Nathaniel portò sul comodino un vassoio con la teiera fumante, tazze, piattini, un cesto di frutta e un piatto di biscotti di pasta frolla. Rosie lo aveva portato su dalla cucina, ma Nathaniel aveva voluto servire Cecile personalmente, e non solo perché lei era seduta nuda sul letto e sarebbe stato decisamente sconveniente farsi servire dalla cameriera. C’era qualcosa di molto intimo ed erotico nell’accudirla e lui era felice di farlo.
Cecile sedeva tra le lenzuola spiegazzate. I capelli castano chiaro le ricadevano in riccioli scomposti sulle spalle diafane. Avvolta nel lenzuolo che le copriva i seni prorompenti appariva spudorata e virginale al tempo stesso. Stava lì a guardarlo, languida, mordendosi maliziosamente il labbro inferiore.
Nathaniel trovava adorabile la sua civetteria, il modo in cui lei si atteggiava a donna di mondo per poi apparire all’improvviso timida e insicura. Quelle caratteristiche contrastanti facevano parte del suo fascino e del mistero di cui si circondava. Cecile non gli aveva raccontato nel dettaglio la propria vita dopo la morte dei genitori. Forse era stata educata in un convento, cosa che avrebbe spiegato la sua occasionale ritrosia.
— Posso servirti il tè? — Cecile si sporse verso il comodino. Il lenzuolo le scivolò e lei si affrettò e riprenderlo e a rimboccarlo.
— No, vi servirò io, milady. — Nathaniel si era tolto la vestaglia, e quando fece un inchino apparve ridicolo con il sesso che oscillava a ogni movimento. Le sistemò i cuscini, l’aiutò a sedersi più comodamente e poi le servì il tè, aggiungendovi lo zucchero secondo i suoi desideri.
— Grazie. — Il sorriso di Cecile era adorabilmente diffidente, mentre prendeva tazza e piattino dalle sue mani. — Non sono abituata a essere servita da un gentiluomo.
— I tuoi precedenti amanti devono essere stati dei veri zoticoni. Un uomo dovrebbe essere sempre molto attento a ciò che dà piacere a una signora. — Nathaniel recitava la parte del galantuomo perché gli faceva piacere divertirla e vederla sorridere.
Cecile sorrise e abbassò timidamente gli occhi sulla tazzina che aveva in mano. — Signore, le vostre adulazioni mi confondono.
Voglio confonderti. Voglio sedurti, parlare con te e tenerti qui ben più di poche settimane. — A tal punto da lasciar cadere il lenzuolo che ti copre i seni? — la canzonò lui, infilando un dito sotto il lenzuolo e abbassandolo.
Lei arrossì, ma non fece nulla per trattenerlo. — Devo ammettere che non ho avuto molti amanti e mi fa sentire ancora un po’ a disagio mostrarmi... nuda.
— Non devi sentirti intimidita con me. Mi piace ammirare la tua bellezza, perché tu... sei molto bella, Cecile. — Il suo complimento fu ricompensato da un violento rossore.
Cecile sorseggiò il tè e lanciò un acuto gridolino quando si scottò le labbra. Si affrettò, quindi, a riporre la tazza sul piattino e il tè traboccò oltre il bordo.
Nathaniel gliela tolse di mano. — Sarà meglio che ci pensi io, sarebbe un peccato se ti scottassi quei seni meravigliosi. Tieni, questa ti rinfrescherà la lingua.
Scelse una fetta di pesca, la intinse nella panna e l’avvicinò alle labbra di Cecile.
— Oh! — Lei aprì la bocca per la sorpresa e lui le infilò la fetta di pesca sporcandole le labbra di panna. Ora andavano ripulite, quindi Nathaniel si chinò su di lei e le passò la lingua sul labbro superiore, dolcemente inarcato, gustando il sapore della panna, del succo della pesca e di Cecile.
Poi si staccò per osservarla mentre masticava e deglutiva, i movimenti della mascella e della gola sensualmente eccitanti come il suo corpo nudo. Nathaniel le circondò il collo con una mano, accarezzando la sottile colonna. Poi rammentò l’ansia che l’aveva assalita quando quel giorno stesso le aveva toccato il collo, e allontanò la mano. Ma si chinò a baciarla. Sicuramente i suoi baci non le avrebbero ricordato la ghigliottina.
Il suo collo era liscio e morbido e Nathaniel sentì i battiti del suo cuore contro le labbra. Cecile emise un debole gemito e sollevò il mento, offrendosi a lui. Nathaniel la baciò, mentre la sua mano scivolava verso la vita, soffermandosi sull’osso del bacino. Il suo sesso si risvegliò e s’indurì, nonostante avessero appena finito di fare l’amore, per la terza volta quel giorno. Per non perdere il controllo della propria libido, Nathaniel si mise a sedere e prese un’altra fetta di pesca. Dopo aver imboccato Cecile, leccò il succo del frutto dalle dita e le offrì la tazza di tè ormai tiepido.
— Tutto ciò è così romantico! Sei troppo buono con me — mormorò lei, accettando la tazzina. Nathaniel adorava la sua voce calda e profonda e quell’affascinante accento francese che conferiva una tonalità musicale alle sue parole.
— Perché dovresti aspettarti qualcosa di meno? Tu meriti di essere viziata. — Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva avuto accanto una donna che aveva desiderato trattare come una regina. Nessun’altra dopo Fiona, e a quel tempo lui era così giovane...
— Sei molto affascinante...
— E tu molto bella. — Nathaniel le prese la mano e la baciò. — E adorabile. — Voltò il palmo all’insù e le baciò l’interno del polso, risalendo verso il braccio. — E deliziosa.
Nathaniel sorrise della propria stupidità. Non era da lui essere tanto lusinghiero e adulatore, ma con lei provava il desiderio di ricoprirla di complimenti e di baci. Aveva l’impressione che Cecile non avesse ricevuto dagli uomini della sua vita tutti i complimenti che meritava.
La imboccò con altre fette di pesca intinte nella panna e con biscotti al burro appena sfornati. Poi Cecile ricambiò il favore, imboccandolo a sua volta. Mangiarono fino a quando il vassoio fu vuoto e il letto ricoperto di briciole, le loro mani e le loro bocche rese appiccicose dal succo di pesca.
Dopo essersi lavati, si distesero l’uno accanto all’altro a guardare il baldacchino mangiato dalle tarme che sormontava l’alto letto.
— Ogni cosa in casa tua è così...
— Vecchia?
— Vissuta — lo corresse lei. — Posso immaginare le generazioni di Covington che hanno trascorso qui la loro vita, gli anni fluire via mentre la famiglia continuava a occupare il castello.
— Non è un castello, ma solo una casa molto grande e piuttosto disordinata. Avrai notato i diversi stili architettonici che si sono aggiunti nel corso degli anni e la collezione di mobili di vari periodi. Occasionalmente, una sposa entusiasta deve aver tentato una ristrutturazione completa, ma chissà come, i mobili antichi hanno sempre trovato il modo di scendere dalla soffitta e riprendere il loro posto. I Covington sono avversi ai cambiamenti. — Nathaniel fece una smorfia di disappunto.
— C’è molto da dire sulla continuità e la famiglia.
— No, se la famiglia si oppone a ogni novità o idea innovativa e continua a vivere secondo un archetipo ormai superato. Mio fratello, per esempio, recita la parte del signore del castello, beve, gioca d’azzardo, va a donne, saccheggia senza ritegno le entrate della tenuta, ma non fa il minimo sforzo per salvaguardare il mondo che sta dissanguando con il suo comportamento dissennato.
Cecile girò la testa sul cuscino e lo guardò. — Non ti rattrista il fatto che come secondogenito non erediterai?
— Mi rattrista solo il fatto che mio fratello ridurrà questo posto sul lastrico. Non ambisco al suo titolo. Ero felice quando ero libero dalle responsabilità. — Non era esattamente la verità. Aveva imparato a adattarsi a qualsiasi incarico e destinazione quando era sotto le armi. Se questo poteva essere considerata felicità, allora sì, era stato felice.
— C’è qualcos’altro, vero? — I suoi occhi attenti lo scrutarono. — C’è un’altra ragione per tanta amarezza.
— Non era mia intenzione apparire amaro... mi dispiace.
— No. — Cecile gli posò la mano sul braccio. — Voglio sapere che cosa ti preoccupa costantemente... qualcosa che va al di là dell’orribile esperienza sul campo di battaglia, presumo.
Nathaniel osservò le lunghe dita di Cecile sul suo braccio, una mano elegante, da signora, così diversa dalle mani arrossate e rese ruvide e screpolate dal duro lavoro di Fiona, la sua amante di un tempo. D’un tratto provò l’irresistibile desiderio di dire tutto a Cecile. Aveva quasi l’impressione che le parole premessero contro la sua lingua nel tentativo di uscirgli dalle labbra. Non aveva mai parlato a nessuno di quella dolorosa vicenda e di ciò che ne era seguito... mai, e ora il suo tono gentile lo spingeva a dirle ogni cosa.
— È successo tanto tempo fa.
— Questo non lo rende meno importante, di qualsiasi cosa si tratti. Come mi hai detto tu stesso poco fa, gli eventi che hanno dato forma alla nostra vita sono sempre con noi.
Nathaniel inspirò a fondo, osservò l’orlo sfilacciato del tessuto del baldacchino e si domandò se avrebbe dovuto chiedere a una delle cameriere di rammendarlo. — Avevo diciassette anni. C’era una ragazza, una delle cameriere... Lo so che può apparire come la solita storia del giovane signore che approfitta di una delle ragazze della servitù, ma eravamo entrambi giovani e molto innamorati. Ero disposto a fuggire insieme a lei e a lavorare per mantenerla, ma prima che si arrivasse a quel punto mio padre scoprì tutto e mise fine alla nostra storia d’amore. Costrinse Fiona a interrompere la relazione. Probabilmente le diede del denaro e minacciò la sua famiglia. Non ho mai saputo i particolari.
Nathaniel incrociò le braccia sul petto, imbarazzato nel constatare quanto la loro storia d’amore apparisse prevedibile e scontata quando veniva raccontata a voce alta. — Voglio che tu sappia che non ho rinunciato facilmente a lei. Ero davvero innamorato o almeno pensavo di esserlo. Cercai di vederla e di parlarle, ma lei era stata mandata da una lontana parente. Naturalmente, sua madre non volle dirmi dove si trovava, e quando iniziò il semestre successivo io fui rimandato a scuola. — Fece un piccola pausa. — Anche allora non mi diedi per vinto. Quando tornai a casa per le vacanze cercai di scoprire dove si trovava e di mettermi in contatto con lei, affidando un messaggio a sua madre affinché glielo consegnasse. Ma era come se Fiona fosse sparita nel nulla. — Nathaniel s’interruppe riluttante a raccontare a Cecile il resto di quella sordida vicenda. Era troppo ripugnante per poterla condividere con qualcuno, anche con lei. — Dopo il diploma, decisi di andare direttamente alla scuola per ufficiali invece di passare del tempo a casa con un padre che ormai odiavo profondamente. Quando infine lo rividi, era disteso in una bara.
Cecile trasalì. — Quel dommage! Dovevi proprio avere il cuore a pezzi per non essere mai riuscito a perdonarlo. Dopotutto, era pur sempre tuo padre.
— Vorrei poter dire che ho dei rimpianti. Che sono maturato abbastanza da saper riconoscere ciò che c’era di buono in lui e da ammettere la mia parte di colpa in quella vicenda, ma onestamente non l’ho ancora perdonato.
Forse Cecile avrebbe compreso i motivi e avrebbe smesso di guardarlo con quell’aria di rimprovero, se avesse conosciuto anche il resto della storia, ma Nathaniel non era pronto a proseguire. Non ancora e forse non lo sarebbe stato mai.
— E così, non hai mai più ritrovato la tua Fiona?
— Ma ora basta con questa triste storia. Non voglio indugiare nel passato. — Nathaniel rotolò su un fianco e le si avvicinò. — Non quando il presente è molto più piacevole.
— Sono dispiaciuta per la tua perdita. — Cecile gli posò la mano sulla spalla e massaggiò i suoi muscoli contratti. — Grazie per avermelo detto. Ora inizio a comprendere la tristezza che ti porti dentro.
Nathaniel sorrise e appianò le rughe di preoccupazione che le increspavano la fronte. — Do quest’impressione?
— Sì. Anche quando sorridi, nei tuoi occhi si legge la tristezza.
— Allora siamo un coppia piuttosto malinconica, non è così?
Cecile scrollò le spalle. — Qui se ressemble s’assemble.
— Chi si somiglia, si piglia. Forse è vero.
— Ora che mi hai nutrita e coccolata, permettimi di fare qualcosa per te. Ti farò un massaggio. Ho notato che ogni tanto ti massaggi il collo, come se avessi i muscoli contratti.
— Un po’ — ammise Nathaniel. — Recentemente, ho trascorso troppo tempo chino sui libri contabili e troppo poco all’aperto.
Cecile si sedette e gli mostrò i palmi. — Con queste mani magiche allenterò la tensione dei tuoi muscoli, poi ti sentirai rilassato come non sei mai stato.
Lui sorrise, divertito dal suo tono improvvisamente giocoso. — Non opporrò resistenza.
Nathaniel si distese prono, spostando i cuscini e premendo il viso contro il fresco lenzuolo di cotone che ricopriva il materasso. Cecile si sedette a cavalcioni sulle sue natiche. Lui poteva sentire l’umidità del suo sesso e il suo cazzo riprese vita.
Cecile fece scorrere le mani sulle sue spalle, premendo e massaggiando ed esercitando una lieve pressione anche sui tendini del collo. Nonostante fossero affusolate, le sue mani erano forti e decise. Le dita affondarono nei punti più dolenti e contratti e, come Cecile aveva previsto, riuscirono ad alleggerire la tensione.
Nathaniel si sentiva in paradiso. Gemendo, chiuse gli occhi e si rilassò sotto il suo tocco magico.
Cecile alternò tecniche diverse, esercitando una decisa pressione con i pugni chiusi e accarezzandolo delicatamente con i palmi delle mani. Nathaniel non riusciva a decidere quale delle due tecniche fosse la migliore, mentre lei scendeva lentamente lungo la schiena, allentando il dolore e la tensione.
— Dove hai imparato? Hai un tocco miracoloso!
— Ho letto un libro.
— Un ottimo libro. — Nathaniel grugnì quando lei affondò con forza le dita nella zona lombare.
— Un libro sulla medicina e le cure praticate in Oriente. Madame ha tanti libri interessanti e insoliti nella sua biblioteca.
— La contessa? Pensavo che fossi appena arrivata a casa sua. Devo dire che leggi e impari in fretta.
Cecile non rispose, ma si sistemò tra le sue gambe e premette con le nocche sulle sue natiche nude.
Nathaniel contrasse i glutei e il suo sesso s’indurì quando lei iniziò a massaggiare il fondoschiena e poi la parte alta delle cosce. Lui trattenne il respiro nell’attesa di constatare se tutto ciò sarebbe sfociato in un massaggio erotico. Cecile avrebbe infilato una mano tra le sue gambe per accarezzargli i testicoli? Sperava tanto che lo avrebbe fatto.
Ma lei procedette lungo le gambe. Nathaniel si sentiva in colpa a starsene lì passivo, mentre lei metteva tanta energia in quel vigoroso massaggio. Avrebbe dovuto ricambiare il favore. Accarezzare e massaggiare il corpo nudo di Cecile non sarebbe stato un dovere, ma un piacere.
Infine, lei raggiunse i suoi piedi e manipolò ogni dito, esercitando una decisa pressione sulla pianta. Nathaniel gemette di nuovo per la meravigliosa sensazione. Tutto il suo corpo fremeva come quello di un gatto quando fa le fusa.
Cecile si mosse di nuovo, inginocchiandosi accanto a lui sull’ampio letto. Passò le mani sulla sua pelle con lievi e rapide carezze, dalle spalle e le braccia lungo tutto il suo corpo, fino ai piedi. Quando Cecile terminò, Nathaniel era ormai semi appisolato, i muscoli rinvigoriti e al tempo stesso rilassati; ma, cosa più importante, era tranquillo. Una grande pace interiore si era impadronita di lui.
Cecile giaceva serenamente al suo fianco e lui aprì gli occhi per guardare i suoi, costantemente cangianti dal grigio al verde.
— Sorprendente! C’è della magia nelle tue mani.
Cecile sorrise.
— Ma io non sono un farabutto che accetta un dono come questo senza ricambiare. — Nathaniel sollevò il suo languido corpo e si sedette. — Ora tocca a te.
— Oh, no, non devi...
— Sssh... — Le posò un dito sulle labbra. — Girati a pancia in giù e rilassati.
Cecile obbedì, voltandosi prona e presentando la linea incurvata della schiena e la morbida rotondità delle natiche. Nathaniel deglutì. Sarebbe stato più difficile di quanto avesse previsto, perché il suo sesso si stava già indurendo prima ancora di averla toccata.
Reprimendo la crescente libido, si inginocchiò accanto a quel corpo femminile e manipolò i suoi muscoli così come lei aveva fatto con lui. Con le sue grandi mani non gli ci volle molto per massaggiarle le spalle e la schiena, le braccia. La pelle di Cecile era liscia come seta sotto le sue mani, calda e dal profumo di fiori. Nathaniel si chinò su di lei, chiedendosi se far seguire alle carezze anche i baci, ma sapeva bene dove questi l’avrebbero portato e così si trattenne.
Il suo sesso s’indurì ancora di più quando lei gemette debolmente e si mosse sotto le sue mani quando lui raggiunse la curva della sua vita. “Attento!” si disse, mentre massaggiava il suo corpo morbido e invitante. Oddio, di quel passo non sarebbe mai riuscito ad arrivare fino alle gambe.
Ma quando si allontanò dal territorio proibito del fondoschiena e dal punto ancora più allettante in cui le gambe si congiungevano con il resto del corpo, tutto divenne più facile. Sebbene la sua erezione sporgesse come la prua di una nave, fu in grado di ignorarla abbastanza a lungo da portare a termine il suo compito, massaggiando viziosamente anche le cosce, i polpacci, le caviglie e i piedi.
Seguendo l’esempio di Cecile, si accovacciò accanto a lei e fece scorrere i palmi delle mani sulla sua pelle. Con la fantasia, riusciva a immaginare le sue mani spazzare via la tristezza, le paure e la tensione che avvelenavano il suo essere. Quando ebbe terminato, posò le mani sulla sua schiena, proprio al di sotto dei lunghi e dritti capelli castano chiaro, e sentì il suo torace sollevarsi e abbassarsi delicatamente a ogni respiro.
Cecile aveva gli occhi chiusi. Stava dormendo.
Nathaniel sorrise. Non avrebbe disturbato il suo sonno pretendendo che lei soddisfacesse le sue voglie. Per quella notte avrebbe dovuto tenere a bada il fuoco che gli divampava dentro e lasciare che riprendesse vita il mattino seguente.
Abbassò la luce, sprimacciò il cuscino e tirò su le coperte per proteggere entrambi dal freddo. Distendendosi al fianco di Cecile, si avvicinò il più possibile senza correre il rischio di svegliarla e circondò il suo corpo con un braccio. Pensieroso, studiò il suo viso, illuminato solo parzialmente dal chiarore dorato e tremolante della fiamma della lampada che lo faceva apparire luminoso e splendente un momento e in ombra subito dopo.
La raccapricciante storia che lei gli aveva raccontato, dei suoi genitori morti sul patibolo, gli aveva fatto capire che cosa avesse reso la sua personalità tanto complessa. Ma intuiva che c’era dell’altro da sapere su di lei... un segreto che Cecile non gli aveva ancora confidato. Nathaniel la comprendeva, anche lui aveva i suoi segreti.
Al momento giusto, forse si sarebbero reciprocamente confidati ciò che ancora tenevano nascosto. La luce della conoscenza avrebbe illuminato i bui recessi delle loro anime.