«Aveva ragione», disse il medico con voce alterata. «Wissa Sawiris era già morto quando c’è stata l’esplosione. In seguito a un’analisi più approfondita sono emersi ulteriori particolari. Prima di tutto il rigor mortis. Dopo avere analizzato i resti e i loro margini di smembramento, posso dire con sicurezza che la vittima al momento dell’esplosione era già molto rigida. Anche in presenza in una simile onda d’urto, un corpo più rilassato non si sarebbe lacerato in quel modo. Ho studiato anche le foto scattate sull’isola. Tra i segni di bruciatura, le tracce di fuliggine e le schegge di ferro ho notato alcune macchie rossastre che erano già sparite quando i resti ci sono arrivati: livor mortis. Sa come funziona: quando uno è morto, il sangue non circola più e si formano degli ematomi sottocutanei.»
«Quindi?»
«Le foto sono state scattate sabato a mezzogiorno. È evidente che gli stravasi avevano raggiunto il massimo grado di intensità, uno stadio che sopraggiunge circa dodici ore dopo la morte. Faccia lei i conti: il ragazzo è morto la sera prima, intorno a mezzanotte.»
Nella testa di Erwan si affacciò una prima ipotesi. Nel corso della loro «caccia all’uomo» le Volpi avevano maltrattato troppo Wissa, e il ragazzo era morto. Poteva trattarsi di omicidio colposo: era caduto sbattendo contro una roccia, aveva avuto una crisi cardiaca eccetera. Gli aggressori erano andati nel panico. Avevano preso uno Zodiac dal molo e fatto rotta verso Sirling. Nascondere il cadavere nel tobruk era sembrata loro una buona idea: non avrebbero dovuto seppellirlo. Il corpo sarebbe stato scoperto soltanto dopo qualche tempo. A meno che un missile non lo avesse riesumato il giorno dopo...
«C’è un’altra cosa...» proseguì Clemente, che ormai aveva perduto del tutto la propria arroganza. «Ho notato due tipi di ferite. Quelle che non hanno sanguinato, sopravvenute dopo il decesso, e altre che invece hanno sanguinato. Wissa è stato seviziato e mutilato mentre era ancora in vita.»
L’ipotesi dell’incidente non reggeva più. Erwan fu costretto a prendere in considerazione una versione assai più inquietante: alcune Volpi si erano scatenate sulla loro vittima. «Secondo lei qual è la causa della morte?»
«Difficile stabilirlo, ma di sicuro ha subito violenze tremende. Lesioni, tagli, mutilazioni.»
Alla fine suo padre ci aveva visto giusto: era davvero lui l’uomo adatto per quel caso. Quando si scatenavano le peggiori pulsioni omicide, Erwan veniva chiamato per raccogliere i cocci. Pensò istintivamente ai genitori del ragazzo. Chi avrebbe dato loro la notizia?
«Cosa sa dirmi sul modus operandi dell’assassino, o degli assassini?»
«Per ora nulla, ma analizzerò ogni lesione e cercherò per così dire di ricostruirne la storia. Chiunque sia stato è un vero macellaio. Ho anche richiesto delle analisi tossicologiche e un esame anatomopatologico su quanto resta degli organi interni. Non si sa mai.»
Clemente dava l’impressione di essere molto più motivato di quanto non fosse la prima volta che si erano visti.
Erwan stava per riagganciare quando il medico aggiunse: «C’è un’altra cosa, un particolare piuttosto strano... È stato rapato a zero.»
«Ne è certo?»
«Quasi.»
«Non potrebbe essere una conseguenza dell’esplosione o del fuoco?»
«No. Sono ben visibili i segni di un rasoio. Forse faceva parte del rituale.»
«Perché parla di rituale?»
«Era tanto per dire...»
Erwan pensò piuttosto a una delle prove riservate alle matricole. Si sarebbe informato. «Okay», concluse. «Si faccia sentire se ha qualche novità.»
«E con gli altri come mi devo comportare?»
«Quali altri?»
«Gli ufficiali di Kaerverec, i periti dell’esercito che mi telefonano ogni due ore per sapere a che punto sono.»
«Le hanno chiesto un’autopsia approfondita?»
«No, ma devo trasmettere anche a loro il mio referto. È la procedura.»
«Entro quando? Ce la fa a rimandare fino a domani mattina?»
«Non oltre.»
«Allora ne riparliamo domani.»
Erwan riappese, eccitato e preoccupato allo stesso tempo. Non sapeva ancora come avrebbe utilizzato quelle informazioni né in che modo avrebbe sfruttato le poche ore di vantaggio a sua disposizione. Telefonò a Kripo. La perquisizione della stanza di Wissa era terminata: nessun risultato.
Lo aggiornò sulla situazione. Il suo vice non ebbe alcuna reazione. Dopo venticinque anni di servizio anche ai suonatori di liuto viene la pellaccia dura.
«Cosa raccontiamo ai marmittoni?»
«Per ora nulla. Li interroghiamo come se non sapessimo ancora niente.»
«Ti sei già fatto qualche idea?»
«O Wissa è stato vittima di un linciaggio, oppure la sua morte non c’entra nulla con l’iniziazione delle matricole. Magari l’hanno torturato per altri motivi e hanno sfruttato l’occasione per confondere le tracce.»
Mentre parlava, si diresse vero le pareti ricoperte di foto di Rafale e di EOPAN che avevano ottenuto il loro «paio d’ali». Alcune mensole alloggiavano coppe e coccarde.
«Se Archambault ha assistito all’autopsia», osservò Kripo, «sarà al corrente, no?»
«Me n’ero dimenticato. Chiamalo e digli di tenere la bocca chiusa.»
«Altro?»
Erwan osservò i volti dei piloti diplomati, il sorriso dei sogni a portata di cielo. «No. Contatta Verny. Che passi al setaccio gli schedari delle gendarmerie e delle stazioni di polizia giudiziaria di tutta la Bretagna alla ricerca di casi di morte violenta con mutilazioni.»
«Farà sicuramente delle storie. È ancora convinto che questa faccenda abbia a che fare con il nonnismo.»
«Sii evasivo. Voglio che controlli in tutte le prigioni e gli istituti psichiatrici della Francia occidentale. Non possiamo escludere che in zona uno psicopatico sia stato liberato o sia evaso.»
«Del genere lupo mannaro?»
«Non fare il cretino. Clemente scriverà un referto di quelli che non ci è capitato di leggere molto spesso. Ora tocca a noi due con gli EOPAN. Preparami un misto di Ratti e Volpi. Cominceremo dalle matricole e poi passeremo agli studenti degli altri anni. I miei li riceverò nella stanza dove ho interrogato il pilota.»
«A proposito, com’è andata con lui?»
«Cosa c’è di più idiota di un soldato che marcia? Un soldato che vola.»