124.

Nella sua camera, Morvan stava verificando a computer le operazioni effettuate on-line da Loïc. Quasi metà della sua quota aveva già trovato un acquirente. Preferiva non guardare i prezzi. Del resto, non aveva mai saputo di preciso quanto valessero le azioni. Ma di una cosa era certo: i suoi soldi colavano come sangue su un campo di battaglia. La Coltano. Le sue terre. I suoi minerali...

In sovraimpressione gli scorrevano davanti agli occhi gli episodi della caotica vita della figlia. Le sue porcherie ripugnanti. Il maldestro tentativo di distruggerlo. La caduta libera attraverso le foglie autunnali. L’aggressione al Sainte-Anne...

Com’era stato possibile arrivare a tanto?

Era disposto a perdere quanto restava della fortuna che aveva accumulato per rimediare a quell’errore. Nel naufragio della sua vita criminale contava soltanto una cosa: la responsabilità paterna. Nessuno l’aveva mai capito, e la cosa lo rendeva particolarmente orgoglioso: la missione sarebbe dovuta restare segreta, invisibile, onnipotente...

Conosceva soltanto un altro uomo come lui, un bruto che non aveva mai smesso di mettersi in gioco per un’unica ragione: la felicità dei propri figli. Il Condottiero. Morvan lo aveva chiamato per spiegargli la situazione: nessuna esitazione. Anche Montefiori stava senza dubbio svendendo le azioni attraverso la Heemecht. Due vecchi farabutti che avevano deciso di rovinarsi con le loro stesse mani al crepuscolo della vita.

La porta si aprì di colpo: Maggie, tutta ossa e occhi.

«Dobbiamo parlare.»

Tutti pensavano che Maggie vivesse nel terrore. Sia lui sia lei però sapevano che non era così. La paura delle botte naturalmente c’era. Ma le vere minacce non provenivano da dove si credeva.

«Come se non avessi già abbastanza problemi...» brontolò Morvan.

«Appunto. Questa storia è durata abbastanza.»

Chiuse lentamente la porta. Indossava una delle sue tenute ridicole: tunica color malva, jeans sformati, ciondoli di tutti i tipi.

«Erwan continua a farmi domande su Lontano. Finirà per scoprire qualcosa.»

«È quello che vuole l’assassino.»

«Mi ha chiesto anche di Pernaud.»

«Per le chiamate?»

«Tu cosa dici? Questa volta hai esagerato!»

«O così o il nostro passato sbattuto in prima pagina sui giornali.»

Maggie sospirò. Non provava compassione per i morti, non temeva il killer che minacciava la loro famiglia né i generali africani che li volevano fare a pezzi. L’unica sua paura era che qualcuno scoprisse la verità su loro due. «Chi è l’assassino?»

«Non ne ho la più pallida idea.»

«Perché imita l’Uomo Chiodo?»

«Perché lo venera e anche perché lo vuole vendicare.»

«Vendicarlo? E chi vorrebbe colpire?»

«Me. Te.»

Lei fece qualche passo nella stanza, accompagnata da un confuso rumore di chincaglieria.

«Erwan lo troverà prima che venga fuori un macello.»

«Dov’è adesso?»

«Non lo so. Mi evita.»

Maggie gli rivolse un sorriso duro. Le sue labbra sottili ricordavano un laccio strangolatore. «Sei proprio cambiato.»

Come per trovare un diversivo, Morvan indicò lo schermo acceso davanti a sé. «Il nostro patrimonio sta per accusare un tracollo. Puoi ringraziare tua figlia.»

«Me ne frego dei soldi.»

«Perché li hai sempre avuti.»

«Abbiamo fatto un patto col diavolo», sussurrò lei. «A essere in gioco è la nostra anima, non i nostri quattrini.»

Questa volta fu lui a sorridere. «È la stessa cosa. La nostra anima sono i nostri figli, e voglio lasciare loro abbastanza perché non si debbano preoccupare di niente.»

«Hai previsto tutto, no?»

«Parlo arabo o cosa? Ti dico che il patrimonio...»

«Risolverai anche questo, come sempre. Ci sono i nuovi giacimenti.» Con voce dolce Maggie citò Baudelaire: «“Tu m’hai dato il tuo fango, e io ne ho fatto oro...”».

La moglie gli sembrava sempre più assente.

«C’è anche il problema di Sofia», riprese lui per riportarla alla realtà. «Ha scoperto del matrimonio combinato. Vuole farci la pelle, a me e a Giovanni.»

«Si calmerà. È una donna ragionevole.»

Per qualche oscuro motivo Maggie dava sempre ragione all’italiana.

«Nel frattempo, credo che sia abbastanza perfida da...»

«Prima di tutto risolvi il problema con Erwan.» Andò verso la porta e ritornò alla carica. «Altrimenti gli parlerò io.»

«Mi avevi promesso...»

Con la mano sulla maniglia, Maggie gli lanciò uno sguardo carico di disprezzo. «Promesse tra noi, tesoro?»

Morvan stava per risponderle quando il telex dello stato maggiore cominciò a vibrare. Istintivamente lanciò un’occhiata al verbale, memorizzando l’ora di emissione: 19.10. Prese il foglio e lo lesse con maggior attenzione.

«Cos’è?» chiese la moglie avvicinandosi.

«Potrebbe essere la soluzione a tutti i nostri problemi.»