Quando la porta si aprì, i piccoli cilindri di metallo sopra il battente modularono la loro melodia, interrompendo il sonnacchioso silenzio pomeridiano della libreria.
L’uomo in divisa entrò e strizzò gli occhi per abituarli alla penombra. Dietro il banco non c’era nessuno, e lui si guardò attorno. Vicino a uno degli scaffali, in bilico su uno sgabello, una donna molto anziana si allungava sforzandosi di infilare un volume in mezzo agli altri, sul ripiano più alto.
Temendo di spaventarla, lui attese un attimo; poi riaprì e richiuse la porta, in modo che quella specie di carillon suonasse ancora.
La vecchia si bloccò in precario equilibrio, ruotò la testa e salutò:
«Buonasera, desidera?».
«Salve, signora. Lavora in questo posto una ragazza che si chiama Ada?»
La donna stava per rispondere, fissò il libro che aveva in mano, poi lo scaffale, poi di nuovo il tipo in divisa. «Sarebbe così gentile da aiutarmi? Fatico a stendere bene il braccio.»
Lui annuì, cortese. «Certo, dia a me.»
L’anziana scese dallo sgabello con estrema lentezza e indicò il punto in cui andava sistemato il volume. «Dovrebbe metterlo proprio lì, tra quello azzurro e quei due rossi. Vede?»
L’uomo eseguì il compito, quindi si pulì dalla polvere e si rassettò la giacca.
La vecchia sospirò. «Ha ragione, è sporco là sopra. Il problema è che io non ci arrivo, e la persona che lavorava con me… Ma che bella divisa! È un militare, lei?»
Il visitatore scosse il capo. Era alto, di corporatura massiccia, sulla trentina. Aveva i capelli pettinati all’indietro e un paio di folti baffi. «No, signora. Sono un poliziotto, in servizio nella Capitale. Sono qui in visita.»
La donna continuava a sorridergli, soave. Aveva una candida chioma raccolta in un’antiquata acconciatura e gli occhi di un azzurro un po’ opaco che comunque spiccavano in mezzo al reticolo di rughe che le segnava il viso. «Ah, Roma! È la città più illustrata di sempre. Vuole sfogliare qualche bella guida che la raffigura nella seconda metà del secolo scorso? Sono disegni meravigliosi, se ha un po’ di pazienza, glieli mostro.»
Il poliziotto scosse il capo con decisione:
«Per carità, ne ho abbastanza di Roma, mi creda. Quel caos mi opprime. Io sono di un paese della provincia di Salerno, e quando posso ci torno di corsa».
La signora rise. «Be’, da queste parti non è che stiamo meglio, quanto a caos non ci batte nessuno. Allora, che pubblicazioni le interessano? Ne abbiamo di ogni genere.»
«No, grazie, volevo solo sapere di Ada.»
La vecchia corrugò la fronte. «Ah, la commessa. Be’, poteva dirlo subito, così non perdevamo le ore con tutti quei discorsi su Roma e le illustrazioni d’epoca.»
L’uomo sbatté le palpebre, confuso. «Ma appena sono entrato, ho… Vabbè, non importa. Mi perdoni, signora, Ada lavora qui?»
Ora la donna celava a fatica la diffidenza. «E che vuole la polizia da lei?»
L’uomo sembrò ancora più spiazzato. «La polizia? No, no, ha capito male. Non la disturbo in qualità di pubblico ufficiale, io sono…»
Lei lo interruppe:
«Guardi, a me le tresche non interessano, sono una persona seria, e lo è anche questa attività. Io e il mio povero marito, pace all’anima sua, l’abbiamo avviata da giovani per l’amore che avevamo per le edizioni di pregio. Abbiamo una clientela selezionata di collezionisti, gente perbene. La ragazza ha lavorato per pochissimo. Lei è il fidanzato?».
Il poliziotto si fece attento. «Per pochissimo? E mi scusi, da quando non viene più?»
L’anziana tacque per qualche attimo, scrutandolo con aria accigliata. Poi rispose, secca:
«La prego di andarsene. Se non è qui in qualità di pubblico ufficiale, non le darò alcuna informazione. Buonasera».
Lui sospirò, mettendosi una mano sul petto. «Signora, le assicuro che non ho cattive intenzioni, e non sono il fidanzato. Ada è mia sorella, e siccome è da qualche giorno che non la sentiamo e a casa sua non c’è, i miei sono preoccupati. Solo questo.»
«Ah, ma perché non si è presentato? Sua sorella è la migliore commessa che abbia mai avuto, è davvero in gamba, ha un talento naturale! Dov’è adesso? Manca da quasi una settimana, forse è malata? Sa, ha le copie delle chiavi del negozio, e a me non piace che siano in giro.»
Il poliziotto si passò una mano sul volto. La conversazione con quella svampita era impossibile, e la notizia che Ada era sparita da giorni lo angosciava. «No, signora, purtroppo non ho idea di dove sia. Le coinquiline mi hanno riferito soltanto che una mattina non c’era più in casa, ma siccome ognuna bada agli affari suoi, non si sono stupite. All’università non registrano le presenze, quindi ignoro se sia andata a lezione. Speravo che lei potesse aiutarmi, e invece non la vede da un po’…»
«Non ha nemmeno ritirato la paga» mormorò la donna, pensosa. «Che strano. Anzi, forse può dargliela lei.»
L’altro sorrise, teso. «Ricorda se l’ha vista con qualcuno o se ha avuto una lite, una discussione, qualche screzio, magari con un cliente o un fornitore?»
La vecchia rifletté a lungo, tanto che l’uomo si chiese se avesse compreso la domanda. Poi rispose:
«Ho bisogno di queste ragazze per riposare il pomeriggio. Alla mia età è faticoso stare dietro al banco, soprattutto perché, con decenza parlando, necessito spesso del bagno, e qua non è molto comodo. Loro restano poco, perché io posso pagare poco. Trovano di meglio e se ne vanno. Ada mi sembra diversa, è giudiziosa, non ha grilli per la testa». Dopo una lunga pausa, quando il poliziotto ormai disperava di ricevere altre informazioni, riprese:
«Di solito non succede che mi trattenga in libreria con una commessa. Perciò non rammento di discussioni o litigi, anche se mi pare strano e, poi, noi trattiamo volumi antichi, mica gioielli rubati o merce di contrabbando. Inoltre Ada, ma lei la conosce meglio di me, è molto dolce. Non me la immagino a bisticciare con qualcuno».
L’uomo annuì, con una smorfia. Era sul punto di congedarsi, quando la vecchia aggiunse:
«Però, se può esserle utile, qualcuno è venuto a cercarla proprio il giorno dopo che l’ho vista per l’ultima volta».
Il poliziotto ebbe un moto di sorpresa. «Qualcuno? E chi?»
La bocca della donna si piegò in un’espressione di disgusto. «Un motociclista.»
«E ha detto qualcosa?»
«Certo, altrimenti come avrei saputo che cercava sua sorella?»
L’uomo si morse un labbro sforzandosi di mantenere il controllo. «E che le ha detto, signora?»
«Se per caso c’era Ada, quella della provincia di Salerno. Io ho risposto di no. Lui mi è sembrato infastidito. Poi, senza neanche presentarsi, se n’è ripartito con la motocicletta. Io li odio, quegli affari. Sono rumorosissimi, e lasciano in strada una puzza infernale.»
Il poliziotto rifletté per qualche istante. Un motociclista. Il giorno successivo a quello in cui Ada aveva smesso di andare al negozio. Ringraziò la donna. «Per favore, nel caso ricordasse altro, la supplico di appuntarselo. Io ripasserò, se non riesco a rintracciare mia sorella.»
La vecchia gli sorrise. «Sì, e per favore le chieda di restituirmi le chiavi. Per sostituirla con un’altra commessa devo provvedere ai duplicati, ma non posso farlo, se sono impegnata qui perché non ho una commessa. Capisce che situazione bizzarra?»