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Il branco di lupi dei media aveva tolto l’assedio ai cancelli, così Laurent e Matilda poterono finalmente tornare a casa di Mansel Shale. Lui li aveva lasciati dalla madre per qualche giorno in più dopo le vacanze, ma adesso era in pensiero per la loro scuola. Richiamò Denzil e gli chiese di accompagnarlo da Alfie Ivis con la Jaguar. Shale portò con sé la Beretta carica. Oggi voleva arrivare in Jaguar e non in bici, perché questa visita aveva un certo significato, che esigeva un certo stile. Gli piaceva il rumore importante che faceva la Jaguar sul ghiaietto di Alfie. Era sabato e al faro c’era l’intera famiglia di Alfie, quei ragazzini viziati del cazzo dei quali Alfie era responsabile in prima persona, ma non pareva si vergognasse a sufficienza.

Shale ed Ivis si fecero un’altra passeggiata lungo la scogliera. Shale aborriva queste passeggiate, ma qualsiasi contatto con la famiglia di Alfred lo aborriva ancora di più. C’era un po’ di vento e le onde del mare erano piuttosto grosse. Lui non le poteva sopportare, quelle onde pesanti, insistenti, assillanti. Togli di lì le scogliere e quel cazzo di mare avrebbe invaso il paesaggio e distrutto la civiltà. Passò la Beretta a Ivis. «È giunta l’ora di ammazzare W. P. Jantice, Alfred» rese noto. «Quando lo farai, ricordati che potrebbe averci addosso quanto resta di cinquecento sterline che ha preso da me. ’Sti quattrini li rivorrei indietro».

Alfred non prese la pistola, non subito. Era impegnato a sorridere a qualche cormorano o parrocchetto o qualche altra cosa del genere, che volava rapidamente a pelo d’acqua alla ricerca di sardine, con ogni probabilità. «Jantice?» fece Alfred. «Ci sono dei problemi legati alla sua persona, te lo concedo senz’altro, Manse, ma tutto sommato io direi che è sempre una risorsa».

«W. P. io l’ho licenziato, però non basta. Mi giunge voce che da un giorno all’altro i giornali lo sbatteranno in prima pagina per la storia di Sphere Street e della bambina. Se per allora abbiamo ancora qualcosa a che vedere con lui siamo finiti. Panico e Vine non ci guarderanno più in faccia. Non potrei biasimarli: una cosa inumana, una cosa stupida. D’accordo, Jantice aveva le sue ragioni: ma le sue ragioni, per l’appunto. Fallo fuori, Alfred. La polizia vedrà che siamo gente che consegna la merce a tempo debito».

«Con rispetto parlando, Manse, la merce che gli consegneremmo sarebbe uno dei loro, morto per giunta».

«Per loro, W. P. è motivo d’imbarazzo. Non possono certo farlo fuori, ma non lo proteggeranno. Gradiranno così tanto la notizia che è stato levato di mezzo, che non ti daranno chissà quale caccia. La nostra popolarità salirà alle stelle».

«La cosa è difficilotta, Manse» obiettò Alfred. «Jantice sta sul chi va là di ’sti tempi. Ovviamente».

«C’è qualche patto, fra lui e te, Alfred?» domandò Shale.

«Patto?».

«Fallo fuori e sarò disposto a credere che non c’è nessun patto» replicò Shale.

«Manse, con rispetto parlando, tutto questo è assurdo».

«Mettiamo che io l’ho licenziato, però lui seguita ad averci un filo diretto con te, Alfred. Questo non posso accettarlo. Quando vedo che l’hai fatto fuori ci credo, che non ci sono patti. Vabbè, si capisce, perché a quel punto lui è morto, no?».

Proseguirono in silenzio per altri cinquanta metri. Poi Ivis disse: «Be’, ti renderai ben conto, Mansel, che è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ho sparato». Guardò verso il mare, in lontananza, per un poco, ricordando i giorni in cui si faceva fatica, ad affermarsi. «Era l’ottantatré? Se non l’ottantadue. Che ho sparato a qualcuno, intendo dire». Fece un gesto con la mano in direzione di quelle che con ogni probabilità erano anatre, per far capire che a quelle lì invece sparava ancora. «L’ultimo dev’essere stato Big Paul Legge».

«Ma quando sbocciavi la gente e via discorrendo eri ai massimi livelli, Alfred».

«Tu sei troppo gentile, come sempre, Manse» fece quello, prendendo in consegna la Beretta e soppesandola affettuosamente sul palmo della mano.