XXI

Si videro quella sera stessa da Viola. Conoscendo la terribile invadenza della madre della ragazza, che abitava al piano di sopra, per ragioni di riservatezza Sara avrebbe preferito un’anonima pizzeria, ma il piccolo Massimiliano aveva qualche linea di febbre e l’apprensivo Pardo si rifiutò di portarlo fuori.

All’apparenza Rosaria, la mamma di Viola, sembrava una persona normale; una cinquantenne molto curata, vedova ma per nulla aliena ai rapporti sociali e fin troppo attenta alla vita dell’unica figlia. In realtà era una vera arpia, indiscreta e aggressiva, pettegola e manipolatrice; le rare volte che Sara l’aveva incrociata, ci aveva messo un secondo a comprenderne la vera indole, e da parte sua la donna non aveva nascosto la diffidenza e il fastidio nel dover condividere il nipote con una che neanche si tingeva i capelli. A onor del vero, Rosaria e Sara non avevano in comune nient’altro che vocali e consonanti.

Imbattersi in quella calamità non era la migliore delle prospettive, soprattutto se c’era da elaborare un piano d’azione, ma l’apprensione di Davide per la salute del bimbo era tale da rendere l’ispettore insopportabile. Quindi non c’era stata scelta.

Quando ebbe riassunto, su richiesta di Sara, la storia di Fusco, avevano ormai finito di mangiare e il bimbo si era addormentato nella sua culla, che continuava a ondeggiare sospinta dall’instancabile mano del poliziotto.

Era curioso constatare quanto l’istinto materno fosse radicato in quell’uomo irsuto e pessimista, mentre scarseggiava nella ragazza dalla sconfinata dolcezza che aveva partorito Massimiliano: nell’accudire il bambino, i due sembravano complementari.

Viola disse:

«Se ho capito bene, siamo di fronte a un cold case che risale a circa trent’anni fa, e a un’inchiesta che si è conclusa con un buco nell’acqua. Un poliziotto, esperto e caparbio, ossessionato dall’omicidio della sorella, ha continuato a investigare, ma a sua volta non ha scoperto niente. Ora mi spiegate come possiamo venirne a capo noi, senza un minimo indizio e dopo così tanto tempo?».

Pardo riuscì nell’impresa di urlare bisbigliando per non svegliare Massimiliano:

«E che c’entra? Solo perché qualcuno ci ha provato e non c’è riuscito dovremmo lasciare che quella ragazza venga dimenticata? Poi Fusco è stato chiaro: l’indagine all’epoca fu frettolosa e superficiale; e lui era troppo coinvolto per valutare le cose col giusto distacco».

Sara annuì. «In parte hai ragione, Viola. Non sarà semplice. Ma anche Pardo non ha torto. Ci sono un paio di elementi di cui tenere conto.»

La ragazza si sporse in avanti, concentrata. «Cioè?»

«Primo: noi possiamo sfruttare canali non ufficiali. Ci sono informazioni che adesso sono molto più accessibili rispetto a trent’anni fa, grazie a internet, social network e archivi digitali. Oggi, moltissimi casi insoluti vengono risolti utilizzando mezzi non disponibili in passato. Secondo: noi possiamo scomodare chi dispone di dati riservati, che sono fuori dalla portata del povero Fusco.»

Pardo sorrise, con ampi gesti d’assenso. «Per esempio, i tuoi misteriosi ex colleghi, Morozzi. Speravo che li avresti tirati in ballo.»

Sara fece una smorfia. «Non ho detto questo, ma di certo è una carta che possiamo giocarci. Terzo: non trascurate l’aspetto più rilevante, ovvero come siamo stati coinvolti in questa vicenda.»

Viola concluse il ragionamento:

«Antonino Lombardo».

«Esatto. Questa è la novità. Aveva qualcosa da comunicare a Fusco, e a quanto pare se l’è portata nella tomba. Ma forse, e sottolineo forse, indagando su di lui e i suoi trascorsi più o meno recenti, possiamo ricostruire di che si trattava. Insomma, dobbiamo partire da Lombardo.»

Pardo si rivolse a Sara, in tono serio:

«Morozzi, voglio ringraziarti. So che ti sei presa a cuore questa faccenda per me, per liberarmi dal senso di colpa di aver sottovalutato l’urgenza e l’importanza della richiesta di Fusco. Dovrò davvero sdebitarmi».

Viola studiava l’indecifrabile espressione di Sara. «Sei sicuro, Davide? Secondo me c’è di più. Da quando ci hai raccontato del primo incontro con Fusco, ho notato le antenne della nostra amica drizzarsi. Non sono una maga come lei a leggere nella mente delle persone senza che nemmeno aprano la bocca, ma il sesto senso ce l’ho pure io.»

Sara ammiccò. «Brava. Appena ho sentito il nome di Lombardo, ammetto che è saltato fuori un vecchio ricordo: fatico a mettere a fuoco, e questo mi provoca un certo disagio. Insomma, voglio vederci chiaro. E comunque, le parole di Fusco mi hanno turbato. Quella ragazza è stata uccisa da qualcuno che non ha mai pagato, e questo non posso accettarlo. Per te non è lo stesso?»

Viola si strinse nelle spalle. «Be’, certo che sì. Poi, anche se non esercito, sono pur sempre una “fotoreporter”, e i delitti insoluti li odio. Ma c’è una questione che vorrei chiarire: perché siamo così sicuri che Lombardo sia collegato al delitto di Ada? Non può essere che la sua richiesta riguardasse altro? Del resto in trent’anni Fusco si sarà occupato di centinaia di crimini.»

Pardo scosse il capo. «No, lo escludo. Angelo è un segugio, avrà verificato subito se Lombardo era implicato in qualche vecchia inchiesta e non avrà trovato niente. Inoltre è in pensione da anni, e un detenuto non manda a chiamare uno sbirro malato, ormai in congedo, se non per motivi strettamente personali. E Fusco, in tutta la vita, di personale non ha avuto altro che questo brutto incubo della sorella.»

Sara parlò quasi tra sé:

«Sì, anche secondo me il colloquio chiesto da Lombardo c’entra con la morte di Ada. E c’è un ulteriore particolare che lo conferma: la ragazza e Fusco non hanno lo stesso cognome, essendo figli di padri diversi. È impossibile associarli per caso o per deduzione logica. Lombardo doveva essere al corrente del legame di sangue tra i due».

Viola schioccò la lingua, come sempre quand’era perplessa:

«Non sono convintissima, ma sto diventando scema a furia di preparare pappine. Allora, come procediamo?».

Sara accennò un sorriso. «Dobbiamo concentrarci su Lombardo. Tu, Viola, scava nel passato. Proviamo a scoprire chi era, dove abitava, quali erano i suoi parenti, le circostanze del suo arresto. Controlla in Rete, senti se qualche tuo ex collega della cronaca ricorda niente.»

La ragazza abbozzò un saluto militare.

Sara si rivolse a Pardo:

«Tu, ispettore, scava nel presente. È arrivato il momento di contattare il prete; cerca di sapere con chi era stato in cella Lombardo, quali erano le sue amicizie, se riceveva visite, e da chi. Insomma, tutto quello che potrebbe illuminarci sul perché un uomo che sta morendo vuole incontrarne un altro che non sta molto meglio di lui».

Pardo confermò col capo. Non aveva mai smesso di cullare Massimiliano. «E tu, Morozzi, come ti muovi nel frattempo?» domandò in un sussurro,

Sara osservò il buio oltre la finestra. «Come sempre, scaverò in ciò che non si vede.»