SOTTO LA LUNA PIENA

Ellis Carrington

 

 

… Perché l’amore basta all’amore…

–Kahlil Gibran

 

 

SANGUE.

I baffi di Neiran fremettero all’odore, e il gelo calò su di lui. Fu attraversato da una scarica di adrenalina e piantò gli artigli nel terreno per guadagnare velocità, mentre un profumo dolciastro e nauseante, misto alle spezie familiari, soffiava nell’aria ghiacciata e gli riempiva i polmoni. Lupo e sangue di vampiro.

Qualunque vampiro avesse avuto le palle di attaccar briga sul territorio di Neiran avrebbe assaggiato il suo morso.

Si fermò ai confini delle sue terre – davanti a uno spesso muro di pini secolari che proteggevano la proprietà dalle strade cittadine – quando dei gemiti lamentosi lo ghiacciarono sul posto. Un cucciolo. E a giudicare dai suoni, non gli restava molto tempo.

Anche all’ombra degli alberi, la luna piena illuminava una grossa sagoma china sul lupo abbattuto. Neiran ringhiò e si fece avanti, la brama di uccidere che gli colava dalle zanne.

“Ti prego. Non farlo. Non sono stato io a ferirlo.” Il vampiro sollevò entrambe le mani in un gesto di resa.

Quando raggiunse il corpicino, a Neiran si spezzò il cuore. “Kellan.” Il figlio di sua sorella minore. Impavido com’era, era solo questione di tempo prima che il ragazzo si allontanasse troppo da casa. Anche perché il padre aveva qualche problema a staccarsi dalla bottiglia e a fare il genitore. Neiran avanzò. Aveva il pelo dritto. Fece un giro intorno al cucciolo, annusando ripetutamente il suo corpo.

Il piccolo non sapeva di morte. Non ancora. Grazie a Dio. Neiran gli diede un colpetto col muso e uggiolò per fargli sapere che era lì per lui.

Un guazzabuglio di parole sconnesse uscì dalla bocca tagliata e livida del vampiro. “Volevo dargli il mio sangue. Non sapevo…” Il vampiro rimase senza fiato. “Cioè, fra di noi funziona. Per guarirci. Con lui non sapevo bene se avrei fatto danni o meno, ma era ridotto talmente male che mi sono detto massì proviamo, perché tanto a questo punto non è che…”

Neiran abbaiò per bloccare il flusso di parole, dopodiché assunse forma umana. “Silenzio.” Incurante dell’aria fredda della notte sulla sua pelle nuda, si lasciò cadere a fianco del corpo tremante e sanguinante di suo nipote. Il respiro di Kellan era affannoso e superficiale. Gli occhi del giovane lupo brillavano dilatati alla luce della luna. “Aiutami a tenerlo fermo,” disse Neiran al vampiro. “Se ti azzardi anche solo a provare a ferirlo, te ne pentirai.”

Il giovane straniero s’inginocchiò dall’altro lato di Kellan. Con la massima gentilezza, Neiran mostrò al vampiro come reggere il corpicino. Il pelo, una volta color sabbia, adesso era chiazzato di sangue. Diversi denti erano rotti. La gamba giaceva in una posa strana, probabilmente spezzata. Kellen era stato picchiato. Preso a calci. Quale mostro avrebbe fatto una cosa del genere a un bambino? “Resta con me, Kellan,” mormorò. Due paia di orme di stivali sparivano fra gli alberi, una irregolare, come se l’uomo fosse claudicante. Codardi. Lanciò uno sguardo all’estraneo, immobile eccetto il respiro pesante. Neiran avvertiva del sangue fresco di vampiro, ma non era la sua preoccupazione più urgente in quel momento. “Raccontami cos’è successo.”

“Erano strafatti. Pensavano che sarebbe stato divertente sballarsi sulla terra dei lupi…”

Divertente. Neiran sentì le mani scaldarsi e pulsare mentre scorrevano sul pelo macchiato di suo nipote. Kellan emise un basso gemito ma poi si fece silenzioso, il respiro più intenso, e gli occhi lucidi si chiusero.

“Cosa gli stai facendo?”

“Cerco di guarirlo, vampiro. Continua pure.”

Lo straniero inspirò a fondo, tremante. “Poi è arrivato il cucciolo, suppongo per… suppongo che volesse scacciarci. Ho cercato di fermarli, ma ero solo contro tre. Mi dispiace.”

Le mani di Neiran brillarono debolmente, e lui puntò la luce sulla zona molle dell’addome di Kellan. C’erano troppi danni interni per bloccare l’emorragia. Accidenti. Lanciò una seconda occhiata alle orme sul terreno. “Io vedo solo due tracce.”

Il vampiro cambiò posizione, facendo scricchiolare ramoscelli e aghi di pino. Per un istante i loro occhi s’incrociarono sul corpo del ragazzo. “Uno l’hanno portato via… in spalla.”

Neiran inspirò a fondo. Continuava a sentire sangue fresco di vampiro. E l’origine era chiara. Una pozza si era raccolta accanto al capo di Kellen, sgorgando da due buchi sul polso del vampiro. “Stai sanguinando.”

“Merda…” Non troppo stabilmente, il vampiro si portò il polso alla bocca e passò la lingua scura e lunga sul morso. Qualcosa di primitivo si destò in Neiran, superando la paura alla vista di quella lingua bagnata e maschile. “Me n’ero scordato. Volevo…”

“Dargli del sangue, ho capito.” Neiran trasse un altro lungo respiro, annusando l’aria in cerca di bugie, ma non percepì alcun inganno.

“Sì. Pensavo che…”

“Risparmiatelo,” lo interruppe Neiran, ignorando la goccia di liquido che gli era caduta sul dorso della mano mentre cercava di aggiustare suo nipote. Si spostò, avvicinandosi al vampiro lateralmente. Quel profilo… il suo volto portava segni tribali molto familiari.

Solo quando si ritrovò premuto contro il calore del vampiro si rese conto della propria nudità.

“Lascia,” disse. “Faccio io.” Il calore del vampiro sparì con la stessa rapidità con cui lo aveva percepito. Neiran ignorò i brividi che gli solleticavano la pelle.

Afferrò la zampa posteriore di Kellan, che ululò nel sonno. La rimise al suo posto e concentrò il potere sull’osso rotto, il bagliore delle mani che s’intensificava. “Penso che se la caverà, vampiro.” Il sospiro di sollievo che uscì dai polmoni di quell’improbabile aiutante gli fece piacere, anche se non avrebbe dovuto.

“Fantastico, quindi guari… rà completa…” Con un graffiare di terra e un tonfo sordo, il vampiro barcollò e cadde di faccia sul letto di aghi di pino.

 

 

LA LUCE colpì Andrei negli occhi come una pugnalata. “Oh, merda.” Rimpiangendo l’immenso sforzo che aveva fatto solo per sollevare le palpebre, fece una smorfia e le richiuse, cercando di studiare la situazione. Si trovava su un letto. Un bel letto, con lenzuola morbide. Nell’aria aleggiavano gli odori di sandalo e vaniglia. Sapone. Pelle. Qualcuno lo aveva lavato? Quel qualcuno era ancora nella stanza. “Dove mi trovo?”

“A casa mia.” Il ruggito basso gli risvegliò qualcosa nel ventre. “Tranquillo, qui sei al sicuro.”

Andrei riuscì a ridere debolmente, ma gli facevano male le costole. “Ah, sì? Sono felice che tu non mi abbia ucciso. Grazie.”

“È vero. Avrei potuto.” Il materasso s’inclinò da un lato. Muscoli duri e caldi premettero leggermente contro la sua cassa toracica dolorante, e poi la luce si spense.

Grazie al cielo. Andrei sollevò le palpebre gonfie. Anche indebolita, la vista sovrannaturale gli permise di distinguere facilmente i lineamenti pallidi e marcati del lupo mannaro. Indossava pantaloni di tessuto e una camicia lasciata aperta, che metteva in mostra i pettorali e gli addominali sodi coperti da una peluria sale e pepe, e guardava Andrei in un modo che era in parte intimidatorio, in parte… euforizzante. Un po’ più l’ultimo che il primo, considerato il gonfiore nei panta… diamine, dov’erano i suoi vestiti? Meno male che aveva una spessa coperta addosso. Deglutì. “Il cucciolo sta bene?”

Il mutaforma sospirò e gli premette le nocche sulla fronte. “Starà bene. L’ho lasciato nelle mani del nostro medico.” Una mano calda e solida atterrò sulla sua. “Grazie per averlo difeso.”

All’improvviso, Andrei trovò difficile respirare. La mano sulla sua pulsò, facendogli formicolare la pelle. Mosse lentamente la testa, cercando di non scuotere il cervello dolorante. “Non era una battaglia giusta, ed eravamo sulla tua proprietà. E poi in teoria le nostre specie sarebbero in pace.”

Il lupo strinse le labbra. “Ufficialmente.”

Andrei fece spallucce. Un’agonia bollente gli si diffuse sul collo e la spalla. Sibilò piano. “È un’idiozia. Se non riesco a prendere qualcosa su uno scaffale alto, cerco una scala. Non vado ad ammazzare il tizio che è riuscito a metterla lì. La vostra specie sopravvive alla luce del sole, per cui avete scelto di vivere apertamente fra gli umani. Non ha senso chiamarvi traditori per una cosa del genere.”

“Eppure, molti dei vostri ci ritengono tali.” L’altra mano del mutaforma si posò sulla guancia tagliata di Andrei. Altre pulsazioni. Altro calore. Andrei chiuse gli occhi e si concesse di andare alla deriva, come una barca in balia dell’acqua. Delizioso. Il grande maschio si chinò, il fiato caldo nel suo orecchio. “Quanti anni hai, signor Marshak?”

Andrei fu strappato alla propria meditazione. “Come fai a sapere chi sono?”

Un lungo dito gli scostò le ciocche della frangia. Occhi blu pallido erano fissi nei suoi. “Vedo sul tuo volto il marchio della tua famiglia. Per non parlare della pelle olivastra, del solco profondo sulla fronte… quel mento ostinato che hai…” L’uomo accarezzava ogni dettaglio col dito man mano che procedeva con l’elenco. “Persino la gobbetta sull’arco del naso. Ho combattuto contro diversi membri del tuo clan, ai miei tempi. Allora, quanti anni hai?”

“Chiamami Andrei, per favore. E ho ventisette anni.”

Il lupo si risedette e sorrise. In modo triste, quasi. “Praticamente un bambino.”

Una guerra era in corso dentro Andrei. Dolore. Piacere. Irritazione suprema. Un bambino. Un bambino? “Non sono affatto un bambino.”

Il patriarca lupo sospirò. “Sono su questa terra da quasi duecento e cinquanta anni, quindi in confronto…” Allontanò la mano.

Andrei ringhiò di nuovo, più forte, e si costrinse a rialzarsi nonostante il dolore gli facesse girare la testa. “Sai, è mio fratello quello che hanno portato via in spalla. Ho picchiato a sangue un membro della mia stessa famiglia per salvare tuo nipote, quando in realtà dovremmo essere nemici. Ti sembra una cosa che farebbe un bambino, eh, vecchio?” Gli occhi stretti e il fiato pesante, Andrei fissò negli occhi l’alfa, sfidandolo. A far cosa, non ne era certo.

Il lupo ricambiò lo sguardo. I suoi occhi blu sembravano agitati mentre percorrevano il suo viso. Un ticchettare quieto proveniva dall’orologio sul comodino. Per quanto curioso fosse di sapere l’ora, Andrei era certo che questa strana tensione fra loro sarebbe scomparsa non appena uno dei due avesse distolto lo sguardo, e per Giove, non sarebbe di certo stato lui.

“Va bene allora,” disse infine il lupo. Fece scivolare il suo grande corpo accanto ad Andrei sul letto matrimoniale e si rilassò contro la testiera foderata di stoffa. “E per favore, chiamami Neiran. Basta coi riferimenti alla vecchiaia.” Una guancia rasposa grattò contro la sua, e un alito di menta gli solleticò il naso.

Neiran. La sua coscienza aveva a malapena registrato il nome, quando altri bisogni più basilari – il dolore e la fame – attirarono il suo sguardo al battito del polso dell’uomo. La lingua gli scivolò sul labbro inferiore, e Andrei mandò giù la saliva che aveva in gola. L’espressione di Neiran sembrava carica di aspettative. “Va bene cosa?”

Il lupo si liberò della camicia, scoprendo le braccia possenti. “Il mio potere non ti ha fatto granché. Hai bisogno di sangue per guarire.”

“Non…” Era una trappola? Andrei si concentrò sul pulsare delle vene dell’altro e i morsi della fame nella propria pancia, e non fu più certo che gliene importasse qualcosa. Gli dolevano le gengive, e le zanne gli affollavano la bocca.

“Vieni qui. Tu hai aiutato la mia famiglia. Io, in cambio, voglio aiutare te.” L’ordine era implicito, ma non c’era bisogno di molto per convincerlo. Era chiaro che il corpo di Andrei avesse già deciso, e che il resto di lui volesse solo unirsi felicemente. Il suo petto duro incontrò quello dell’altro. Il pelo spesso e rasposo gli solleticò la pelle.

Affondò le zanne di netto, e non riuscì a trattenere un gemito di soddisfazione quando il sangue di Neiran gli schizzò sulla lingua. Nella bocca gli esplosero un sapore di fumo e di terra e di vino di Borgogna, mentre succhiava a sorsi avidi. Il fluido portatore di vita gli colava giù per la gola, e il suo corpo si riscaldò dall’interno. Le terminazioni nervose si accesero e la pelle prese a fargli il solletico, mentre i tagli e i graffi si ricucivano. Il suo corpo tornò lentamente insieme nei punti dove si era rotto.

Andrei non riusciva a credere all’energia che gli scorreva dentro. Il potere. Il… oh Dio… Gli facevano male le palle. Era talmente eccitato che non avvertì la minima vergogna quando la sua insistente erezione pugnalò la coscia dura di Neiran. Gemette e strinse ancora più forte il collo del lupo.

Accidenti, cosa gli stava capitando? Era giovane, ma non era vergine. Aveva bevuto da vampiri potenti, ma non aveva mai provato niente di paragonabile a questo… questo… cos’era, questo? Un morso, un assaggio, ed era drogato e delirante per la febbre e il bisogno, steso sul petto del lupo come se la sua anima dipendesse dal bere il sangue di Neiran.

Un alito caldo gli passò sull’orecchio. “Le nuove generazioni non lo sanno, vista la frattura fra le nostre specie, ma il sangue dei lupi mannari è un potente afrodisiaco. Per questo volevo sapere la tua età prima di permetterti di bere.” Andrei poté solo gemere in risposta al sussurro roco.

Lasciò libere le proprie mani di vagare, di scivolare sulle piane dei muscoli sodi e di pettinare i peli soffici. Piantò le unghie nelle spalle dure di Neiran mentre lappava grossi rivoletti di sangue.

Un ringhio di piacere gli sfuggì dalle labbra quando le braccia solide del lupo lo attirarono più vicino a sé. Il proprio uccello duro si strofinò contro il pelo sulla pancia di Neiran, e il largo palmo dell’uomo accarezzò la pelle bollente del suo fianco prima di prenderlo in mano. “Va tutto bene. Lo so. Prendi quello che ti serve.”

Andrei sibilò e mosse i fianchi. “Non posso.” Si scostò, leccando le punture. “Non posso prendere e basta.” Un altro brivido lo fece riavvicinare, in cerca del calore di Neiran. Gli occhi spalancati, puntò lo sguardo in quello del lupo. “Cosa posso farti?”

Sì, era riuscito a salvare il cucciolo, ma l’attacco era colpa di suo fratello. Andrei voleva dare qualcosa a Neiran, per renderlo pazzo e vivo di desiderio tanto quanto lo era lui in quel momento. Senza aspettare risposta, tentò di baciarlo, con decisione ma cauto per via delle zanne estese.

La lingua di Neiran scivolò contro quella di Andrei, la presa sulla sua erezione che si stringeva. “Lascia fare a me.”

Andrei trafficò col bottone dei pantaloni dell’altro. “Voglio…” Tutto quanto. Tutto quanto, cazzo. La sua pelle bruciava e gridava; le sue dita pulsavano dal desiderio di muoversi. Saziata quella di sangue, una fame più profonda e oscura si levò dentro di lui, e non era possibile sopprimerla. “Ti prego.” Andrei sedette cavalcioni sul lupo, abbassandogli i pantaloni sulle cosce. “Dimmi cosa ti piace.”

Scoprì l’uccello di Neiran, spesso e coperto di vene. Cazzo. Concentrò lo sguardo su quella deliziosa erezione, la sua vista, acuita dal sangue, totalmente focalizzata, nonostante la stanza buia. “Cristo, sembra potente persino il tuo cazzo.”

Neiran rise. “Vuoi scoprire cosa sa fare?”

Andrei scosse la testa e ruggì per la frustrazione quando l’altro gli impedì di strofinare l’erezione contro la sua. “Voglio scoprire cosa ti fa godere.” Chi poteva dire dove li avrebbe portati questa cosa – sempre se ci sarebbe stato qualcosa, dopo quella notte. Ma Andrei aveva firmato la sua condanna a morte attaccando il proprio fratello, e ora aveva il sangue di lupo nelle vene a dargli energia. Era già una notte spaventosamente strana. Si meritavano entrambi una fetta di incredibile.

“Sei ferito,” mormorò Neiran. “Forse dovremmo andarci piano.”

Andrei ringhiò. Si spinse contro il muro di muscoli che formavano il petto del lupo. Si aggrappò ai suoi pantaloni e tirò forte, esponendo due massicce cosce definite. “Cazzo, sei talmente perfetto che sembri un’opera d’arte.”

“Vuoi dire che sono così vecchio che sembro pietrificato,” fece Neiran ironico, ma Andrei colse l’accenno di tristezza nella risata.

“Sei sexy da morire. E ti risparmio le battute su quanto è dura la pietra.” Andrei fece scorrere la lingua dalla piega nel fianco di Neiran fino a un capezzolo e poi all’altro. Si alzò, studiando la massa solida del capo branco. “Il mio marchio sul tuo collo…” Andrei lo tracciò col dito. “Non ho mai visto niente di più eccitante.”

“Non ho mai…” Neiran scosse la testa e gli infilò le dita nei capelli corti alla base del cranio. “Cristo, sei giovane.” Ma il petto gli si alzava e abbassava, e i muscoli della pancia gli fremevano.

“Mi vuoi.” Andrei scoprì le zanne. “Lo vedo.”

“Non dovrei.” Neiran gli passò le mani lungo la schiena. Un brontolio soddisfatto gli sfuggì dalla gola. “Ma cazzo, sì, ti voglio.”

I muscoli di Andrei erano così tesi per il calore e il desiderio da spezzarsi quasi. Fece scorrere lo sguardo sul corpo di Neiran. Gli tracciò una serie di baci sulle scanalature della pancia e gli piantò le dita nei fianchi. Aveva l’uccello duro che tirava sopra le palle pesanti. “Il tuo sangue è la cosa più straordinaria che abbia mai assaggiato. E ne ho assaggiati tanti. Una volta ho convinto il figlio vergine del nostro mago anziano a farsi mordere, dietro il garage dei vicini. Pensavo che non avrei mai assaggiato niente di più puro o potente.” Una folata di vento nella stanza gli fece scorrere i brividi lungo la schiena. Accarezzò con le mani la pancia contratta di Neiran. “Dio santo, voglio leccarti dalla testa ai piedi. Ma ti voglio così tanto che mi fa male.”

Le labbra di Neiran s’incurvarono in un lieve sorriso. “Cosa aspetti, allora?”

Andrei gli passò una zanna sulla gamba, facendone uscire una piccola linea di sangue. La leccò per chiudere il graffio, succhiando a fondo il sapore potente del sangue del lupo. “Porca puttana, non so se è il tuo sangue o sei tu che mi fai quest’effetto.” Intrecciò le dita di entrambe le mani con quelle di Neiran. “Sto aspettando che tu mi dica cosa desideri. Vecchio.” Poi sorrise, rivolgendo uno sguardo di sfida agli occhi blu e penetranti dell’altro.

Sotto di lui, Neiran sollevò i fianchi. “Bada a come parli. Potrei buttarti giù dal letto.”

Andrei lo spinse di nuovo contro il materasso. “Non lo so. In questo momento ho il sangue di un lupo molto potente che mi scorre nelle vene. Penso di poterti tenere testa.”

Neiran ruggì.

All’improvviso Andrei si ritrovò sulla schiena, sotto cento e passa chili di uomo nudo. “Beh, ti muovi in fretta per essere un vecchio, questo te lo concedo.”

Neiran rise. “Te la faccio passare liscia perché non sei pratico, ma sappi che di solito si deve rispetto all’alfa del branco.”

Andrei sentiva il cuore martellargli nel petto. La testa gli ronzava per il desiderio, per gli effetti del sangue di Neiran e per tanto altro. “È questo che vuoi a letto?” Inarcò la schiena, così che la sua pelle bollente incontrasse quella del lupo. “Vuoi qualcuno che ti tratti con deferenza? Che s’inchini a te?”

Gli mise una mano sulla nuca e lo attirò a sé per baciarlo. Intrecciarono le lingue affamate, mordicchiandosi e leccandosi le labbra a vicenda. Prima di scostarsi, Andrei succhiò via le poche gocce di sangue che erano sgorgate. “O preferiresti qualcuno tuo pari? Qualcuno capace di dare quanto di prendere?”

Neiran gli affondò i denti in quel punto sensibile dove si congiungevano la spalla e il collo, e Andrei rabbrividì. Gli avvolse le mani sui bicipiti e gli fece scorrere le dita lungo le braccia, così muscolose che gli veniva voglia di piantarci le zanne. Neiran gli mordicchiò il fianco e l’addome, finché il calore ustionante della sua bocca sulla sua erezione non gli fece sollevare il bacino dal letto. “Oh, Dio.”

“Chiamami pure Neiran.”

Andrei rise, ma il suono si trasformò in un sibilo quando Neiran tornò a darsi da fare, lavorando le mani e la bocca lungo la sua asta. La suzione, il calore, gli fecero artigliare il materasso. Le gengive gli pulsavano a ritmo col battito del proprio cuore, smaniose di mordere.

Neiran si scostò. Dopo un fruscio e uno schiocco, le mani calde tornarono su Andrei, lubrificandogli l’uccello in tutta la sua lunghezza. Quando Neiran si sollevò sospeso su di lui, le mani che gli premevano sulle spalle, Andrei vide che i suoi occhi blu brillavano nel buio. “Pensi di non poter essere mio pari se ti sottometti a me?” Il cazzo di Neiran sfiorò il suo. “Vuoi sapere quello che voglio?”

Quando la mano dell’altro attaccò a muoversi pigramente su e giù, Andrei poté solo gemere.

Senza smettere di stringerlo, il lupo affondò lentamente sul suo membro. I suoi occhi luminosi incontrarono quelli di Andrei nell’oscurità della camera. “Penso che ora tu abbia la risposta.”

“Cazzo.” Andrei gli fece scorrere le mani sui fianchi, sul petto, e poi sulla schiena. “Cazzo. Sembri… mi sento come se fossi nato per stare dentro di te.” Si chiese se il sangue di lupo non lo avesse reso ubriaco, considerati le parole che gli uscivano dalla bocca e il ronzio che sentiva in testa.

L’unica risposta di Neiran fu schiacciargli le braccia sul letto e chinarsi a baciarlo. Andrei tentò di spingere i fianchi verso l’alto, ma visto il peso e la forza del lupo, non poté fare granché per alterare il ritmo dell’accoppiamento. Neiran ruggì e gli mordicchiò il petto, abbastanza forte da lasciargli un segno.

Compiaciuto, Andrei cercò di nuovo di sollevare i fianchi. Dio, era talmente eccitato che stava uscendo di testa, non riusciva più a pensare. Voleva di più.

Fuochi d’artificio gli esplosero per tutto il corpo. Quando sentì sul mento la pelle rasposa di Neiran, e i suoi denti che riaffondavano nella congiunzione fra la spalla e il collo, trovò difficile continuare a respirare. Stavano vivendo la notte della loro vita, e Neiran lo teneva paralizzato ma formicolante di piacere. Sopraffatto dall’orgasmo in avvicinamento e dalla pressione dei denti dell’altro, Andrei gettò la testa indietro. “Devo assaggiarti di nuovo.”

Neiran si mise a sedere. “Aspetta.”

Andrei gli si spinse dentro con un ruggito. “Ne voglio ancora.” Gli girava la testa. Era tutto sudato. Non sentiva più le ferite, non sentiva più niente eccetto i punti in cui il tocco di Neiran gli bruciava la pelle, e aveva bisogno di perdere la testa con quel sapore inebriante. No. Non era solo una questione di potere.

Portò la mano sul viso di Neiran. “Sono dentro di te. Voglio che anche tu sia dentro di me.”

Neiran lo cavalcò con forza. “Ci sono.” Aveva il respiro affannato e affaticato. “Il mio sangue è già dentro di te.”

“Sì, ma…” Dio santo, era folle. Totalmente folle. Il sangue di Neiran gli accendeva il corpo dall’interno, e cazzo, non era mai stato così avido, ma con quegli occhi blu luminosi che sostenevano i suoi e quelle cosce strette intorno a lui, voleva solo consumare il lupo finché entrambi non si fossero persi nell’oblio. Fece per toccargli la spalla. “Ti prego…”

“Non ancora,” ringhiò Neiran.

Andrei ansimò per respirare. I motivi delle piastrelle del soffitto presero a vorticare. Piantò le dita nelle cosce di Neiran, tutti i muscoli tesi fino allo spasmo. “Mi manca così poco.”

“Aspetta.” Neiran gli prese i polsi e glieli immobilizzò sopra la testa, ondeggiando con forza sul suo uccello. “Aspetta.”

“Ti prego.”

Neiran si chinò. “Mordimi. Adesso.”

Andrei lo morse. Al primo assaggio del sangue inebriante di Neiran, non poté trattenere la valanga. Si bloccarono entrambi mentre Andrei gli veniva nelle viscere, e Neiran schizzava su entrambi i loro corpi. Non emise un gemito mentre beveva, invece Neiran lanciò il più indecente degli ululati.

A quel suono, Andrei non poté trattenere un sorriso. Si scostò e chiuse la ferita, non volendo bere troppo del suo sangue.

Quando gli echi del latrato si furono spenti e Neiran collassò sul letto accanto a lui, Andrei si girò e gli passò una mano fra i capelli sudati. Il cuore continuava a battergli a mille, ignaro che l’azione fosse finita. Aveva così tanti e strani pensieri ad affollargli la mente. Non era sicuro di volergli dare voce. “In realtà, non sono uno che si sottomette volentieri.” Beh, di sicuro non aveva avuto intenzione di dire quello.

Neiran sorrise. “Non ti è piaciuto?”

Di nuovo, il corpo di Andrei si fece caldo. “In realtà sì. Mi hai fatto eccitare talmente tanto che credo che avrei acconsentito a qualunque cosa. Non l’avevo mai fatto così. Sai com’è, sono grande e grosso. Non sono in molti quelli che riuscirebbero a immobilizzarmi.”

Neiran sorrise e gli fece scorrere una mano lungo il fianco. “Eri ferito. Il mio sangue ha effetti miracolosi, specialmente su un vampiro. Volevo accertarmi che ti trattenessi, almeno un po’. La prossima volta – se ci sarà una prossima volta – possiamo discutere dei confini. In realtà è vero che preferisco un pari a letto.”

Andrei strinse gli occhi. “Hai detto ‘su un vampiro’. Come fai a saperlo?”

“Una volta avevo un amante vampiro. Un sacco di tempo fa, quand’ero giovane e stolto. Prima del conflitto.”

Andrei s’irrigidì. “Non ci conosciamo nemmeno. Non so perché, ma questa cosa m’irrita.”

Neiran gli sfiorò l’orecchio con le labbra. “A me ha irritato sentire di quell’altro vampiro che hai morso dietro al garage dei vicini.”

Andrei si voltò verso Neiran, la fronte aggrottata. “Questo legame di sangue fa strani effetti alle volte.” Ma era solo il legame di sangue? O c’era dell’altro? Scrutò i lineamenti del volto di Neiran e non fu certo di volerlo sapere.

“Suppongo di sì.” Neiran lo attirò a sé. “Hai bisogno di riposare per guarire. Rimandiamo a dopo le preoccupazioni.”

 

 

FU UNA delusione, per Neiran, ma non una sorpresa, svegliarsi e trovarsi solo nel letto. Mugolò e borbottò per i dolorini e la stanchezza residua, nonostante avesse dormito una giornata intera. Anche se aveva permesso ad Andrei di rubargli un po’ troppo sangue, e un po’ troppa energia mentre facevano l’amore, non riusciva ad arrabbiarsi. Sapeva che Andrei era giovane e probabilmente confuso. La colpa era solo sua.

Eppure, il suo cuore sprofondò quando con la mano sfiorò le lenzuola ancora tiepide. Aveva mancato di dirgli addio per un soffio.

Delle grida al piano di sotto lo spinsero ad alzarsi dal letto e infilarsi i pantaloni a tempo di record. Suo nipote arrivò di corsa nel corridoio – grazie a Dio di nuovo in forma umana, con indosso una maglietta troppo grande che lo faceva apparire scompigliato e vulnerabile. Neiran gli fece cenno di non fare rumore e lo spinse nella stanza degli ospiti. Quel povero cucciolo aveva già visto abbastanza violenza.

Scese la scala principale. Stagliato sulla porta d’ingresso c’era Andrei, le braccia tese come a impedire l’accesso al vampiro arrabbiato e contuso che stava in piedi sulla soglia. A giudicare dai lineamenti fieri e forti – che sarebbero stati splendidi se non fosse stato per tutti i tagli e i lividi – si trattava del fratello di Andrei. Quello che Andrei aveva battuto.

“Vattene, Nico.”

“Non puoi startene rinchiuso qui per sempre, stronzo. Te la faremo vedere noi.”

“A-ha.” Andrei si grattò svogliatamente il sopracciglio col medio, senza nemmeno spostare il gomito dalla porta. A difesa della casa di Neiran. Incredibile. “E cosa mi farete vedere, esattamente? Come si fa a picchiarti? Perché a guardarti, non mi sembri in forma smagliante. Io sì però.”

Neiran sorrise. Il suo vampiro se ne stava lì fiero e orgoglioso, le spalle dritte e la voce sicura mentre affrontava il proprio fratello. Il suo vampiro? Il cuore gli si strinse. Incrociò lo sguardo di Nico, e sorrise solo per dargli sui nervi. Avanzò a passo deciso e si fermò di fianco ad Andrei. Gli appoggiò una mano in fondo alla schiena, e fu lieto di sentire il peso dell’altro spostarsi contro il proprio palmo.

Il suo vampiro? Forse sì.

“Dovresti dar retta a tuo fratello, Nico. Attaccare un bambino su una proprietà privata è un reato grave. Ti consiglio di tornartene da dove sei venuto, prima che ti denunci al Consiglio.” Neiran non poté trattenere il ringhio. “E ti conviene restarci, o la prossima volta ti uccido con le mie mani.”

La luce del lampione illuminava il viso fratturato di Nico, amplificando la crudeltà della sua espressione. Gli occhi a fessura arpionavano quelli di Andrei. “Sei una merda di traditore, ecco cosa sei!” Il vampiro malconcio scoprì i denti e fece un passo indietro. “Che schifo.” Fece per scendere le scale, ma poi si girò di colpo per sputare rumorosamente ai piedi del fratello, prima di dirigersi verso i cancelli della proprietà.

Andrei scosse la testa, ma il suo corpo si rilassò visibilmente. “E poi sono io quello che fa schifo.”

Neiran scosse la testa. “Mi dispiace che le cose con tuo fratello si siano messe così.”

La pelle sotto la sua mano s’increspò quando Andrei fece un respiro profondo. “Il fratello che credevo di conoscere non avrebbe mai fatto una cosa simile. L’unico problema è che adesso non so cosa mi aspetta a casa. Non so nemmeno se mi conviene tornarci.”

“Allora resta qui.” Neiran tossì. Era come se le parole gli fossero uscite di bocca di propria iniziativa. “Se vuoi.” Scrutò il suo vampiro da capo a piedi. Andrei era senza camicia e sorrideva, un’espressione leggera che gli colpì il cuore.

Poi sollevò le sopracciglia scure, nonostante il sorriso più ampio e un paio di zanne dannatamente sexy che gli spuntavano da un labbro scuro e pieno. “Dici sul serio?”

Neiran gli passò un dito sul volto. Per un momento chiuse gli occhi, e inspirò l’aria frizzante della notte. “Sembravi così… a tuo agio, poco fa. Quando sono sceso dalle scale.”

Proprio in quella, una porta si aprì sull’ingresso principale. Neiran incontrò gli sguardi timidi di tre curiosi membri dello staff, e confermò la loro impressione con un cenno deciso del capo. Strinse più forte la presa su Andrei, il mento sollevato e le labbra strette in una linea sicura. Il significato era chiaro: il vampiro è mio, e voi gli porterete rispetto. “Ho paura però che non sarà facilissimo.”

Sensualmente illuminato dalla luce della luna piena, Andrei lanciò uno sguardo alla casa e si sporse verso Neiran. Le loro labbra s’incastravano alla perfezione, e il bacio fu al tempo stesso nuovo di zecca e curiosamente familiare. “Lo so. E mi piacerebbe un sacco restare,” disse.