La palla stava rotolando verso di me e la calciai forte con la caviglia. La direzione era perfetta, ma non la colpii bene, e passò di molto la rete.
“Forza, Marco!” gridò Kevin. O era stato mio papà? Erano vicino l’uno all’altro. Sperai che mio papà non facesse il sapientone dando buoni consigli a Kevin. Scattai indietro per aiutare la difesa.
La prima partita nella serie superiore era una trasferta contro il Taoro, durante l’ultimo fine settimana delle vacanze estive. Zlatan non c’era, era in vacanza in Croazia. Per fortuna non aveva abbandonato la squadra. Secondo suo papà stava andando bene. Zlatan era in grado di controllare il suo temperamento. Ursula era a Maiorca. Peccato, oggi avevamo bisogno di loro. Giocare una partita prima dell’inizio della scuola era un’idea stupida.
Eravamo sotto di un gol, e mancavano solo dieci minuti alla fine.
Luca parò un tiro forte e la rinviò lontano. Nicola prese la palla, dribblò a lungo, ma venne contrastato mentre cercava di segnare.
Mancavano solo cinque minuti. Uffa, odiavo perdere, dovevamo mettercela tutta.
Kevin aveva avuto la stessa idea. Mi gridò di avanzare, e di rimanere lì.
Un’altra bella parata di Luca. Arretrai un po’, sapendo che era in grado di calciare molto lontano.
Sì! La palla arrivò verso di me. La stoppai con il petto. Per un attimo mi sfuggì, ma la recuperai e ne ripresi il controllo. Mi si stava avvicinando un giocatore robusto, e lo superai dribblando. Ora erano in due ad avvicinarsi. Feci finta di voler dribblare ancora, ma giocai invece verso Nicola che me la rimandò precisamente tra le gambe dei due avversari. Corsi a tutta forza verso il centro, con la palla.
Il portiere mi si avvicinò. Feci una finta, lo passai a destra e tirai. Incredibilmente, riuscì a toccare la palla con la mano. Partì dal suo guanto, verso il palo e poi direttamente verso Nicola. La porta era vuota, il portiere era per terra, e adesso il mio amico Nicola avrebbe segnato…
Noooo!
Aveva sparato oltre la porta!
Nicola imprecò.
“Forza!” gridai.
Ma non ce la fece, perché il Taoro contrattaccò direttamente e segnò. Luca non aveva avuto nessuna possibilità essendo in due contro uno.
L’arbitro fischiò la fine della partita. Cavolo! Avevamo perso la nostra prima partita in categoria 1, 0-2.
Kevin era tranquillo. Ci aveva comprato delle bibite, e ci aveva fatto i complimenti. Eravamo seduti sull’erba in semicerchio davanti a lui.
“Avete giocato bene”, disse. “Ma abbiamo perso”, disse Giorgio.
“Se solo Nicola avesse segnato…” disse Alberto.
“Lo so”, disse Nicola sospirando. “Non capisco come-…” Kevin lo interruppe.
“Non è colpa di Nicola se abbiamo perso. Non è mai colpa di un solo giocatore. Si tratta dell’intera squadra. Vinciamo da squadra, e perdiamo da squadra. Oggi abbiamo perso contro una squadra che gioca meglio di noi, il che non è strano. Dobbiamo abituarci al passo della categoria 1”.
Luca si era meritato il Tigrotto. Senza tutte le sue parate avremmo perso almeno 6-0. Tornando a casa in macchina, ero seduto sul sedile posteriore in mezzo a Luca e Nicola. Nicola non riusciva a dimenticare di aver mancato un’occasione così favorevole.
“Avrei dovuto segnare al primo colpo”, dissi. “Avrei dovuto fare così”.
“Ma dai! È stata una parata perfetta”, disse Luca.
“Sì”, disse mio papà, che era al volante. “Non hai sbagliato nulla, e il passaggio di Nicola era perfetto”.
“Sono stato troppo lento”, risposi. “Volevo essere completamente sicuro di segnare… Se avessi tirato subito non l’avrebbe mai toccata con la mano”.
“Io sono stato troppo veloce”, disse Nicola. “E guarda come è andata”.
“Non importa. Basta che vinciamo contro il Valesino”, disse Luca.
Annuii. Se avessimo vinto contro la nostra vecchia squadra, l’intera stagione sarebbe stata salvata.