Epilogo
L’ingegner Giacomo Alfieri-Ferri, tanto fece e tanto si prodigò, usando tutta la sua influenza politica oltre che innumerevoli stratagemmi legali, che bloccò all’ultimo momento la decisione di radere al suolo il Sassello.
Il luogo del ritrovamento di sua figlia Eleonora non poteva essere preso a picconate. Incitato da amici e parenti istituì la Fondazione Eleonora, ricca da subito di un suo personale lascito milionario.
La fondazione si attivò e in poco tempo fu allestito un piano di risanamento e di riqualifica dell’intero quartiere. Il progetto fu affidato all’architetto Domenico Solari di Carona, una delle poche voci levatasi contraria alla demolizione.
Il programma prevedeva un restauro formale degli edifici, un risanamento tecnico e strutturale, e un adattamento funzionale in ragione delle più moderne condizioni dell’abitare.
L’idea si rivelò geniale, perché oltre a sistemare gli alloggi e le attività dei numerosi abitanti, ridando loro dignità, decoro e spazio, costituì una vitale riserva di lavoro per tutta la comunità, durante i bui anni della seconda guerra mondiale.
I lavori furono terminati nel primo dopoguerra e l’avvicinarsi del boom economico ridiede slancio a tutto il rione. Nel quartiere si insediarono numerose attività artigianali, piccoli negozi di prodotti tipici e diversi ristoranti e baretti.
Grazie all’aiuto della fondazione gli affitti rimasero contenuti, nonostante l’aumento del costo della vita, e così la gente continuò a vivere in quel luogo, un tempo buio e malfamato adesso pieno di luce e ricercato da tutti nel centro della “perla del Ceresio”.
Al Sassello c’erano vita, operosità e allegria. Le strade e le vie non erano deserte e desolate come le altre parti del centro, dove gli uffici e le attività commerciali la facevano da padrona.
I turisti prediligevano quel luogo, particolare, unico, fatto di stradine e vicoli, corti e cortili, scale e scalette, archi, portici e ballatoi. Dove a ogni angolo si potevano fermare e assaporare un prodotto locale, comprare un oggetto irreperibile altrove o cenare in una corte in un’atmosfera medievale, a volte gotica ma incomparabile.
La fama del quartiere oltrepassò i confini locali e nazionali e le cartoline che mostravano gli angoli più affascinanti fecero il giro del mondo.
Il 30 novembre del 2000 una notizia senza precedenti scombinò gli abitanti di Lugano, ma anche quelli del Cantone Ticino. Il quartiere Sassello tanto vituperato, tanto osteggiato da rischiare di essere demolito, fu dichiarato dall’Unesco, assieme ai Castelli di Bellinzona, patrimonio dell’umanità.