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Dalla prima stesura del romanzo a puntate

La principessa e il mascalzone

Le occorse un'intera settimana per rendersi conto di ciò che aveva sempre avuto davanti agli occhi.

E poi un'altra per trovare il coraggio di dire ai genitori che sarebbe ripartita, anche se era appena arrivata.

E ne passò una terza ad ascoltarli mentre cercavano di convincerla a cambiare idea.

Perciò soltanto un mese dopo Jane, con il cuore in gola, sui gradini che conducevano al portone del castello, si domandò se stesse commettendo un errore madornale.

«Principessa!» La guardia parve turbata nel vederla. Come era giusto.

«Fatemi entrare, per favore.» Non vedeva l'ora di incontrare suo marito per dirgli ciò che provava.

«Il principe non c'è, milady, è partito una settimana dopo di voi. Non sappiamo quando tornerà. Ha ordinato di tenere chiuso il castello fino al suo ritorno. Se tornerà.»

No, non poteva essere vero. «E dov'è andato?»

L'uomo scosse il capo. «Nessuno lo sa, milady.»

la Signora del Mistero

Da dove mai erano venute quelle parole? Erano uscite dalla sua bocca, fluttuavano nell'aria e non c'era modo di rimangiarsele.

Non che lei volesse farlo. O, meglio, solo nel caso in cui il marito l'avesse respinta.

Decisamente.

Per il momento però Nicholas era ancora lì e le tracciava dei piccoli cerchi sulla pelle con la punta delle dita. Lei sapeva che l'aveva udita, perché aveva percepito un cambiamento nel suo corpo.

Era divenuto più consapevole? Attento? Anche se sembrava impossibile.

Forse stava per spingerla giù dal letto, sul pavimento, accusandola di essere una donna facile.

No, Isabella faticava a crederlo.

«Si direbbe che voi e io abbiamo più cose in comune di quanto potremmo avere pensato all'inizio, principessa...» La sua bocca era ancora vicina all'orecchio di Isabella, che fu percorsa da un brivido.

Di colpo sentì la gola secca. «Dunque anche voi vorreste sbagliare qualche passo di danza?» gli domandò, ansimando e con voce stridula.

Nicholas ridacchiò e lei per un istante pensò di scendere dal letto per cercare un goccio d'acqua. Anche se in realtà non aveva sete di acqua.

Era di lui che aveva sete.

Le sarebbe piaciuto assaggiarlo, sentire quella magnifica bocca turgida sulla propria. Perché era troppo gentile per rifiutarla, anche se non era affascinato da lei. Malgrado fosse sua moglie.

Però aveva detto... che avevano parecchie cose in comune. Erano le stesse che pensava lei?

«Credo che, per cominciare, dovremmo guardarci in faccia» propose Nicholas con un pizzico di umorismo nella voce.

«Naturalmente» convenne Isabella che, per mettersi su un fianco, gli posò una mano su una coscia. Quando Nicholas trasalì, emettendo un gemito, lei la ritrasse. Si sentì umiliata, come poteva esserlo una moglie ancora vergine dopo qualche giorno di matrimonio.

Che vergogna...

Perché non le avevano insegnato come ci si comporta con il proprio marito quando lui non sembra intenzionato a consumare il matrimonio? A non arrossire e a non mostrarsi a disagio nelle situazioni intime? Anche se quella in cui si trovava non lo era affatto, dato che erano sposati.

Nicholas le posò una mano sul viso, mentre la fissava con i bellissimi occhi azzurri. A quel punto, anche se pochi istanti prima aveva le pulsazioni accelerate e sarebbe voluta fuggire per non mostrargli l'imbarazzo che provava a causa delle parole che aveva pronunciato, Isabella sentì...

Be', le pulsazioni erano ancora alle stelle, però il desiderio di fuggire era svanito.

«Cominceremo lentamente, principessa.» Lo sguardo che posò sulla sua bocca era simile a una carezza che accese un fuoco dentro di lei.

Quando le leccò le labbra, Isabella rischiò di perdere i sensi. Non le era mai accaduto in vita sua.

A lei, che non aveva mai manifestato le proprie emozioni, era bastato un gesto così semplice per sentirsi sopraffatta.

Nicholas aveva una bocca grande e carnosa. Il labbro inferiore era più sporgente, le piccole rughe agli angoli erano la prova che gli piaceva ridere. Come se lei non sapesse che aveva il senso dell'umorismo...

Era una bocca che contrastava piacevolmente con i lineamenti marcati, rendendolo se possibile ancora più affascinante.

Nell'istante in cui Isabella ebbe l'impressione che, a forza di fissarlo così da vicino, i suoi occhi sarebbero diventati strabici, lui si chinò in avanti e le posò la bocca sulle labbra.

Intanto le dita si muovevano leggiadre dietro un orecchio, tenendola ferma.

Isabella immaginò di sentire quella bocca calda e deliziosa su tutto il corpo.

Poi si chiese come avrebbe dovuto respirare. Non voleva espirare dalle narici soffiandogli sul viso, sarebbe stato sgradevole, ma non poteva usare la bocca che era già impegnata.

Per fortuna anche Nicholas dovette sentire lo stesso bisogno perché interruppe il bacio per un istante, lasciandole il tempo di inspirare a fondo prima di posare di nuovo la bocca sulla sua.

Le labbra però erano socchiuse.

Lei sentì il suo respiro in bocca, ma non le parve strano. Anzi, sembrava normale respirare la stessa aria, come se fossero una persona sola.

In realtà lui era un duca alto, affascinante, evidentemente esperto di faccende del genere, mentre lei era una duchessa non altrettanto alta, molto educata e impreparata su ciò che accadeva tra un marito e sua moglie.

Nicholas si ritrasse appena. Isabella avvertì un fremito allo stomaco quando i loro sguardi si incontrarono. «Non siete mai stata baciata.»

Non era una domanda, piuttosto una constatazione. Isabella però non fu indispettita come quando sua madre cercava di coglierla in flagrante. Ebbe la sensazione che Nicholas avesse capito qualcosa di lei che nessuno prima d'allora aveva nemmeno immaginato.

O aveva avuto il privilegio di sapere.

«No» confermò, scuotendo leggermente il capo.

Quando un sorriso quasi arrogante increspò la magnifica bocca, quella di Isabella si incurvò in risposta.

«È il tipo di cose che piace a un uomo? Essere il primo a baciare una donna?» domandò, stupita per prima della propria audacia. E della capacità di formulare una frase, dato lo stato in cui si trovava.

«Di solito no.» Dopo qualche istante di riflessione, Nicholas aggiunse in tono meravigliato: «Con voi però è diverso».

Prima che lei potesse ribattere, le coprì la bocca con la propria e la baciò di nuovo, cercando di fargliela dischiudere.

Mentre si chiedeva il motivo, Isabella sentì qualcosa tra le labbra. Era... la lingua di Nicholas, che si muoveva delicatamente, accendendo scintille in tutto il suo corpo e accelerandole i battiti del cuore.

Isabella si aggrappò alle spalle di suo marito come se fosse la sua ancora di salvezza. In realtà era lui che le dava quel senso di vertigine, che le faceva battere forte il cuore e la faceva sentire viva come mai le era accaduto.

Poi la lingua si insinuò nella bocca – chi l'avrebbe mai detto? – e Isabella restò senza fiato al contatto con quel calore umido. Per fortuna la lingua di Nicholas sapeva come muoversi senza bisogno di alcun aiuto da parte sua.

Era una sensazione inebriante.

Per un istante si rammaricò che fosse occorso tanto tempo – tre giorni? – per arrivare a quel punto. Poi quei pensieri svanirono mentre Nicholas continuava a baciarla. Erano baci lunghi e lenti, lui si fermava solo per prendere fiato. L'unico suono che si udiva nella stanza era quello dei loro respiri, accompagnato ogni tanto dal fruscio della stoffa.

Isabella non avrebbe saputo dire per quanto tempo si baciarono. Qualche minuto, qualche ora, una settimana? Quando Nicholas si allontanò, con gli occhi incupiti dal desiderio, lei capì che non le bastava.

«Credo che sia meglio fermarsi qui.»

Isabella avrebbe voluto chiedergli il motivo, però non sapeva se fosse il caso.

Cosa diceva l'etichetta?

Anche se... Nicholas era suo marito, lei era sua moglie, e quando erano soli forse erano dispensati dal rispettare le regole dell'etichetta.

Per non parlare del fatto che, a quanto ne sapeva lei, non c'erano delle regole per una situazione del genere. Forse avrebbe dovuto stabilirle lei, per il futuro.

Perciò decise di porgli la domanda che le sarebbe servita per il libro che intendeva scrivere.

«Perché?»

Nicholas fece una smorfia e distolse lo sguardo. In realtà non guardava da nessuna parte, semplicemente evitava di guardare Isabella.

Trascorse un minuto, che sembrò un'eternità, prima che si decidesse a posare di nuovo gli occhi su di lei. «Non credo che dovremmo continuare finché non ci conosciamo meglio.»

Il suo tono di voce, che fino a quel momento era stato piacevole e incredibilmente affascinante, era sostenuto.

Seguendo l'istinto Isabella si raddrizzò, anche se non era semplice stando seduta su un letto.

«Ah» disse, mordendosi un labbro.

Il gesto non sfuggì a Nicholas, che parve addolorato. Era una reazione curiosa, ma tutta la situazione era bizzarra. Davvero non voleva baciarla? Anche se lei non aveva esperienza, le era sembrato che condividesse il suo entusiasmo.

Allora perché fermarsi? Non aveva ancora risposto alla domanda e forse non intendeva farlo.

«Avete riflettuto su quando vi piacerebbe organizzare un ballo?»

A quella domanda, del tutto inaspettata, Isabella si chiese quale errore avesse commesso.

Non poteva chiederlo a Nicholas, perché temeva la sua risposta.

Era codardo da parte sua, tuttavia preferiva essere vigliacca piuttosto che rischiare di essere infelice per il resto della vita.

Era stata educata a rispondere con garbo. Quello poteva farlo. «Fra due o tre settimane? Dovrò verificare se per quella sera ci sono già in programma altri eventi, poi mi metterò al lavoro con i vostri domestici. I nostri domestici» si corresse prima che lo facesse lui. «Ci vorrà del tempo.» In realtà, per organizzare un ballo importante occorreva almeno un mese o forse più, tuttavia lei era in grado di farlo in tempi più brevi. Perché allora non riusciva a concludere altre cose più rapidamente?

«Certo, certo.» Dal tono di voce si capiva che Nicholas non l'aveva ascoltata.

«Sarà il nostro primo evento pubblico, deve essere l'attrazione principale della Stagione.»

«Mmh...»

«Sono felice che siate d'accordo» continuò Isabella seccata. «Farò dipingere di nero tutta la casa, bisognerà aspettare che il colore si asciughi. E poi dovremo arrostire le capre.»

«Certo» ripeté lui distratto.

Isabella gli diede un colpetto sul braccio. «Sono stanca, Nicholas. Se non vi dispiace...» disse indicando la porta. Se non voleva ascoltarla, almeno che la lasciasse da sola.

«Certo.» Quando lui scese dal letto in fretta, come se non vedesse l'ora di andarsene, Isabella sentì le lacrime pungerle sotto le palpebre. Se non gradiva la sua compagnia, perché desiderava approfondire la conoscenza e accertarsi che avessero molte cose in comune?

A quanto pareva lui non aveva tratto lo stesso piacere dai baci che si erano scambiati. Un fatto che la addolorava, anche se non era quello il momento di pensarci. Meglio aspettare che Nicholas fosse nella propria stanza. E lei da sola, senza nemmeno Margaret con cui confidarsi.

«Buonanotte.» Nicholas si chinò per posarle un bacio su una guancia, come se fosse una bambina.

Isabella annuì, fissando un punto lontano e imponendosi di trattenere le lacrime.

«Spero che dormiate bene» gli augurò mentre lui si avviava verso la porta. Di colpo Nicholas si fermò e si girò verso di lei. C'era un'espressione strana nel suo sguardo che Isabella non riuscì a decifrare. Come tutto il resto che lo riguardava. Era necessario provare a capire, però, se non voleva che il suo matrimonio fosse insoddisfacente come la sua vita da nubile.

«Dormite bene anche voi, principessa.» Ciò detto aprì la porta e uscì dalla stanza, richiudendola dolcemente dietro di sé.

Isabella restò sola con i propri pensieri, la bocca gonfia per i baci... e tante domande a cui non sapeva dare una risposta.