Ai due tavolini subito fuori della porta erano sedute ragazze vestite da spiaggia insieme con giovanotti rumorosi. Giovanotti e ragazze li guardarono con insistenza. Ma pochi momenti dopo i due amici erano al sicuro in un angolo della saletta e, quando il barista ebbe portato le birre, Giacomo con calma spiegò sul tavolo la carta geografica.
«Dunque questa è Z*» disse. «Come vedi, Z* è una stazione intermedia tra Bellinzona e Zurigo. Z* sorge alla confluenza di due fiumicelli: il T* e il V*. Questo fa sì che la cittadina sia divisa in due: Z* alta e Z* bassa, le chiamano, sebbene per la verità l’altitudine sia la stessa: 620 metri sul livello del mare. Z* ha cinquemila abitanti secondo l’ultimo censimento avvenuto nel 1930. Religione prevalente quella cattolica. Gli Z.esi, come tutti i montanari, sono molto devoti.»
Diede altri particolari su Z*, poi passò al secondo argomento: dintorni di Z*.
«Z* in se stessa resta affogata, come tutti i paesi del fondovalle; ma da Z* si possono agevolmente raggiungere dei punti elevati da cui si godono dei magnifici panorami. Gl’itinerari che io seguivo più frequentemente erano: da Z* a F* in teleferica, e da F* a L* a piedi: in tutto dodici chilometri, dei quali cinque in teleferica e sette a piedi. A L* restavo fermo un’oretta…»
«… con un buon bicchiere di birra a portata di mano e, davanti, un magnifico panorama» lo interruppe Fausto.
«Per il bicchiere di birra sta bene, ma dove mi sedevo era un caffeuccio caratteristico del centro. Ci capitai per caso la prima volta e, dopo, andai sempre in quello. Ricordo che mi mettevo sotto la protezione di una gigantesca testa di cervo imbalsamata. Nota che i caffè della Svizzera tedesca sono interamente rivestiti di legno.»
Fausto guardò con disprezzo il locale dov’erano capitati: un locale senza carattere.
«Ma la caratteristica più spiccata» continuò Giacomo «non riguarda i locali, ma il pubblico che li frequenta. Devi sapere che le donne frequentano i caffè come gli uomini. Una signorina o una signora non va a far visita a un’amica, ma le dà appuntamento in un caffè. Naturalmente le donne sono molto socievoli, anche con gli stranieri. Feci specialmente amicizia con una studentessa di Zurigo: insieme iniziammo una serie di lezioni così congegnate: mezz’ora a insegnare io grammatica italiana, mezz’ora a insegnare lei grammatica tedesca. A proposito, bisogna che mi ricordi di mandarle una cartolina.»
«Era una bella ragazza?» domandò Fausto.
«Direi di sì. Comunque, era una ragazza piuttosto intelligente. E fumava e beveva come un uomo. In genere di birra io ne ordinavo un boccale da un litro.»
«Niente vale più della birra» disse Fausto con forza.
Dinanzi a un’affermazione tanto categorica, Giacomo scosse leggermente il capo; poi disse: «Comunque dovresti assaggiare quella scura».
«Veramente l’assaggiai una volta, ma non mi persuase. Preferisco la chiara.»
«La birra scura è indubbiamente migliore» replicò Giacomo. «I tedeschi non bevono che birra scura.»
Illustrò a Fausto gli altri itinerari, poi tirò fuori una cartolina con su un edificio piuttosto maestoso, e fece vedere a Fausto la finestra della camera dove dormiva.
«E quell’edificio dietro in alto, dove cominciano gli abeti?» domandò Fausto.
«È il sanatorio di Z*. Un sanatorio internazionale che ospita molte personalità della politica, dell’arte e della cultura» e nominò tre statisti, due scrittori, un filosofo e un archeologo.
«Mi piacerebbe passare qualche mese in un sanatorio internazionale» dichiarò Fausto.
«Tutti i gusti son gusti» osservò Giacomo.
Parlò ancora per dieci minuti, dopodiché Fausto proclamò che la Svizzera era un paese meraviglioso.
«Bada che a lungo andare stanca» disse Giacomo. «Troppo pulito, troppo accomodato. Io ci sono stato due mesi appena, e alla fine non ne potevo più delle verande fiorite e dei praticelli smaltati di margheritine.»
Allora Fausto fece un elogio della cucina svizzera, ma Giacomo disse: «Anche quella viene a noia, credimi» ed elogiò alla sua volta le minestre italiane. Peraltro Fausto non ne rimase convinto e continuò a pensare alle salsicce dolci e al riso condito con la marmellata.
Il grammofono, messo improvvisamente in azione, rianimò il barista che sonnecchiava. Due coppie fecero irruzione nella saletta e cominciarono a ballare nel poco spazio che c’era. Per un po’ Fausto fu attento a loro e, dimenticando di prestare ascolto alle parole di Giacomo, desiderò di piacere a quelle donne e di essere apprezzato da quegli uomini.
La relazione si andava esaurendo.
«Hai fatto molti progressi in tedesco?» domandò Fausto.
Giacomo aggrottò la fronte, riflettendo profondamente prima di rispondere.