Il saggio comandante

Il Sun Tzu rivolge i suoi consigli al generale, cioè a colui che detiene il comando durante una battaglia. È il comandante saggio, uno straordinario esempio di abilità e buon senso. Parla con autorità, agisce con vigore, è pieno di risorse, in armonia con le strutture profonde del mondo. Domina il campo di battaglia. In questo saggio, partendo dall’analisi delle sue qualità individuali e della loro correlazione reciproca, cominciamo a costruire un’immagine di questa saggezza quale si estrinseca nell’essere umano. Il testo suggerisce alcuni tratti, ma non crea un ritratto completo. Descriveremo innanzitutto il modo di essere del comandante saggio, e poi illustreremo i modi in cui si manifestano le sue doti, comprese l’audacia e la capacità di raggiro.

Questa descrizione non si basa su una figura storica dell’antica Cina. Si cerca, al contrario, di personificare un certo ideale di saggezza, mostrando come concezioni che appaiono lontane e irraggiungibili possano in realtà essere applicate nella vita quotidiana. In questo modo, possiamo identificare alcuni esempi di persone che incarnano tale saggezza e che possono trasmetterla agli altri. A un esame più attento, possiamo scoprire qualche aspetto nelle sue caratteristiche e azioni che rispecchia la nostra esperienza personale in situazioni di conflitto.

In questo modo, un personaggio quasi mitico diventa più umano e raggiungibile. Rappresenta un modello che sentiamo di poter emulare e un esempio di disciplina concretamente applicabile. Proprio come le affermazioni del testo, che con poche parole possono cambiare il nostro modo di pensare, l’immagine del comandante saggio può guidare le nostre azioni nelle sfide più difficili. Ci mostra come cogliere il Tutto, come vincere senza combattere.

Le operazioni militari

Per definire al meglio la figura del comandante saggio, dobbiamo prima stabilire cosa intendiamo con il termine “operazioni militari”. In linea generale, questa definizione si riferisce a un’applicazione pratica della forza, che si concretizza principalmente nell’esercito. Ogni atto fisico e mentale è un esercizio di forza. Le operazioni belliche non sono altro che l’intensificazione di una comune attività umana.

La forza è neutrale. Assume però tratti di aggressività quando si adotta un punto di vista limitato, insistendo affinché gli altri si adeguino alle nostre richieste. L’aggressività è sempre distruttiva, anche per chi la esercita (capitolo 3):

Se il generale cede alla propria rabbia e dà ordine ai suoi uomini di lanciarsi all’assalto delle mura come formiche brulicanti,

Un terzo degli ufficiali e dei soldati cadrà senza che la città fortificata sia espugnata –

Tali sono gli effetti disastrosi di simili attacchi.

Le operazioni belliche sono un’espressione di tale forza, usata in questo caso per proteggere l’integrità dello Stato. Ovviamente, quando parla di Stato, il Sun Tzu fa riferimento a un’entità politica. Tuttavia, il termine può riferirsi anche a qualsiasi organismo che rappresenti una prospettiva d’insieme. Può essere la famiglia, il clan, la cultura o la società. Può essere anche la mente del singolo individuo. Il termine “protezione” indica il mantenimento dei limiti, che assicurano l’integrità del Tutto; permettono alla vita di svilupparsi al loro interno e consentono un adeguato scambio tra l’interno e l’esterno. Protezione significa rispettare e garantire la propria sicurezza, sia mantenendosi all’interno dei limiti, sia esplorando ciò che si trova al di fuori di essi – in altre parole, attraverso la difesa o la conquista. Significa anche assicurare il benessere di qualunque cosa lo Stato reputi necessaria per la propria esistenza.

Il bisogno di protezione è un aspetto fondamentale dell’esistenza all’insegna del dualismo. Di fatto, lo scontro o la contrapposizione si manifestano in ogni situazione nella quale ci sia un “dentro” e un “fuori”, una distinzione tra la nostra posizione e un’altra. Il contrasto può essere così tenue e irrilevante da passare quasi inosservato. Potrebbe anche trattarsi di una forza creatrice, poiché non è necessariamente negativo o distruttivo. Svolgere una qualsiasi azione di tipo fisico o mentale significa vincere la resistenza opposta da questa contrapposizione. In guerra lo scontro diventa estremo, difficile e fortemente distruttivo. L’esercito esiste per fronteggiare situazioni di questo genere.

Oltre a rappresentare il principio di protezione, l’esercito è lo strumento attraverso il quale una società esprime le sue risorse nell’affrontare periodi di crisi e di profondo cambiamento. Può trattarsi di catastrofi naturali, se il nemico è rappresentato dalle inondazioni e dalla carestia. Può essere una crisi dovuta a cause umane, come la guerra, oppure ogni occasione in cui la nostra mente è offuscata dalla confusione. Sono situazioni estreme che richiedono scelte difficili riguardanti creazione e distruzione, vita e morte. In questo caso, l’esercito funge da contenitore all’interno del quale la società o l’individuo possono ristabilire la propria identità minacciata da un pericolo immane. L’esercito in grado di avere una visione d’insieme protegge la vita.

Il Sun Tzu illustra tutti questi principi. Il testo afferma che il conflitto sorge spontaneamente ed è inevitabile, e che la protezione è uno dei compiti normali svolti dall’esercito. Spiega inoltre come affrontare il caos e cambiare in profondità. E in tutti i casi il Sun Tzu mostra come assumere la visione d’insieme – superando la reazione aggressiva spontanea al conflitto e scoprendo le possibilità di vittoria. Come dice il testo (capitolo 3):

Perciò, ottenere cento vittorie in cento battaglie non è prova di suprema abilità.

Sottomettere l’esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità.

Una lettura attenta e contemplativa del testo permette di coglierne appieno la profonda saggezza. Contemplare significa essenzialmente creare uno spazio protetto dal quale osservare le cose. Proprio come curare un giardino significa osservare e occuparsi dei semi che abbiamo piantato, l’approccio contemplativo permette di vedere le cose in maniera semplice e lineare. Non stiamo dicendo di contemplare ogni minimo dettaglio, bensì di aprire la mente alla relatività del mondo.

Una famosa storia zen racconta di un sapiente in visita a un monastero. Lo scopo apparente della sua visita è approfondire lo Zen, ma non può fare a meno di arringare il maestro sulla teoria e sulla dottrina buddhista. Il maestro ascolta educatamente e versa il tè. Come il suo ospite, continua e continua, versando il tè finché la tazza non è colma e il liquido comincia a tracimare sul tavolo. Senza bisogno di parole, sta spiegando che la mente dell’ospite è troppo piena per apprendere elementi nuovi.

La contemplazione è un normale stato d’animo che tutti gli esseri umani sperimentano. Consiste principalmente di apertura mentale e attenzione. Ce ne accorgiamo quando siamo colpiti da una scena particolarmente bella: la mezzaluna che brilla argentea attraverso le nuvole, l’azzurro intenso del cielo in una fredda mattina invernale. Lo stato d’animo contemplativo è l’informe ispirazione creativa che si manifesta nelle arti plastiche ed espressive, nonché in quella che gli atleti chiamano “la zona”. Viene coltivato in qualsiasi disciplina fisica o mentale che richieda la nostra massima concentrazione. Questa caratteristica è comune sia al comandante militare, capace di cogliere la totalità nel caos della battaglia, sia al vasaio, che trae una forma unica da un’informe massa d’argilla.

La contemplazione permette di sperimentare l’esperienza diretta, anziché limitarsi alla semplice teoria. Il lettore del Sun Tzu trova un testo nel quale le secche frasi simili a slogan si compenetrano con la sua intelligenza e consapevolezza. Si apre così un dialogo tra il testo e il lettore che apporta significati sempre nuovi, a mano a mano che cresce la comprensione del lettore.

Ma l’efficacia dell’approccio contemplativo risiede non nella lettura o nella scoperta di analogie, bensì nella consapevolezza che il potenziale di ogni cosa nasce nell’attimo contingente. È così che il comandante saggio trae forza da “risorse inesauribili” e scopre come ottenere vittorie che “non possono essere decise in anticipo”. È così che il lettore diventa un membro di questa stirpe di saggi.

Essere

Secondo il Sun Tzu, il segreto per vincere sta nel conoscere gli elementi che compongono la situazione e agire su di essi in modo da utilizzare a nostro favore il loro potere intrinseco. Il testo definisce shih tale potere. Per accedere allo shih, bisogna prendere in considerazione la natura delle cose. Non è necessario cambiarla per ottenere la vittoria.

Il comandante saggio comincia dall’analisi di se stesso. Il suo primo obiettivo non è “cosa fare”, bensì “come essere”. Essere semplicemente se stessi conferisce un potere spesso trascurato nello sforzo di essere qualcun altro. Una roccia è una roccia e un albero rimane un albero. Ma il testo dice (capitolo 5):

Riguardo alla natura dei tronchi d’albero e delle rocce –

Quando sono su un terreno pianeggiante, sono statici.

Quando vengono agitati, si mettono in moto.

Quando sono quadrati, restano immobili.

Quando sono rotondi, si muovono.

Così, lo shih dell’abile condottiero, che si appresta a condurre un esercito in battaglia, è paragonabile al far rotolare rocce rotonde da una montagna alta mille jen.

Le rocce che rotolano giù dalla montagna diventano un torrente inarrestabile.

Poiché il comandante saggio è in armonia con la sua essenza più profonda, non fa paragoni con gli altri. Non si trova mai a disagio e non ha bisogno di apparire più di ciò che è. Non c’è alcuna discrepanza tra le sue parole e le sue azioni, egli agisce sulla base della propria forza. La sua mente è libera, e può così cogliere le opportunità migliori in ogni circostanza.

Il comandante saggio non ha bisogno di fingere, poiché ha accettato la propria essenza. Per questo motivo è gentile, non ha bisogno di aggredire, né di forzare le cose a essere ciò che non sono. La sua gentilezza non si basa sulla logica dell’etica e le sue azioni non sempre sono in sintonia con i tradizionali standard di comportamento.

La profonda conoscenza di sé permette al comandante di essere un uomo saldo e sicuro come una roccia, che non rischia di aggrapparsi al suo status e che ha ben chiaro ciò che vuole. Egli rappresenta un punto di riferimento per coloro che lo circondano, i quali a loro volta possono vivere con serenità la propria intima essenza. Ciò semplifica ogni situazione, eliminando la confusione alla radice. Conscio del proprio essere e del proprio ruolo, il comandante saggio ha già raggiunto gran parte del suo scopo.

Poiché le sue azioni irradiano un’aura di completezza, esse trasmettono una profonda convinzione. Per questo motivo gli altri si fidano di lui, credono in ciò che dice e in ciò che fa. Egli può così guidare le persone e assicurare il benessere dello Stato (capitolo 3).

Ora, il generale è la salvaguardia dello Stato.

Se la salvaguardia è completa, lo Stato sarà indubbiamente forte.

Se la salvaguardia è incompleta, lo Stato sarà sicuramente debole.

Quando il comandante saggio guida le truppe in battaglia, i soldati devono seguirlo senza esitazione. Egli si impegna a fondo per conquistare la fiducia e la lealtà dei soldati, occupandosi di loro e conoscendoli uno a uno. Grazie all’innata curiosità nei confronti della natura umana, il comandante saggio instaura un legame intimo e personale con le sue truppe (capitolo 11).

E così, colui che è esperto nell’organizzare le operazioni militari prende per mano i suoi uomini come se conducesse una sola persona,

Di modo che nessuno possa indugiare.

Ogni occasione è valida per rinforzare il legame con i soldati, e ogni singola interazione permette di approfondirlo. Andando in trincea insieme alle truppe, il comandante saggio sperimenta di persona la loro situazione.

La lealtà si basa soprattutto sull’ammirazione. Si sviluppa quando le persone apprezzano ciò che fanno e, a loro volta, ottengono in cambio un sentimento analogo. Il comandante saggio si guadagna la lealtà delle truppe esprimendo per primo la sua ammirazione nei loro confronti, anche nelle occasioni più insignificanti. Non perde mai l’opportunità di conquistare la fiducia di qualcuno e non trascura mai nessuno. In questo modo, riesce a trasformare tanti singoli individui in un’entità compatta, un esercito che lo seguirà ovunque, anche nelle condizioni più estreme (capitolo 10).

Egli tratta i soldati come se fossero suoi figli,

Per questo essi lo seguiranno nelle vallate più profonde.

Egli considera i soldati come suoi figli prediletti

Per questo essi non temeranno di morire insieme a lui.

La sua innata curiosità si manifesta nel rispetto per l’intelligenza dei soldati. Perfino la negatività può non essere un ostacolo, purché venga gestita in modo ragionevole. Il rispetto reciproco rinforza il legame tra il comandante saggio e le truppe.

I legami rafforzati dal contatto intimo e dal rispetto reciproco preparano il terreno per il duro addestramento e le difficili prove che attendono le truppe. La socializzazione costante e il rafforzamento dei valori sono elementi necessari per la coesione dell’esercito. Ma è proprio attraverso questo tipo di sforzo che i legami possono trasformarsi in fedeltà assoluta.

Il comandante saggio aggrega tanti singoli individui in un esercito compatto grazie all’impegno e alla disciplina. L’impegno è un processo continuo e costante, che va al di là della semplice alternanza “in servizio” e “fuori servizio”; in questo modo si evita il circolo vizioso impegno-esaurimento-ripresa (capitolo 10).

E così, chi è esperto nelle operazioni militari

Quando agisce non commette errori,

E una volta in azione, le sue risorse sono inesauribili.

Impegnarsi significa non cedere mai, ma senza esagerare. Si tratta di dominare il vento più che di spingere un masso sopra una collina. Il comandante saggio stimola l’impegno delle truppe sviluppando in loro un forte senso di partecipazione al raggiungimento dell’obiettivo (capitolo 1).

Il cielo comprende yin e yang, freddo e caldo, il susseguirsi delle stagioni.

Seguirlo o opporvisi determina la vittoria militare.

L’impegno del comandante saggio consiste nell’“essere in armonia con il mondo”, scoprire l’energia intrinseca e trarne vantaggio. Può essere semplice come non combattere in salita o non attraversare un fiume dopo un temporale. Ma può anche trattarsi di un’impresa eccezionale, come «nascondersi sotto le nove terre e muoversi rapidamente sopra i nove cieli». Il comandante saggio non si stanca mai perché, anziché perdersi in un’altra dimensione, riesce a “seguirla”.

L’impegno inteso in questo modo è il risultato di una disciplina spontanea. In genere, si associa la disciplina all’applicazione di una serie di regole esterne al fine di migliorare il proprio carattere. Spesso si tratta di un corpo estraneo che non si integra mai perfettamente. Dal canto suo, il comandante saggio sviluppa una disciplina spontanea basata sull’ammirazione nei confronti del mondo che lo circonda, ai cui modelli egli si adegua. Se quando si ama il proprio corpo, ci si nutre con alimenti sani anziché ricorrere alle diete, così il comandante saggio ammira ciò che lo circonda, svolge il suo compito con vigore e interesse, anziché sentirsi costretto a un lavoro ingrato. La disciplina spontanea lo riporta costantemente al suo impegno e lo salvaguarda dal ricorrere a una prospettiva più limitata.

Sfruttare il caos

Il comandante saggio è pronto per la battaglia. Puro e autentico, infonde fiducia nei suoi soldati. Ha una visione globale della situazione e può così reagire sfruttando ogni risorsa. La sua forza è al massimo ed è continuamente alimentata. Può contare sulla fedeltà assoluta dei suoi soldati, pronti a seguirlo anche nelle situazioni più pericolose.

Ma il campo di battaglia, come del resto la vita, è imprevedibile, in balìa del caos e dell’incertezza. Generalmente, il caos è il disordine esistente tra l’ultimo ordine di cui si è a conoscenza e l’ordine futuro ancora da realizzarsi. È una fase pericolosa e incerta, nella quale ogni elemento di solidità sembra sgretolarsi.

Il caos rappresenta una grande sfida per il generale. Se egli stesso è caotico, la sua capacità di gestire la situazione risulta fortemente indebolita (capitolo 10):

Se è disordinato e incapace di imporre la disciplina.

E il risultato della sua personale confusione è un esercito disorientato e inefficiente (capitolo 10):

Quando il generale è debole e non ha autorità,

I suoi ordini e le sue intenzioni non sono chiari,

Gli ufficiali e le truppe saranno incostanti,

Le formazioni nelle operazioni militari confuse.

Ma il comandante saggio adotta sempre la visione d’insieme. Pur nella massima confusione, egli sa discernere l’ordine che viene comunque generato dal caos. Allo stesso modo, un uragano il cui percorso lungo la costa è imprevedibile è un fenomeno che rientra in uno schema meteorologico ben riconosciuto (capitolo 5).

Ordine e caos dipendono dall’organizzazione.

Coraggio e codardia dipendono dallo shih.

Forza e debolezza dipendono dalla forma.

Il caos e l’ordine sono due facce della stessa medaglia. Insieme costituiscono la totalità della nostra esperienza, il bene e il male, la luce e il buio – mostrano come ogni cosa sia collegata e in costante mutamento. Se assumiamo una prospettiva limitata, il caos e l’ordine ci appaiono come due opposti. Ma per adottare la visione d’insieme, il comandante saggio deve saper cogliere la totalità di questi due aspetti. Egli sta nell’ordine insito nel caos e così, per lui (capitolo 5):

La lotta è caotica eppure non si è soggetti al caos.

Sebbene il caos sia in genere una fase difficile e faticosa, è anche dinamica, una fase di grande creatività e sviluppo. Il comandante saggio ammira le potenzialità insite nel caos. Poiché non è statico sulle sue posizioni, il caos non rappresenta una minaccia per lui. Non è frenato dall’incertezza. Anziché cedere all’impulso di controllare il caos quando questo si manifesta, il comandante saggio attende e lascia che la situazione si risolva da sé.

Questo atteggiamento fiducioso assomiglia alla tradizionale pazienza, in quanto il comandante saggio si astiene dall’agire. Ma più che un atto di sopportazione, è un lasciare che le cose seguano il loro corso. Si perdono le battaglie, ma si vince la guerra (capitolo 9).

Quando è piovuto a monte del fiume, il flusso dell’acqua diventa impetuoso.

Non guadare il fiume, ma aspetta che la corrente si calmi.

Il caos si rivela quindi una fase in cui il comandante saggio può agire con la massima efficacia. Egli può sfruttare il caos a suo vantaggio, come alleato contro posizioni fortemente statiche. Il caos mina la stabilità, sgretolandone le basi senza bisogno di un confronto diretto. Cercare di sconfiggere la stabilità creando posizioni ancora più solide serve solo a innescare un processo di escalation.

Poiché il comandante saggio osserva e si trova a suo agio nel caos, riesce a intuire con chiarezza lo svolgersi degli avvenimenti. In questo modo, capisce quando si sviluppa lo shih e può agire nel momento in cui un piccolo gesto si rivelerà più decisivo di uno sforzo tremendo nel momento o nel posto sbagliati (capitolo 3).

La vittoria si ottiene quando si è preparati a ogni imprevisto.

Permettere a una situazione caotica di svilupparsi è un atto che richiede coraggio, poiché accadrà spesso che sulle brevi distanze le cose peggiorino anziché migliorare e c’è sempre la possibilità che qualcosa di prezioso venga danneggiato. Ma nel passaggio dal caos all’ordine, non sempre gli eventi si svolgono in maniera lineare, per cui è necessario lasciare che seguano il loro corso. Ottenere un risultato sostanziale a lungo termine è più importante che eliminare le cause immediate di ira e disagio. Il comandante saggio lascia che la situazione segua il suo corso e, con pazienza, attende il momento giusto per sferrare il colpo decisivo.

Di fronte al caos o al conflitto, egli non perde di vista la prospettiva d’insieme. Qualunque sia il terreno, egli pensa sempre in termini più ampi. Sgombrando la mente da considerazioni immediate o a breve termine, sospendendo il suo giudizio abituale, egli osserva lo spazio che circonda le cose.

Pur avendo sempre presente l’obiettivo finale, il comandante saggio lascia che gli obiettivi intermedi cambino e si sviluppino in maniera spontanea. Gli obiettivi intermedi sono spesso strettamente collegati e in contrasto tra loro. Eppure, benché cambino forma e posizione, non influiscono sull’obiettivo finale. Il comandante saggio non si aspetta un comportamento particolare da parte loro e, in questo modo, evita le scaramucce inutili. Pur avendo presente ogni minimo dettaglio, il comandante saggio non perde di vista il tutto.

L’esempio migliore di quanto appena detto è rappresentato dal modo in cui affronta i problemi. Di solito, un problema sorge quando si mantiene una prospettiva troppo rigida che col tempo si dimostra essere limitata. Affrontare un problema senza andare oltre le apparenze spesso rafforza l’idea che ha dato origine al problema stesso. Grazie alla visione d’insieme, il comandante saggio ha ben chiaro sia il problema, sia la sua soluzione. In questo modo, riesce a cogliere le possibilità celate allo sguardo dei più e ottenere la vittoria che essi non vedono (capitolo 4).

Non è abile chi prevede una vittoria che chiunque potrebbe conseguire.

Vincere in una battaglia universalmente considerata difficile non è vera abilità.

Il comandante saggio nel mondo

Il Sun Tzu ammette che il conflitto è doloroso e distruttivo, e che per affrontarlo sono necessarie misure estreme e interventi decisivi. Ciò vale per il conflitto nella sua totalità e in particolare per il comandante saggio, che cerca la vittoria sul nemico.

In base a quanto affermato dal testo sulle qualità del comandante saggio – “conoscenza, affidabilità, coraggio e fermezza” – possiamo dire che non è il ritratto tradizionale di un cittadino modello. È disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, compresi quegli atti che potrebbero normalmente non essere considerati accettabili da parte di una persona saggia. Si serve di spie, inganna e porta molti soldati alla morte sul campo di battaglia. Non adotta alcun modello di comportamento, se non quelli necessari per ottenere la vittoria finale. Non è mai ciò che gli altri si aspettano che sia, non è mai nel luogo in cui lo si cerca e non è in alcun modo prevedibile.

Il comandante saggio agisce senza curarsi di ciò che gli altri pensano dei suoi metodi o della sua reputazione. Avendo come obiettivo finale la vittoria, non è costretto alla ragionevolezza e al compromesso, ma userà ogni mezzo per motivare le persone allo scopo di creare uno shih favorevole (capitolo 11).

Perciò –

Non cercare alleati.

Non mostrarti mite.

Basati sui tuoi interessi.

Intimorisci il tuo avversario

Così il paese nemico potrà essere conquistato e le sue città fortificate sottomesse.

Abbiamo visto che il comandante saggio considera i suoi soldati come dei figli: in questo modo, egli crea un esercito fedele che lo seguirà in qualsiasi battaglia (capitolo 10). Ma egli non esita a sostituire l’amabilità con la durezza, se ciò serve a produrre lo stesso effetto (capitolo 11):

Incitali con le azioni, non con le parole.

Incitali con i pericoli, non con i vantaggi.

Di fatto, il comandante saggio può usare qualsiasi mezzo quando è in gioco la vittoria finale. Ogni sua azione è finalizzata al risultato. Può impedire l’annientamento del nemico in battaglia, se non è necessario. Ma ciò non significa che non sia disposto a ricorrere a mezzi estremi. Come dice il testo, potrebbe arrivare a dar fuoco alle persone e anche a uccidere il generale nemico, se ciò servisse a evitare lo scontro diretto tra le sue truppe e quelle nemiche (capitolo 11):

E così, il comando delle operazioni militari ~

Consiste nel comprendere lo scopo del nemico. ~

Concentrare le tue forze in un’unica direzione. ~

Percorri anche mille li per uccidere il generale nemico. ~

Qual è il limite alle azioni audaci e spregiudicate del comandante saggio? C’è qualcosa che le distingue dalle azioni brutali ed egocentriche di un tiranno? Mettendo in atto tutto quanto è necessario per vincere, il comandante saggio trasmette agli altri la visione d’insieme che essi non sono in grado di vedere. Le sue azioni non sono limitate ed egocentriche poiché abbracciano la prospettiva di entrambi i contendenti, amici e nemici. Il comandante saggio cerca una soluzione al conflitto in accordo con la prospettiva d’insieme. Come dice il testo (capitolo 10):

Cerca solo di risparmiare i suoi uomini.

Il segreto per questa abile riuscita è la conoscenza, che secondo il testo è la dote principale del comandante saggio. Si tratta di conoscere la miriade di dettagli nel quale è strutturato il mondo. Chi ha addestrato gli ufficiali? Qual è la forma delle montagne e delle foreste? Qual è la strategia dei signori feudali? La sua conoscenza di questi dettagli dev’essere accurata, precisa e sicura. Ma il testo sottolinea che non si tratta di semplici informazioni (capitolo 3):

E così, nelle operazioni militari:

Se conosci il nemico e conosci te stesso, ~

Nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo. ~

Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, ~

Le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta. ~

Se non conosci né il nemico né te stesso, ~

Ogni battaglia significherà per te sconfitta certa. ~

Per il comandante saggio, conoscere se stesso significa essere semplicemente e onestamente se stesso. Partendo da questo orientamento base, egli sviluppa una spontanea ammirazione per l’ambiente che lo circonda. La conoscenza non è più una lotta, e il mondo si rivela finalmente ai suoi occhi. Conoscere non è più un duro processo di accumulazione, poiché si basa sull’ammirazione e sulla creazione di legami personali con il mondo. La conoscenza del comandante saggio diventa una percezione obiettiva, nella quale gli elementi non sono più visti in opposizione l’uno con l’altro, ma sono giudicati da un punto di vista spassionato.

Tenendo sempre a mente la visione d’insieme, il comandante saggio vede con chiarezza sia i dettagli del mondo, sia il contesto in cui questi dettagli si manifestano. Considerando contemporaneamente i due aspetti, comincia a cogliere le strutture che i dettagli formano. Cogliendo le interconnessioni reciproche, conosce su quali linee si svilupperanno. Eppure non vi è certezza sul comportamento di ogni singolo elemento. Ma è in questo modo che il comandante saggio comincia a leggere il mondo e vedere il Tao delle cose.

Conoscendo la struttura intrinseca del mondo, il comandante saggio riesce ad andare oltre il significato esteriore dei fenomeni per raggiungere la loro essenza. Il nucleo contiene tutte le caratteristiche di un elemento, ma non determina esattamente come ogni dote si manifesterà. Un seme di papavero farà sicuramente spuntare un fiore, ma ogni papavero sarà diverso dall’altro. Il comandante saggio che conosce il mondo potrà così agire sul tutto partendo da ogni singolo elemento. Dal sorriso di una persona potrà capire le sue intenzioni. Dal tono di voce, riuscirà a percepire ogni sfumatura del suo messaggio. È un processo banale ma molto efficace: è la conoscenza profonda di tutto (capitolo 10).

E così, si dice –

Se conosci il nemico e te stesso, ~

La vittoria sarà indubbia. ~

Se conosci la terra e il cielo, ~

La vittoria sarà totale. ~

Conoscere cielo e terra in ogni loro manifestazione – il terreno e il tempo, gli ostacoli e le possibilità, il particolare e il molteplice – permette al comandante saggio di allargare la propria conoscenza dal particolare al generale. In questo modo è vittorioso in battaglia. La conoscenza guida le sue abili azioni fino alla vittoria finale. Ottiene vittorie che gli altri non possono vedere, vittorie indiscutibili e schiaccianti (capitolo 4).

Perciò vale il detto: “Si può sapere come vincere, senza necessariamente vincere”.

Grazie alla sua conoscenza del mondo, il comandante saggio comincia a modificare l’apparenza dei dettagli e delle strutture, allo scopo di ottenere la vittoria. Ciò significa ingannare, ovvero controllare ciò che gli altri vedono e, di conseguenza, orientare le conclusioni che traggono. L’inganno di solito ha una connotazione negativa, come la manipolazione, poiché entrambi nella mentalità comune sono finalizzati al raggiungimento di obiettivi egoistici. Se si allontanano le persone dai propri obiettivi e dalle proprie speranze, queste si sentono ingannate o tradite.

Il comandante saggio, tuttavia, considera l’inganno un mezzo per trasmettere agli altri la visione d’insieme, che comprende anche i loro obiettivi, senza bisogno di futili battaglie. Egli porta il nemico esattamente dove vuole, in senso sia metaforico sia letterale, orientandone le percezioni del mondo. Se l’inganno ha uno scopo limitato, non mira a soddisfare un interesse particolare: si tratta in realtà di una tappa verso la vittoria finale.

Il comandante saggio intuisce chiaramente le percezioni e le proiezioni degli altri e in questo modo capisce verso cosa propendono. Modella il terreno in modo da ingannarli, con azioni che si adattano alla prospettiva del nemico come un guanto si adatta alla mano (capitolo 6).

Modificare la propria tattica adattandosi al nemico è ciò che si intende per “divino”.

Il comandante saggio non mantiene una posizione né un’identità fisse. In questo modo, è libero di essere ciò che è necessario che sia per ottenere la vittoria finale. Se è completamente coinvolto nella forma che assume, la sua manifestazione sarà del tutto autentica.

Attraverso l’inganno, il comandante saggio impedisce agli altri di conoscere i suoi metodi e le sue intenzioni. Può diventare del tutto inafferrabile, impossibile da raggiungere dallo spionaggio del nemico. Spesso appare l’esatto opposto di ciò che è (capitolo 1):

Così, quando sei capace, fingi di essere incapace.

Quando sei attivo, fingi di essere inattivo.

Quando sei vicino, fingi di essere lontano.

Quando sei lontano, fingi di essere vicino.

La conoscenza è alla base dell’azione del comandante saggio. Conoscendo bene il nemico e prevedendo in anticipo le sue manovre, gli astuti raggiri del comandante ne neutralizzano l’azione e ne annullano gli obiettivi (capitolo 6).

Contro un attacco abile, il nemico non saprà dove difendersi.

Contro una difesa abile, il nemico non saprà dove attaccare.

Può trattarsi di un inganno banale, come confermare le proiezioni delle altre persone. In questo caso, il comandante saggio non agisce, ma lascia che la proiezione si manifesti senza ostacoli né resistenze. Poiché egli non è legato a una posizione fissa, la proiezione non lo cattura e non è per lui una minaccia. Se resistesse, si troverebbe coinvolto in una scaramuccia irrilevante che potrebbe distoglierlo dalla vittoria finale. Non intervenendo sulla proiezione del nemico, lascia l’iniziativa in mano sua e attende che lo shih si manifesti in suo favore.

Il comandante abile sa creare un’irresistibile nuova realtà in grado di sostituire quella in cui il nemico agisce. In una limpida notte in campagna, molte stelle brillano in cielo, ma quando sorge il sole, è come se le stelle sparissero. Il comandante saggio attira l’attenzione del nemico verso un punto in particolare, rendendo invisibili altri elementi dell’insieme.

L’inganno più riuscito consiste nel far esistere qualcosa che non esiste per far sparire ciò che esiste. In questo modo, il comandante saggio si cela agli occhi delle persone (capitolo 6):

Se invece non desidero dare battaglia, segnerò sul terreno una linea da difendere e il nemico non potrà darmi battaglia.

Con false tracce lo indirizzerò nella direzione sbagliata.

Ma poiché il comandante saggio non è statico sulle sue posizioni, non ha neppure bisogno di ricorrere a questo vittorioso inganno. L’inganno passa perlopiù inosservato e la massima disonestà non lascia tracce.

La vittoria

Secondo il Sun Tzu, la vittoria è palese solo nell’attimo in cui si verifica (capitolo 1).

Questi sono gli stratagemmi militari vittoriosi dei nostri avi.

Non possono essere tramandati in anticipo.

Come fa allora il comandante saggio a trovare la vittoria? Anche in questo caso, bisogna fare riferimento alla conoscenza – prima di tutto di se stessi e poi degli altri – quale fonte di ogni azione riuscita. Affidandosi alla propria autenticità, egli prepara il terreno per la vittoria nelle sue azioni, nell’ambiente che lo circonda e, soprattutto, nella sua mente (capitolo 8).

E così, il metodo per organizzare le operazioni militari insegna –

A non contare sul mancato arrivo del nemico,

Ma a fare affidamento sulla tua preparazione.

A non contare sul mancato attacco del nemico,

Ma a fare affidamento sulla tua inattaccabilità.

Il comandante saggio non ha bisogno di controllare e manipolare gli altri. Più che all’accumulo di forze, la sua strategia mira al consolidamento di una posizione al riparo da ogni attacco. La sua prospettiva prepara le condizioni per la “non sconfitta” (capitolo 4).

Chi è abile in battaglia si attesta sul campo in posizione di vantaggio

E non si lascia scappare alcuna situazione che porti il nemico alla sconfitta.

Perciò, nell’operazione militare vittoriosa prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia.

Nell’operazione militare destinata alla sconfitta prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria.

In questo modo si resta completamente al riparo da ogni attacco, rimanendo inaccessibili. Se non riesce a focalizzare l’obiettivo, il nemico non ha nulla contro cui combattere (capitolo 4).

Coloro che nel passato eccellevano nella difensiva, sapevano nascondersi sotto le nove terre e muoversi rapidamente sopra i nove cieli,

In modo da preservare le loro forze e ottenere una vittoria completa.

Il comandante saggio evita la disfatta sconfiggendo la propria aggressività. Non la ignora né vi indulge. Abbandonarsi all’aggressività significa entrare in una spirale distruttiva, che può risultare devastante e condurre all’annientamento del nemico. In questo modo, però, ci si espone alla sconfitta. Come dice il testo, il generale che non sa controllare la rabbia porta distruzione tra il nemico e tra le sue stesse truppe.

L’aggressione dà al nemico qualcosa contro cui combattere. Ciò crea difficoltà al generale in battaglia. Il comandante saggio controlla l’aggressività creando degli spazi che alleggeriscono la tensione e, paradossalmente, permettono di tenerla sotto controllo. È come tenere a bada un toro lasciandogli un ampio spazio dove pascolare.

Con la mente così orientata verso la vittoria, il comandante saggio crea sia le condizioni per la disfatta del nemico, sia la capacità di capire il momento in cui ciò si verifica. In questo modo, ha già vinto prima ancora che la battaglia abbia inizio.

Il comandante saggio crea le basi per la vittoria estendendo le condizioni della “non sconfitta” all’interno del mondo. Può farlo grazie all’intima conoscenza delle forme di tali condizioni, della loro composizione e di come funzionano. Ogni suo atto reitera e sostiene la prospettiva di vittoria, generando una continua attività strategica, finché la situazione vittoriosa non si manifesta spontaneamente. Il testo parla di «imponenza» che «intimorisce l’avversario» (capitolo 11).

L’imponenza del comandante saggio non è statica. È sensibile e ricettiva al cambiamento costante delle condizioni, cosicché la sua azione risulta sempre tempestiva e adeguata (capitolo 6).

Affidati alla forma per vincere sul nemico numeroso.

E quest’ultimo non riuscirà a capire come hai fatto.

Tutti vedono la forma con cui ho vinto,

Ma nessuno sa cosa mi porta a decidere la forma della vittoria.

Il comandante saggio prepara il terreno e rende partecipi i suoi soldati della possibilità di vittoria. Modifica la propria formazione e l’ambiente circostante in modo da limitare le possibilità di azione del nemico. Concede agli avversari solo le alternative da lui volute e li conduce esattamente dove vuole. Il comandante saggio ottiene la vittoria quando il nemico non ha altre possibilità e sceglie ciò che gli viene offerto. La vittoria è completa quando il nemico considera questa scelta la migliore possibile e non si rende conto di essere stato indotto a ciò (capitolo 5).

Chi è abile nel manovrare il nemico

Lo costringe a una forma che il nemico dovrà seguire,

Gli presenta condizioni che il nemico dovrà accettare.

Il testo suggerisce vari modi in cui il comandante saggio può preparare il terreno per la vittoria. In generale, la sua attività si basa sul formare e trasformare se stesso e l’ambiente in relazione al nemico, in modo da trovarsi in vantaggio. Non esiste una posizione o una forma prefissata che assicuri un vantaggio. Esso cambia di volta in volta e sempre in relazione al nemico (capitolo 6):

Ora, la forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua.

L’acqua, quando scorre, fugge le altezze e precipita verso il basso.

L’operazione militare vittoriosa evita il pieno e colpisce il vuoto.

Come l’acqua adegua il suo movimento al terreno,

La vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico.

L’abile condottiero non segue uno shih prestabilito e non mantiene una forma immutabile.

Modificare la propria tattica adattandosi al nemico è ciò che si intende per “divino”.

Il Tao del tortuoso e del diretto è uno dei metodi che il comandante saggio usa per preparare il terreno. Quando riesce a raggiungere un obiettivo più velocemente rispetto al nemico, o a trasformare un’apparente debolezza in forza, la prospettiva del nemico è sconvolta. La sua valutazione del tempo e della direzione si rivela sbagliata, minando la fiducia dell’avversario nelle proprie capacità. Allo stesso modo, portare il nemico su una strada tortuosa confonde le idee, sconvolge i piani e insinua il dubbio nella mente (capitolo 7):

Fai dunque in modo che il nemico segua cammini tortuosi

E confondilo prospettandogli falsi vantaggi.

In questo modo, pur partendo dopo, arriverai per primo.

Ciò significa conoscere il valore del tortuoso e del diretto.

E quindi (capitolo 7):

Vincerà colui che metterà in pratica per primo il Tao del tortuoso e del diretto.

Questo è il metodo dello scontro armato.

Il comandante saggio, inoltre, si trasforma per creare uno squilibrio tra sé e il nemico. Quando la sua forza e la sua potenza superano di molto quelle del nemico, si sta creando una superiorità, che non si basa soltanto sull’accumulo di risorse. Come dice il testo: «Nell’arte della guerra, disporre di truppe numerose non significa necessariamente un vantaggio». Il comandante saggio preferisce avere una posizione che gli assicuri forza e resistenza rispetto al nemico, e applica la sua forza laddove il nemico è debole e vulnerabile (capitolo 5).

Un’operazione militare ha il sopravvento quando è come una pietra scagliata contro un uovo.

Si tratta del vuoto e del pieno.

L’obiettivo finale della superiorità è lo shih, che è contemporaneamente la configurazione delle forze e il potere insito in esse. Il comandante saggio prepara il terreno per creare uno shih favorevole. Come afferma il testo, egli non modifica la natura delle cose, ma solo le circostanze. In questo modo, riesce a ottenere il loro potere. Il comandante saggio crea condizioni a lui favorevoli: attende che si formi il nodo e poi agisce rapidamente. Si tratta del momento cruciale in cui esercitare la superiorità e assicurarsi così la vittoria (capitolo 4).

Un’operazione militare vittoriosa è come cento libbre contrapposte a un grammo.

Un’operazione militare destinata alla sconfitta è come un grammo contrapposto a cento libbre.

Colui che soppesa in tal modo la vittoria, sa far combattere le truppe come se liberasse all’improvviso una gran massa d’acqua accumulata in una gola profonda mille jen.

Padroneggiando le azioni che presiedono al formare e al trasformare, il comandante saggio modella e prepara il terreno per la vittoria. In un mondo complesso e perlopiù incontrollabile, il risultato finale delle nostre azioni attuali non è prevedibile. Il nemico di oggi può essere l’amico di domani. L’obiettivo del comandante saggio è la vittoria che per ora esiste solo in potenza. Conquistare il nemico intero e intatto gli permette di considerare ogni possibilità – di tenersi pronto a ogni evenienza.

Una vittoria di questo tipo significa sconfiggere il nemico nella maniera meno distruttiva possibile – conservando sia le proprie risorse, sia quelle del nemico. In questo modo, dopo la vittoria è possibile costruire qualcosa, sia per sé sia per l’ex nemico. L’annientamento distrugge tutto, e i suoi strascichi distolgono molte energie utili dalla meta finale (capitolo 3).

Adoperando una strategia che punti alla vittoria completa,

Il morale degli uomini non si abbatterà e i vantaggi saranno massimi.

Per vincere, bisogna innanzitutto neutralizzare la strategia dell’avversario, a qualsiasi livello. La strategia è il mezzo attraverso il quale si coordinano le azioni e si accertano le risorse a disposizione. Le azioni del nemico, grazie alla strategia, sono coerenti e finalizzate. Neutralizzare la strategia mina la compattezza degli avversari e ne spezza le alleanze. In questo modo, non è più necessaria la distruzione fisica delle forze nemiche. Il comandante saggio ottiene questo risultato formando e trasformando abilmente il terreno della battaglia. È una guerra psicologica, non soltanto fisica (capitolo 3).

E così, è di suprema importanza sconvolgere la strategia del nemico.

In secondo luogo spezzare le sue alleanze.

In terzo luogo attaccare il suo esercito.

La scelta peggiore è assediare le città fortificate.

La rapidità è un fattore essenziale (capitolo 11). Consente infatti al comandante saggio di cogliere l’attimo preciso in cui si manifesta il vantaggio che egli ha saputo attendere con pazienza. Quando il momento arriva, il comandante agirà con velocità fulminea. Tutto considerato, egli giunge al nocciolo della questione il più velocemente possibile. Non si lascia fuorviare dalle tattiche che i nemici decidono di mostrare, ma intuisce il fine che soggiace alle loro azioni, risolvendo in fretta un conflitto potenzialmente distruttivo.

Il metodo usato dal comandante saggio per ottenere la vittoria è composto da due aspetti: straordinario e ordinario. Dà battaglia in condizioni prevedibili: questo è l’aspetto ordinario, ovvero le azioni familiari e comprensibili, ciò che il nemico può facilmente vedere. Tuttavia, il comandante saggio sconfigge gli avversari con lo straordinario, cioè con azioni che essi non riescono neppure a immaginare. Non si tratta di gesti straordinari, ma semplicemente inaspettati.

Per fare ciò, il comandante saggio sfrutta la percezione del mondo del nemico. Se gli avversari credono che la posizione del comandante sia protetta, non attaccheranno, che ciò sia vero oppure no. Il comandante saggio deve saper intuire il ragionamento del nemico. Qualunque sia la natura del pensiero, debole o forte, esso forma uno schema e, come tale, necessariamente include ed esclude. Ogni ragionamento ha i suoi punti forti e i suoi limiti. Se il comandante saggio riesce a capire gli schemi mentali del nemico, saprà quali sono le sue aspettative (aspetto ortodosso). Di conseguenza, saprà anche cosa gli avversari non riusciranno mai a prevedere (aspetto straordinario) (capitolo 5):

E così, chi è abile nel creare lo straordinario è –

Infinito come il cielo e la terra,

Inesauribile come il Fiume Giallo e l’oceano.

Gli schemi mentali del nemico sono ovvi per il comandante saggio, allo stesso modo in cui una cartina stradale indica dov’è la prossima uscita dell’autostrada, o un’espressione del viso è rivelatoria delle intenzioni di una persona. Ciò deriva in parte dalla familiarità che si ha con il mondo. Tuttavia, non si tratta solo di informazioni specifiche o di comprensione della natura umana, che fanno parte dell’aspetto ortodosso. La prospettiva del comandante è più ampia, egli inquadra questi elementi in un insieme più vasto che il nemico non può concepire. Ciò non richiede una tecnica o un addestramento speciale, bensì una conoscenza profonda del mondo, ed è una magia che si rinnova ogni giorno.

Il comandante saggio non vince portando il nemico dalla sua parte, ma creando una prospettiva più ampia che comprenda entrambe le parti. È il terreno dal quale emergono tutti gli interessi. Ma non c’è nessuna promessa di vittoria, nessuna formula, nessun manuale che assicuri con certezza la vittoria finale. Non esiste neppure un giudizio assoluto di vittoria. Il comandante saggio può solo basarsi sull’autenticità del suo atteggiamento.

Conquistare intero e intatto il nemico è la vittoria sull’aggressività. Nasce nel momento specifico di una circostanza particolare. Conserva le possibilità. La vittoria esiste solo in potenza, ed è un modo di essere più che un obiettivo finale. Significa saper cogliere il mondo in ogni suo aspetto. Se ne rifiutiamo alcune parti, fomentiamo la lotta, in noi stessi e nel mondo. La sconfitta della guerra è la vittoria sull’aggressione, una vittoria che include anche il nemico e rende così inutile ogni ulteriore conflitto.