto di quello ci fosse la sua mamma.

«Non parla» disse la vecchia.

«Forse è muta» disse il vecchio, scuotendo la testa, «poverina.»

«F-f-fngulo» sputazzò la bambina.

«Non è muta» concluse Ilda.