Vestirsi e sistemarsi i capelli da sola era molto più complicato di quanto Meredith avesse immaginato. Prese in considerazione di chiamare Cynthia, una delle cameriere addette al piano superiore, per farsi dare una mano. Forse avrebbe proposto alla ragazza di diventare la sua cameriera personale per tutta la durata dell’assenza di Cecile, ma era troppo irritante ammettere di non riuscire a cavarsela da sola. Non aveva avuto bisogno di nessuno quando lei e Christopher avevano fatto il loro viaggio in Cina, ma era pur vero che allora aveva indossato abiti molto semplici, persino indumenti maschili in alcune occasioni, quando avevano percorso lunghi tragitti in montagna. Inoltre, Christopher era sempre stato più che felice di aiutarla a vestirsi... ma soprattutto a svestirsi.

In effetti, avrebbe potuto ricorrere al suo aiuto anche in quel frangente.

In quel preciso istante, come se avesse sentito la sua tacita richiesta, il suo amato apparve sulla soglia. Era inquietante questa sua prerogativa di apparire come per magia ogni volta che Meredith aveva bisogno di lui.

— Cosa te ne pare dell’India? — le chiese Christopher senza alcun preambolo. Era quella sua noncuranza a renderlo socialmente goffo, ma era una caratteristica che Meredith trovava adorabile.

— Non ho nulla in contrario, ma in quale contesto, mio caro?

— Per un viaggio. Mi piacerebbe andare a visitare i campi di Indigofera e studiare il processo attraverso il quale si ottiene il colore indaco, e anche raccogliere altre specie della flora locale. — Christopher attraversò la stanza e si fermò alle spalle di Meredith, osservando il suo riflesso nello specchio del tavolo da toeletta.

— Be’, ho sentito dire che l’India è molto piacevole in questo periodo dell’anno... per chi ama le temperature tropicali e le piogge torrenziali.

— Quindi, mi stai dicendo che preferiresti restare a casa?

— Sto dicendo che vorrei passare insieme a te più tempo possibile, ma che posso rinunciare a questo viaggio in particolare. — Meredith gli sfiorò la mano che lui aveva posato sulla sua spalla.

— Sei un po’ scarmigliata. A meno che... non si tratti di un disordine creato ad arte.

— No — replicò Meredith in tono asciutto, posando sul tavolo con un gesto stizzito la spazzola d’argento. — Non è un disordine creato ad arte.

— Posso aiutarti? — Christopher raccolse la spazzola. — Credo che se solo togliessi qualche forcina qui e spazzolassi questa ciocca... — Le sue mani si mossero tra i capelli di Meredith con la stessa grazia con cui potavano i tanto amati cespugli di rose. — Sai, stai meglio con i capelli sciolti sulle spalle, t’incorniciano meravigliosamente il viso. Che importanza ha se le altre donne si cotonano e si arricciano i capelli, raccogliendoli in alte acconciature? Sono sicuro che riusciresti a dar vita a una nuova moda.

Meredith non riuscì a reprimere un ampio sorriso. Impossibile resistere ai complimenti spontanei di Christopher.

— Ti manca Cecile, vero? — le chiese lui, facendola tornare improvvisamente seria. Aveva intenzione di rimproverarla di nuovo per aver mandato la sua cameriera incontro a una disavventura?

— Non mi riferisco solo alla sua esperienza in quanto ad abiti e acconciature, ma alla sua compagnia — aggiunse, cancellando le rughe di disappunto dalla sua fronte. Le accarezzò i capelli setosi che aveva appena spazzolato. — Oltre a essere una cameriera, è anche la tua migliore amica.

Meredith non ci aveva mai pensato, o meglio, non si era mai soffermata su quell’aspetto, ma Christopher aveva ragione. Era molto affezionata alla calma, paziente, saggia Cecile, con la sua tranquilla riservatezza e i suoi segreti. Cecile era sempre stata presente quando lei aveva avuto bisogno di parlare, ma quante volte Meredith si era fermata ad ascoltare i suoi pensieri più nascosti, i suoi desideri, i suoi problemi, le sue paure? Santo Dio, era davvero una pessima amica! Aveva persino mandato quella poveretta da Covington senza l’assistenza di una cameriera personale!

— Mi manca — ammise. — Spero che stia bene e che si stia divertendo. Dopotutto, è anche possibile che lei riveli tutto a Covington e che lui non si offenda, no? Forse potrebbe tenerla con sé come la sua amante.

— Come tu hai fatto con me? — Il sorriso di Christopher e le sue carezze privarono quelle parole di qualsiasi sarcasmo.

Meredith fece una smorfia e allontanò le mani di Christopher dalla propria scollatura. — Tu non sei certo un mantenuto.

— Non vivo della tua generosità? In pratica, sono un gigolò. I miei insegnanti sarebbero sconvolti se sapessero che il pedante e studioso Whitby è diventato il giocattolo sessuale di una contessa. — Christopher si chinò sulla sua spalla per posare le labbra dove un attimo prima era stata la sua mano.

— Hai dimenticato “stanca” — mugolò Meredith accarezzando i suoi soffici capelli color sabbia. — Una stanca contessa di mezz’età.

Posando le labbra sulla rotondità dei suoi seni, Christopher incrociò il suo sguardo allo specchio. — Non di mezz’età. Una splendida donna matura e sicura di se stessa.

— Oh, mio caro, la mezza età verrà ben presto.

— Anch’io vorrei tanto venire — disse lui in tono malizioso — se solo tu mi permettessi di aiutarti a toglierti il vestito.

— L’ho appena indossato e non hai idea di quanto sia stato complicato allacciare tutti questi bottoni.

— Ti prometto di slacciarli e riabbottonarli uno a uno. Oppure, potrei voltarti così... — Christopher fece seguire l’azione alle parole, girando la sedia affinché Meredith gli fosse di fronte — ...e sollevare il vestito così. E, mio Dio, che cosa vedo? Non porti biancheria intima, monella!

— Ti conosco troppo bene. Con te è assolutamente inutile indossare qualcosa di più di un reggicalze.

Christopher s’inginocchiò ai suoi piedi e fece scorrere le mani lungo le sue cosce, sollevandole ancora di più la gonna. Si chinò e le baciò prima un ginocchio e dopo l’altro, poi posò tanti piccoli baci all’interno delle sue cosce. Deliziosi brividi di piacere la fecero fremere, quando sentì la sua barba ruvida pungerle la pelle delicata e i suoi soffici capelli farle il solletico. Dietro sua esplicita richiesta, Christopher li portava piuttosto lunghi rispetto alla moda maschile del periodo, perché a Meredith piaceva potersi aggrappare a qualcosa mentre facevano l’amore.

Lui le divaricò le gambe e l’attirò a sé, spingendola fin sul bordo della sedia, verso la propria bocca in attesa. Le sue dita affondarono tra le pieghe del suo sesso fremente, separandole delicatamente, come se stesse esplorando un fragile bocciolo. Perché le venivano sempre in mente metafore sui fiori quando pensava al suo adorato Christopher? Poi lui affondò il viso e si nutrì di lei come un colibrì che succhia il nettare da un fiore.

Meredith chiuse gli occhi e gettò la testa all’indietro, perdendosi nelle dolci sensazioni evocate dalle sue labbra e dalla sua lingua che baciavano, leccavano e succhiavano la sua clitoride e la fessura aperta del suo sesso. S’inarcò e gemette. Si aggrappò al bordo del tavolo e allo schienale della sedia per non scivolare, mentre Christopher la stuzzicava e la tormentava con la lingua. Era diventato così esperto nel sesso orale e lei così sensibile al minimo tocco, che non gli ci volle molto per portarla sulla soglia dell’orgasmo.

Meredith si spingeva in avanti, sollevando il bacino dalla sedia. Lui premette delicatamente verso il basso e staccò la lingua dalla sua clitoride per acquietare l’ondata di piacere che stava montando dentro di lei. Meredith respirava affannosamente, come un corridore esausto, mentre lui cospargeva di piccoli baci l’interno delle sue cosce e le labbra turgide del suo sesso. Christopher infilò prima un dito e poi un altro dentro di lei e iniziò a muoverle avanti e indietro, premendo con decisione il pollice contro la sua clitoride eretta.

Meredith fece scorrere le dita tra i suoi folti capelli, freschi e lisci come seta. Le piaceva guardarlo, inginocchiato tra le sue gambe, mentre le dava piacere in quel modo. Aveva avuto molti amanti nella sua vita, alcuni altrettanto abili con la bocca e le mani, ma nessuno di loro era mai riuscito a intenerirla quanto Christopher. La differenza, probabilmente, risiedeva nell’amore che li legava.

Christopher fece scivolare fuori le dita e, afferrando le sue cosce, tornò a leccarle la fica, concentrandosi sulla clitoride con la punta della lingua. Lentamente la riportò all’apice del piacere. Meredith chiuse gli occhi e gemette quando raggiunse il punto più alto e precipitò, in caduta libera, nel vuoto. Lasciandosi cullare dalla meravigliosa sensazione di volare priva di peso, abbandonò il proprio corpo per qualche istante. E quando tornò in sé, Christopher era lì, pronto ad afferrarla e a stringere a sé il suo corpo tremante.

Meredith lo guardò, ancora accovacciato tra le sue gambe aperte, con le braccia intorno alla sua vita e il viso rivolto verso di lei. I suoi occhi brillavano e un dolce sorriso incurvava le sue labbra, mentre osservava trasognato il suo viso. Inginocchiato lì ai suoi piedi, sembrava un pretendente pronto a proporsi. E quando aprì la bocca, per un attimo lei ebbe la certezza che le avrebbe chiesto ancora una volta di sposarlo.

— Sei così bella quando vieni — mormorò Christopher.

La speranza delusa le contrasse lo stomaco, e in quel momento Meredith capì che desiderava sposarlo con tutte le sue forze. Al diavolo il fatto di non potergli dare dei figli! E in quanto alla perdita della propria indipendenza, non gliene importava più nulla. Doveva superare la paura di un eventuale disinteresse di Christopher e dei suoi possibili tradimenti. Non voleva più riferirsi a lui come “il mio amante”, ma come “mio marito e compagno”.

— Che cosa c’è? — Lui inarcò le sopracciglia. — Hai l’espressione di chi ha appena mangiato un sottaceto.

Meredith rise. — Non è niente. Stavo pensando a una cosa.

— Che cosa?

Era il suo momento. Non doveva aspettare che Christopher le proponesse di sposarlo, perché le aveva già detto chiaramente che desiderava il matrimonio quando e se lei fosse stata pronta a dirgli di sì. Doveva solo fargli sapere che aveva cambiato idea.

— Mi... mi sono resa conto che queste sedie sono decisamente troppo piccole. Non sono adatte agli ampi abiti delle donne e ad attività d’altro genere come questa.

— Oh, non saprei... — Christopher si alzò in piedi e le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. — A me sembra che abbia svolto bene il suo compito. Non è nemmeno crollata a terra mentre ti dimenavi.

Meredith si sistemò l’abito e la sottogonna. — Io non mi dimeno, signore. Quando raggiungo l’apice della passione, m’inarco con grazia.

Lui fece una risatina e le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio: — Ti contorci e ti dimeni come una cagna in calore, a dire il vero.

Una scossa d’eccitazione la percorse da capo a piedi udendo quelle crude parole pronunciate dalla sua voce dolce e acculturata. Christopher ricorreva a termini come “cagna” o “fica” molto raramente, e quando occasionalmente uscivano dalla sua bocca Meredith provava un brivido d’eccitazione... come se un prete lanciasse un’imprecazione durante il sermone domenicale.

— Mmm... — gemette. — Vorrei contorcermi e dimenarmi per te ancora un po’, ma purtroppo non c’è più tempo. Siamo attesi dai Featherstone per le sette, e andando avanti di questo passo accumuleremo un ritardo imperdonabile. Se dovessero tenerci la cena in caldo, sarebbe irrimediabilmente rovinata.

— I Featherstone, giusto. — Christopher le succhiò il lobo dell’orecchio e le baciò il collo prima di staccarsi da lei. La sua mano calda abbandonò la vita di Meredith e lei si sentì inspiegabilmente persa.

Prima che lui potesse allontanarsi del tutto, Meredith gli afferrò il polso. — Christopher...

— Sì? — I suoi occhi azzurri la fissarono intensamente e ancora una volta le parole che lei avrebbe voluto pronunciare le morirono sulle labbra.

— Verrò in India con te, se deciderai d’intraprendere questo viaggio. Johnson si occuperà dei miei affari mentre sarò via. Non voglio lasciarti da solo a patire i monsoni e chissà quali malattie tropicali.

Christopher inclinò il capo di lato, come se volesse valutare le sue parole da una prospettiva diversa e leggere il loro significato nascosto. — Non sei costretta a farlo.

— Voglio venire con te — dichiarò lei con fermezza, stringendogli il braccio attraverso la manica della giacca che lui non si era tolto nemmeno quando le aveva dato piacere con la bocca. — Voglio stare con te. — “Nel bene e nel male, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia.” Oddio, stava diventando sdolcinata!

— E io sarò felice di averti con me. — Christopher si chinò su di lei e la baciò. Meredith sentì il sapore del proprio sesso sulle sue labbra e sulla sua lingua.

Christopher si staccò da lei e le prese il viso tra le mani. — Sarà una bella avventura, ti divertirai.

— Sempre, quando sono insieme a te. — Meredith sorrise per alleggerire quel momento, ma quelle parole risuonarono nel suo cuore con profonda sincerità. Sempre.