XXXVII

Ancora una volta superarono l’impasse grazie a Viola. Sara ne fu felice perché conosceva la tendenza della ragazza a deprimersi; rischiava di spegnersi, in assenza di stimoli che la distraessero dalla cura di Massimiliano.

Viveva una situazione per certi versi speculare a quella di Pardo, che al contrario tendeva a concentrare sul bambino tutte le proprie attenzioni. Aveva persino preteso di conferire col pediatra, che l’aveva rassicurato circa la febbricola del bambino, attribuibile a una banale infreddatura. «Lei è il padre?» aveva domandato il medico. «Di più» aveva risposto l’ispettore piccato; poi, pessimista com’era, aveva dubitato della diagnosi, ripromettendosi di svolgere ulteriori accertamenti.

Concluso il dibattito sullo stato di salute del bimbo, e preso atto che la loro indagine si era arenata, Viola disse:

«Dunque, se la vedova e Piscopo non si decidono con le buone, dobbiamo metterli alle strette in qualche modo».

Pardo, misurando per l’ottava volta in due ore la temperatura di Massimiliano, rispose scontroso:

«Bella idea. Potremmo rapirli e seviziarli. No, perché ormai mi manca solo questo per finire in galera. Non ho nemmeno potuto dare conforto al povero Fusco, aggiornandolo su qualche nostro progresso. Sta sempre peggio. Quindi che soluzione proponi?».

Viola scrollò le spalle:

«Non pretendo di persuadere Schopenhauer, qui, a prendere la vita con entusiasmo, per carità, ma vorrei che ragionassimo sui punti deboli di Manuel e della signora, e sugli elementi che potremmo sfruttare a nostro vantaggio».

Sara sospirò:

«Con la vedova non ci sono margini. Sono sicura che abbia paura. Anzi, è proprio terrorizzata da un segreto che custodisce, e questo la rende ancora più diffidente. Invece la De Rosa, l’assistente sociale, potrebbe essere la crepa nella corazza di Manuel. Lui si comporta da guappo e fa di tutto per apparire aggressivo, ma in fondo è un sentimentale. Il linguaggio del corpo non mente».

Pardo commentò, aggressivo:

«E certo, adesso dobbiamo pure porci il problema dello scippatore sensibile che forse, o forse no, intendiamoci, ha ricevuto le confidenze di un detenuto morente, tipo l’abate Faria, che forse, o forse no, possiamo collegare a informazioni riservatissime di cui forse, o forse no, è in possesso una vecchia pazza con un cane più vecchio e pazzo di lei. Dài, su, stiamo brancolando nel buio».

Viola lo ignorò, e si rivolse a Sara sorridendo:

«Esatto, il nodo è Carla De Rosa, che Piscopo visita ogni giorno in ospedale. L’unico obiettivo del ragazzo è che lei entri in quel protocollo sperimentale. Allora mi chiedo, e ti chiedo: per quale motivo uno che deve procurarsi in fretta molti soldi tenta di avvicinare la vedova Maddalena venendo cacciato in malo modo e correndo il rischio di essere arrestato?».

Suo malgrado, Pardo si fermò a considerare quel ragionamento:

«La sta ricattando. Ma come?».

La ragazza alzò le spalle:

«Questo lo ignoro. Quanto a beni intestati, però, la vedova risulta facoltosa. Ho un amico all’Agenzia delle Entrate. Non ha un patrimonio immenso, per carità, ma è ricca. I quattrini da dare al ragazzo ce li avrebbe di certo».

Sara intervenne:

«Ma lei non vuole scambiare una sola parola con Piscopo. Perciò, o lui non ha niente in mano per spillarle il denaro, oppure…».

Pardo concluse:

«O magari la vecchia non sa, e nemmeno vuole sapere, cosa ha da dirle il ragazzo. E scommetto che c’entra con qualche rivelazione di cui Lombardo ha messo al corrente Piscopo, e col motivo che ha spinto Virgilio Maddalena ad andare a trovare Antonino in galera».

Viola gli sorrise come se il poliziotto fosse un imbecille che ce la sta mettendo tutta. «Bravo! Quindi riduciamo i vari fattori al comun denominatore, e concentriamoci su Manuel.»

Sara annuì, seria. «Bisogna convincerlo. E l’unica che può aiutarci è la De Rosa. Ma come…»

Viola batté le mani entusiasta:

«Forse ho la soluzione. Se mia zia Adelaide chiede un favore alla sua collega, possiamo incontrare Carla domani, prima dell’orario di visita, meglio se in un posto diverso dalla stanza, per evitare orecchie indiscrete. Le spieghiamo la faccenda, calchiamo sull’eventualità che il ragazzo combini qualche sciocchezza per rimediare i soldi che servono per le sue cure sperimentali. Solo lei può far cambiare idea a Manuel».

Pardo scosse la testa:

«No, no e no! Guarda che questa ci denuncia. Poi perché dovrebbe privarsi dell’unica possibilità che ha di guarire? Se il ragazzo rinunciasse al ricatto o a qualsiasi piano che ha architettato, la De Rosa sarebbe condannata, non lo capite? Non otterremo niente in questo modo».

Sara rifletté sulla proposta di Viola, ma anche sulle ragioni di Pardo, che erano valide. Perché Carla avrebbe dovuto assecondarli?

Tu sei una luce, amore mio. Illumini tutto, anche quelle parti di me che non conoscevo: alcune sono bellissime, altre terribili; e persino le più insignificanti assumono un’importanza diversa, grazie a te. Al di là di quello che vedi, di ciò che sai o saprai di me e del mio passato, non dimenticare che sei stata tu a mostrarmi chi sono davvero, senza più ombre, come sotto il sole di mezzogiorno. Tu sei la mia luce immensa.

«Può funzionare, Viola, sì. Il motivo è l’amore, per quanto non siamo sicuri di quello che Carla provi per Manuel. Salvarlo da se stesso e dalle conseguenze dei suoi atti potrebbe contare per lei persino più della sua stessa vita. Se lo ama, ci aiuterà.»

Viola sorrise, felice dell’approvazione di Sara. «E questa volta io devo esserci per forza. Mia zia non ci ascolterebbe, altrimenti.»

Pardo sbuffò:

«Meglio, così mi risparmio l’ennesima denuncia e resto qui col mio ometto, perché è al sicuro solo con me. Che sia chiaro».