Pardo aveva concordato con Sara di controllare il circondario prima della visita alla vedova di Virgilio Maddalena. Sapeva che quella era una sua piccola fissazione da poliziotto, ma bussare impreparati alla porta della donna, che magari disponeva di amicizie nelle alte sfere, e poteva allertare chissà chi, risultava rischioso. Avevano una sola occasione e nessuna autorità ufficiale; la signora avrebbe potuto benissimo sbatterli fuori e tenere la bocca cucita. Era meglio sentire i vicini di casa e i negozianti di zona per capire che genere di persona fosse: magari saltava fuori un appiglio, da sfruttare per stabilire un contatto.
Sara lo aveva ascoltato, impassibile; poi aveva alzato le spalle e gli aveva concesso mezza mattinata per informarsi in maniera discreta, stando attento a non insospettire la vedova e a non perdere così l’effetto sorpresa. Il tempo stringeva. In realtà la donna era in preda ad altre preoccupazioni. Aveva trascorso un’altra notte nell’archivio di Massimiliano, alla ricerca di dati sensibili sul defunto magistrato: e per l’ennesima volta era stato un buco nell’acqua.
L’assenza di un dossier su Maddalena era ancora più inquietante della mancanza di notizie su Lombardo. Se il rapporto con l’ex cancelliere poteva anche non riguardare il lavoro ed essere di carattere personale – ipotesi tanto improbabile da rasentare l’impossibilità – era però da escludersi in modo assoluto che al magistrato, ben noto ai tempi in cui Massimiliano era in prima linea e anche dopo la fondazione dell’unità, non fosse riservata una corposa documentazione. Sara aveva immaginato di trovare una sezione grande quanto un intero scaffale, montagne di carte da spulciare per ore, alla ricerca di eventuali collegamenti tra il PM e Lombardo, e invece non era emerso nulla di nulla.
Ormai era chiaro che Massimiliano aveva eliminato tutto ciò che riguardava i due; la circostanza confermava che tra loro ci fosse una connessione.
L’intreccio che univa un magistrato un tempo sulla breccia, un funzionario del tribunale caduto in rovina e il capo di una struttura segretissima dei Servizi, tutti e tre scomparsi e consegnati al silenzio dell’oblio, la sconvolgeva. Non riusciva a individuare una sola ragione per cui il suo uomo, che aveva una devozione totale per quel lavoro, ed era scrupoloso ai limiti del maniacale nel catalogare prove e riscontri di ogni evento riferibile alla sua attività, avrebbe occultato simili informazioni. Massimiliano era acuto, meticoloso, incorruttibile. Ed era sempre stato sincero con lei, in particolare quando, negli ultimi anni, rievocare il passato era l’unico conforto nelle lunghe conversazioni che avevano tra un ciclo di terapie e l’altro.
La casualità che l’aveva spinta a indagare, la disperazione di Fusco ormai prossimo alla morte avevano contribuito a mostrarle l’esistenza di un velo che avvolgeva la memoria del suo compagno. E Sara era certa che non avrebbe avuto pace, se non avesse scoperto cosa c’era sotto.
Dunque aveva permesso a Pardo di fare qualche domanda in giro nel quartiere altolocato in cui risiedeva Gisella Maddalena. Non voleva correre il rischio di imbattersi in un ostacolo imprevisto. Anche se, per quanto fosse restia ad ammetterlo, l’ispettore conosceva il proprio mestiere, e avrebbe architettato un modo per convincere la vedova a riceverli.
Davide optò per un approccio professionale. L’esperienza gli aveva insegnato che in zone come quella regnava la diffidenza rispetto alla capacità delle forze dell’ordine di sorvegliare i patrimoni con misure adeguate. Fosse stato per gli anziani, ricchi abitanti di quelle vie eleganti e pulite, ogni singola pattuglia della polizia e l’intero corpo dei carabinieri avrebbero dovuto effettuare perenni ronde sul posto, e scongiurare che i sanguinari predoni delle periferie approfittassero della recente apertura di nuove linee della metropolitana per invadere le loro case e derubarli di tutto. Sempre per esperienza poteva affermare che in quelle strade decorose il numero di malviventi era identico alle altre parti della città. Ma aveva anche imparato che era inutile ribadire una simile ovvietà: lì nessuno gli avrebbe dato credito. Si poteva, però, sfruttare quella stessa paura ed esibire il tesserino in giro per fingere di essere impegnati in un’azione a tutela della pubblica sicurezza.
Pardo sentì un paio di commessi di negozio, un edicolante e due baristi, poi si recò dal custode dello stabile in cui era domiciliata la vedova.
Il portinaio era piuttosto vecchio e incolore, per certi versi simile all’androne che costituiva il suo habitat. Emerse a fatica da una minuscola guardiola, gli occhi miopi e sospettosi su un sorriso falso.
Pardo si qualificò e lo avvertì che stava conducendo un’indagine informale nei paraggi. Chiese chi abitava nel palazzo, ottenendo dall’uomo, che si chiamava Giuseppe Cavallaro, una sommaria descrizione degli inquilini.
«Ispetto’, sono quasi tutti anziani. Famiglie ce ne stanno poche, i figli non li vuole più nessuno.»
Pardo finse di prendere nota su un taccuino:
«E c’è qualcuno che vive solo? Sapete, sono i soggetti più esposti a truffe, furti e rapine».
Cavallaro si grattò il mento. «Be’, al primo piano c’è il cavalier Ronconi, ma è sempre murato in casa e non apre a nessuno. E la signora Bortolotti al terzo, però è molto spesso in compagnia delle figlie, fanno a gara perché vogliono entrambe l’appartamento. Comunque, secondo me la signora le seppellisce tutt’e due, sta una bellezza.»
Davide, che non brillava per la sua pazienza, sbuffò:
«Cavalla’, vi ho rivolto una domanda precisa, se qua c’è qualcuno che vive da solo. Non mi interessano i pettegolezzi piano per piano».
L’uomo si mise sull’attenti, assumendo un buffa postura:
«Scusatemi, ispetto’. Be’, proprio da solo non mi risulta. Forse il Ronconi… Ah, ci sarebbe pure la vedova Maddalena, all’ultimo piano. Ma la escludo perché Anjali, la domestica indiana, vive con lei. Ispetto’, non penso che la signora corra dei rischi».
Pardo era attentissimo:
«Ah, no? E invece sì, Cavallaro. E voi che siete il custode dovreste saperlo che è proprio l’ultimo piano il più insidioso, perché i ladri o i truffatori possono agire tranquilli senza preoccuparsi della gente di passaggio. Raccontatemi di questa…» S’interruppe fingendo di scorrere gli appunti. «… signora Maddalena. E qual è il cognome?»
Il custode ci cascò con tutte le scarpe:
«Ah, no, ispetto’, è Maddalena il cognome. Si chiama Gisella, ed è la vedova di un magistrato, il dottor Virgilio, che ci ha lasciati l’anno scorso. Un gran signore, piuttosto vecchio. Era in pensione e se n’è andato nel sonno, pace all’anima sua. Però un bel modo di morire, secondo me il migliore. Non è così?».
Pardo lo fissò, duro:
«Ci vogliamo perdere in chiacchiere su come è meglio trapassare, Cavallaro? La signora sta all’ultimo piano, quindi, come vi ripeto, è a rischio. Parlatemi di lei».
L’altro annuì. «Che donna, ispetto’. Che donna. Molto cortese, sempre disponibile a dare una mancia quando capita qualche lavoretto… Sono qua da trent’anni lei e il marito, io ero ragazzo e avevo appena preso servizio nel palazzo. Niente figli, erano inseparabili. Da quando è vedova, è riservatissima, non riceve visite, quindi non credo sia in pericolo.»
Davide ruggì:
«Cavalla’, permettete che giudichi chi ne capisce. Per esempio, di recente ricordate qualcosa da segnalare che potrebbe porre a repentaglio l’incolumità della signora?».
L’idea di Pardo era semplice: un qualsiasi episodio riconducibile all’attività di polizia avrebbe giustificato una visita formale alla vedova, fingendo si trattasse di un’indagine che in qualche modo la riguardava. Così avrebbe potuto portare con sé Sara e mettere le due donne una di fronte all’altra.
Il custode corrugò la fronte. «No, ispetto’, qui nello stabile non è capitato proprio un bel niente.»
Pardo sospirò, e proprio mentre stava considerando un’alternativa, Giuseppe riprese:
«Cioè nello stabile, no, ma qua fuori sì».
«E che è successo?»
«La signora porta fuori il cane, Babù, una barboncina decrepita. Ci pensa lei, perché non si fida di nessuno. E proprio ieri l’ha avvicinata un ragazzo, vicino a quell’aiuola là di fronte. Io ho visto tutto. A essere sinceri, ispetto’, non mi pareva che tenesse brutte intenzioni. L’avevo già notato perché era seduto su una panchina all’ombra, tirava un vento fresco molto fastidioso e io mi ero riparato in guardiola. All’improvviso ho sentito un urlo terribile, come quello di una sirena. Sono corso fuori, ed era proprio la signora Maddalena.»
Davide era attentissimo:
«Cioè, la signora gridava? Il ragazzo l’aveva aggredita o aveva cercato di derubarla?».
L’uomo si strinse nelle spalle:
«Ispetto’, per la verità a me non sembrava. Certo, la vedova strillava come un’ossessa, ma non credo che fosse troppo spaventata».
«E dopo?»
Giuseppe allargò le braccia:
«Dopo c’è stato un fatto ancora più insolito. Il ragazzo, che era più meravigliato di me, le ha sputato in faccia. Proprio così, puh, con disgusto. Certo, un bruttissimo gesto, non lo nego, ma quel grido… entrava nel cervello, ispetto’. Davvero fastidioso. Lui ha sputato, e la sirena si è interrotta. Quindi ha girato sui tacchi e si è allontanato, senza nemmeno correre. E non potete immaginare la signora…».
Pardo grugnì:
«E allora, Cavalla’?».
L’altro sorrise, come se fosse sul punto di recitare il finale di una barzelletta:
«Si è asciugata la faccia e ha ripreso a passeggiare col cane. Poi è rientrata, mi ha salutato ed è andata all’ascensore. Così, come niente fosse, senza un commento. Non è strano, ispetto’?».
«Certo che lo è. E siete sicuro che non era un tentativo di truffa o rapina?»
L’uomo scosse il capo:
«Ne sono certo. Il giovane non aveva l’aria furtiva, era come se… aspettasse la signora. Come se ci volesse parlare, insomma. E se devo dirvi la mia, ma ho visto la scena da lontano, non aveva l’aspetto del delinquente. Dopo tanti anni di questo mestiere, uno ci fa l’occhio».
Nella testa di Pardo continuava a frullare un’idea. Poi, quasi folgorato da un’illuminazione, tirò fuori dalla tasca un foglio piegato in quattro e lo aprì:
«Cavalla’, date un’occhiata, il ragazzo assomigliava a questo?».
Giuseppe cavò gli occhiali da presbite dalla giacca e studiò con attenzione la fotocopia del documento di Manuel Piscopo. Poi sorrise ammirato:
«Madonna che efficienza, ispetto’. È lui. Ma come ci siete riuscito? Li tenete schedati tutti i furfanti che battono la zona?».
Pardo rifletté qualche istante, poi disse:
«Ci vediamo presto, Cavallaro. Voi nel frattempo non dovete riferire a nessuno, neanche alla signora, della nostra chiacchierata. Mi raccomando, Cavalla’. Altrimenti sarete accusato di inquinamento delle prove, chiaro?».
L’uomo impallidì tornando sull’attenti:
«Chiaro, ispetto’. E chi vi conosce a voi?».