Frammischiati ai giocatori, che si dirigevano stanchi e infangati verso la baracca all’angolo del campo, quelli del pubblico commentavano vivacemente le fasi della contrastata partita. Negli ultimi minuti il Ponteginori era stato lì lì per conseguire il pareggio.
Riccardo Brondi si affacciò alla porta del rudimentale spogliatoio, ma un coro di proteste dall’interno lo costrinse a ritirarsi. Alcuni giocatori si cambiavano all’aperto. La sola ragazza che aveva assistito alla partita se ne stava andando.
«La conosci?» domandò Riccardo Brondi a Memmo.
«So che sta a Ponteginori» rispose Memmo.
Riccardo Brondi seguì con lo sguardo la ragazza che, giunta sulla strada, salì in bicicletta e si volse aspettando che il suo giovane accompagnatore facesse altrettanto. Doveva essere il fratello. Era troppo ragazzo per essere il fidanzato. E poi, erano tutti e due biondi.
«Oh, di’,» fece Memmo «aiutami.»
Riccardo Brondi lo aiutò a togliersi le cavigliere. Quindi accese una sigaretta e fece due passi per il campo.
«Aspettami» gridò Memmo.
«Ti aspetto, non dubitare» rispose Riccardo Brondi.
Tortora gli passò veloce davanti trascinandosi dietro una turba di ragazzetti.
«Ehi» fece Riccardo.
Tortora si fermò:
«Vieni, accompagnami.»
«Dove?» chiese Riccardo.
«In cooperativa. Bisogna preparare per quei ragazzi.»
«Aspetto Memmo» rispose Riccardo.
Due minuti dopo, Memmo era pronto.
«Andiamo in cooperativa?» fece Riccardo. «C’è Tortora…»
«Prima passo da casa, a lasciare la valigetta.»
Presero direttamente attraverso gli orti. Memmo aveva i tacchi di gomma e scivolò due o tre volte sull’erba fangosa dell’argine, ma Riccardo Brondi fu pronto a sorreggerlo. Scavalcato il binario della ferrovia, furono sulla strada.
«Ti aspetto giù» disse Riccardo.
Ma l’amico lo fece salire. Quando furono di nuovo in strada, era già cominciato il passeggio. Rinunciarono ad andare in cooperativa e fecero due o tre volte in su e in giù, senza scambiare una parola o quasi. Memmo si appoggiava al braccio dell’amico, che camminava irrigidito. Avevano la stessa età, ma Riccardo sembrava più anziano, forse per via dei baffetti tagliati a spazzola. Era sempre ben pettinato e vestito con cura. Aveva frequentato la scuola fino alla seconda istituto superiore e ora studiava privatamente per dare l’esame di licenza. Dopo, con ogni probabilità, sarebbe entrato alla Salina.
Memmo per contro aveva lineamenti piuttosto rozzi e sfoggiava un’eleganza grossolana. Si fermarono con una ragazza che stava fuori dell’uscio di casa. La ragazza canzonava Memmo per un’innamorata che, a sentir lei, egli avrebbe avuto a Ponteginori.
«Io ne ho una in tutti i paesi» disse Memmo, e li andava enumerando.
«E a Saline?» fece la ragazza.
«A Saline ho te, cara» e tentò di prenderle il viso tra le mani.
«Poverino» rispose la ragazza liberandosi prontamente.
Riccardo stava sulle sue. E poiché Memmo tentò nuovamente di mettere le mani addosso alla ragazza, questa gli disse di prendere esempio da Riccardo, che era un giovane serio.
«Chi? Lui?» fece Memmo. «Ma se è il peggio di quanti siamo.»
Riccardo lo tirava per il braccio perché smettesse.
«Ora ha per le mani una bionda…» continuò Memmo.
«Dimmi chi è» fece la ragazza subitamente interessata.
«Non la conosci» rispose Memmo. «È di Ponteginori.»
In quel momento la ragazza fu chiamata dalla madre e rientrò in casa. I due rimasero un po’ lì davanti, poi, non vedendola tornare, si avviarono verso la cooperativa. Stava calando la sera. Arrivarono giusto in tempo per salutare quelli del Ponteginori, che ripartivano in camion.
In piedi appoggiato al muro Riccardo seguiva una partita a carte tra uomini anziani. Un giovane chiamato Mario venne a sedersi vicino a lui.
«Che noia» disse. «Era meglio se eravamo andati al cinema a Volterra.»
Riccardo scosse la testa. Non sarebbe stato bene lasciar soli i ragazzi proprio nella partita col Ponteginori.
«Io vado a cena, vieni?» disse a un certo punto Mario.
Riccardo lo accompagnò fino a casa, poi tornò indietro per andare anche lui a cena. Viveva solo con la mamma. Il padre era morto quando aveva sei anni.
«Dove sei stato tutto il giorno che non ti ho mai visto?» chiese la mamma.
«C’era la partita» rispose Riccardo.
«Qui a Saline?»
Riccardo assentì.
«Chi ha vinto?» domandò ancora la mamma.
«Noi» rispose Riccardo.