Mi pareva di camminare fuori di un paese formato da poche baracche di legno, in riva a una distesa d’acqua cupa e tacita. “Eccomi qua,” pensavo “mi trovo, chissà come, in uno dei paesi più settentrionali del mondo. Presto verrà l’inverno, il termometro segnerà 50, 60 gradi sotto zero. Gelerà tutto: montagne di ghiaccio batteranno contro la riva. Infurieranno le più spaventose bufere. Potrò resistere? Avrò abbastanza cibo, olio, legna, pellicce?” Guardavo, di là dal braccio di mare, i monti bianchi che, per fortuna, erano bassi sull’orizzonte: altrimenti mi avrebbero terrorizzato. “Per ora il freddo lo sopporto bene;” pensavo ancora “e se verrà gradatamente forse mi ci abituerò.” E così pensando e camminando giunsi a una baracca. Entrai e vidi subito parecchie persone che amo riunite in una stanza grande e bene ammobiliata. La festa stava per cominciare: prima il pranzo e poi il ballo. Guardando attraverso i vetri vidi nuotare al largo delfini o balene…