Non c’è differenza tra gestire un grande esercito e gestirne uno piccolo.
Si tratta comunque di organizzare e contare.
Non c’è differenza tra combattere contro un grande esercito e contro uno piccolo.
Si tratta comunque di forme e segni.
Il carattere cinese che indica l’“organizzare” suggerisce la regolazione o la disposizione più appropriata. Al comando di tante persone, se si divide una grande quantità in unità più piccole, non ci sarà differenza tra il gestire un gran numero di persone o gestirne poche. Se si organizzano le truppe in divisioni chiaramente differenziate, combattere contro molti nemici non differisce molto dal combatterne pochi. Si applicano gli stessi principi, attivati dagli stessi gesti. Allo stesso modo, interagendo con le cose piccole, si stabiliscono connessioni con ciò che è grande e tramite questo si accumula potere. Così, si comanda ciò che è grande agendo su ciò che è gestibile e immediato, su ciò che si trova di fronte a noi. Questo si applica a tutti i livelli di comando.
Si possono organizzare le tre armate in modo che lo scontro contro ogni nemico non porti sconfitta.
Si tratta di metodi straordinari e ortodossi.
“Ortodosso” è la traduzione della parola cinese cheng. Il suo significato originale, risalente ad almeno mille anni prima del Sun Tzu, era “diritto”, e quindi “corretto”. Il termine si è poi evoluto nel senso di “governare”. Ciò che è “ortodosso” è quindi il modo corretto di comportarsi negli affari pubblici. Nella vita sociale indica le buone maniere convenzionali. Ciò che è “straordinario” significa letteralmente ciò che è “strano”. Il suo significato non ricopre alcuna delle associazioni politiche riferibili al termine “ortodosso”.
In generale, l’ortodosso rappresenta tutto ciò che ci è familiare, le azioni che svolgiamo nella realtà, i modi in cui i nostri sensi funzionano normalmente. È tutto ciò che sia noi sia il nemico ci aspettiamo. Nell’ambito militare comprende i mezzi e i modelli accettabili e potrebbe anche indicare la strategia e la tattica convenzionali.
Lo straordinario è sempre sorprendente. Non è definito da alcuna azione particolare, è semplicemente ciò che il nemico non si aspetta.
Un’operazione militare ha il sopravvento quando è come una pietra scagliata contro un uovo.
Si tratta del vuoto e del pieno.
Un esercito vince grazie a una forza schiacciante. Bisogna concentrare le proprie forze sul punto vuoto, dove il nemico non può opporre resistenza.
In breve, in battaglia
Usa metodi ortodossi per affrontare il nemico.
Usa metodi straordinari per ottenere la vittoria.
Bisogna impegnare le persone con ciò che esse si aspettano, con ciò che sono in grado di discernere, confermando così le loro proiezioni. In questo modo le si instrada verso modelli di risposta prevedibili, che occuperanno la loro mente mentre noi attendiamo il momento per mettere in atto lo straordinario, ciò che non saranno in grado di anticipare.
L’ortodosso prepara il terreno allo straordinario. Solamente grazie a una completa istruzione nella prassi convenzionale della nostra arte saremo in grado di riconoscere le imprevedibili reazioni da parte del nemico e di rispondervi immediatamente.
Lo straordinario non si può anticipare, ma nemmeno l’ortodosso è una pratica prefissata. Esso cambia con le percezioni delle persone. L’uso di questi due metodi richiede dunque la costante consapevolezza che lo stato mentale del nemico è in evoluzione. Si tratta di un esercizio di concentrazione, non di un trucco ripetibile a volontà.
E così, chi è abile nel creare lo straordinario è –
Infinito come il cielo e la terra,
Inesauribile come il Fiume Giallo e l’oceano.
Quando giunge al termine ricomincia da capo,
Come l’alternarsi del sole e della luna.
Muore e rinasce,
Come le quattro stagioni.
Il generale crea lo straordinario o, più letteralmente, gli “dà vita”. Non si limita a organizzarlo. Non creato, lo straordinario è inesauribile, come il cielo e la terra. Come i cicli del mondo naturale è molto oltre la portata umana, muore ma rinasce.
Le note musicali non sono più di cinque,
Eppure nessuno può dire di aver udito tutte le loro combinazioni.
I colori non sono più di cinque,
Eppure nessuno può dire di aver visto tutte le loro combinazioni.
I gusti non sono più di cinque,
Eppure nessuno può dire di aver assaggiato tutte le loro combinazioni.
Lo shih della battaglia si limita allo straordinario e all’ortodosso,
Eppure nessuno può dire di aver esaurito tutte le loro combinazioni.
Lo straordinario e l’ortodosso si rincorrono e l’uno genera l’altro,
Come in un cerchio senza inizio.
Chi può esaurire le possibilità derivanti dalle loro combinazioni?
Cinque note si combinano creando ogni sorta di melodia. Tutte le visioni del mondo derivano da soli cinque colori. Da elementi finiti, emerge una gamma infinita di creazioni. Allo stesso modo, i molti shih della battaglia dipendono semplicemente dai diversi abbinamenti di straordinario e ortodosso.
Sapendo ciò, possiamo discernere le semplici strutture che sottendono la molteplicità dei fenomeni. Padroneggiando lo straordinario e l’ortodosso si può creare inesauribilmente lo shih.
Lo straordinario e l’ortodosso danno vita l’uno all’altro, sono interdipendenti. Ciò che è straordinario ora, potrebbe rapidamente diventare ortodosso. Un’azione apparentemente ortodossa potrebbe essere ciò che l’avversario meno si aspetta da noi. Lo straordinario e l’ortodosso dipendono interamente dalla concezione che abbiamo di loro.
La furia dell’acqua, nel punto in cui trascina e ammassa le pietre: questo è lo shih.
Il falco in picchiata, nel momento in cui ghermisce mortalmente la preda: questo è il nodo del bambù.
Perciò, l’esperto in battaglia –
È dotato di uno shih irresistibile,
Di un nodo corto.
Lo shih è come tendere una balestra al massimo,
Il nodo è come lo scatto del grilletto.
Lo shih è il potere inerente a una configurazione. Non dipende solo dalla potenza delle sue componenti. Come dice Lao Tzu, l’acqua è la cosa più impalpabile al mondo, eppure è in grado di trascinare con sé le rocce. L’acqua è potente perché si è ammassata in una particolare conformazione, cadendo a cascata da un burrone.
Il nodo è la piccola giuntura tra le sezioni del bambù. Indica il momento repentino in cui qualcosa accade; è il presente in precario equilibrio tra passato e futuro. È necessariamente breve, perché il suo bersaglio è sempre in movimento.
Il potere dello shih deriva dalla combinazione di questi due elementi. Quando si tira il grilletto di una balestra, l’energia che la corda ha gradualmente accumulato viene rilasciata all’improvviso, in un colpo solo.
Pam-pam. Bam-bam.
La lotta è caotica eppure non si è soggetti al caos.
Bam-bam. Dan-dan.
La propria forma è rotonda e non si può essere sconfitti.
L’onomatopea pam-pam indica le corde aggrovigliate e la confusione della battaglia. Bam e dan indicano un intero le cui parti non possono essere identificate individualmente, un cerchio che suggerisce la completezza.
In condizioni caotiche le normali strutture che costituiscono il mondo ortodosso non sono più riconoscibili. Un tipo di ordine è scomparso e il prossimo non è ancora nato. Il caos offre quindi continue possibilità a chi sia in grado di percepire un ordine più profondo.
La propria forma è rotonda perché include tutte le possibilità. Si può rispondere senza rimanere confusi a qualsiasi situazione si presenti; perciò non si può essere sconfitti.
Il caos nasce dall’ordine.
La codardia nasce dal coraggio.
La debolezza nasce dalla forza.
Ordine e caos dipendono dall’organizzazione.
Coraggio e codardia dipendono dallo shih.
Forza e debolezza dipendono dalla forma.
L’“organizzazione” corrisponde a “dividere e contare”. Si riferisce al dividere il proprio esercito in gruppi più piccoli e gestibili. Mettendo l’esercito nelle condizioni più adatte allo shih si lascia emergere il suo coraggio in modo naturale. La “forma” indica la formazione delle truppe e, più in generale, qualsiasi strutturazione delle forze.
La codardia e il coraggio sono due momenti di uno stesso ciclo. Se invece di manipolare una parte del ciclo diamo forma all’ambiente usando l’organizzazione, lo shih o la forma, la qualità che cerchiamo sarà già manifesta.
Chi è abile nel manovrare il nemico
Lo costringe a una forma che il nemico dovrà seguire,
Gli presenta condizioni che il nemico dovrà accettare.
Lancia l’esca e lo attende in agguato con le truppe.
Non bisogna combattere il nemico testa a testa, ma dare invece forma al suo terreno. Questo restringe la possibilità d’azione dell’avversario, portandolo dove vogliamo noi. Non avrà alternative. Se la nostra offerta parte dalla prospettiva della vittoria, egli la sceglierà come se fosse stata una sua idea. In questo sta l’abilità.
E così, chi è abile in battaglia
Ricerca l’abilità nello shih e non la pretende dalle truppe.
Così si possono ripartire i compiti tra le truppe e ci si affida allo shih.
La vittoria non deriva dall’accumulare la forza della truppa o dal creare eroismo. Piuttosto, bisogna concentrarsi su uno shih vantaggioso per dare forma al campo di battaglia. Al centro di uno stretto passaggio, una sola persona può affrontarne altre cento. In inverno il fiume impraticabile che ci separa dal nemico diventa una strada ghiacciata.
Affidandosi allo shih non occorre ingaggiare una battaglia in cui si fronteggino i due eserciti. Questa è la più grande abilità. Qui risiede la vittoria.
Colui che segue lo shih impiega le truppe in battaglia come se fossero tronchi d’albero e rocce rotolanti.
Riguardo alla natura dei tronchi d’albero e delle rocce –
Quando sono su un terreno pianeggiante, sono statici.
Quando vengono agitati, si mettono in moto.
Quando sono quadrati, restano immobili.
Quando sono rotondi, si muovono.
Così, lo shih dell’abile condottiero, che si appresta a condurre un esercito in battaglia, è paragonabile al far rotolare rocce rotonde da una montagna alta mille jen.
Questo è lo shih.
La figura della montagna, come quella della balestra, enfatizza l’aspetto di energia in potenza dello shih.
La vittoria non si basa solamente sulla qualità delle persone che ci circondano o sulla loro forza di volontà, quindi non c’è alcun bisogno di formarle o di cambiarle. Se conosciamo la loro natura, potremo affidare loro posizioni in cui esse diverranno armi naturali, approfittando del modo in cui il potere si manifesta nel mondo.