Colui che prende posizione per primo sul campo di battaglia in attesa del nemico sarà pronto e a suo agio.
Colui che arriva più tardi sul campo di battaglia, disponendosi frettolosamente per combattere, si stancherà più facilmente.
Il generale esperto, perciò, impone la propria volontà sugli altri e non è richiamato all’ordine da nessuno.
Ciò che fa muovere il nemico dove vuoi tu, e di sua iniziativa, è la prospettiva di guadagni.
Se invece vuoi impedirgli di andare in un certo luogo, prospettagli un danno.
Perciò stanca il nemico quando è pronto e riposato, affamalo quando è sazio, costringilo a spostarsi quando è accampato.
Arrivare per primi sul luogo della battaglia significa prendere l’iniziativa e aspettare. Abbiamo già dato forma al conflitto, portando il nemico sul campo di battaglia di nostra scelta. Ora offriamo vantaggi reali o immaginari per farlo muovere, minacciamo danni reali o immaginari per inibire la sua azione.
Poiché compariamo inaspettatamente in un punto vitale, l’avversario dovrà affrettarsi per raggiungerci. E dovendosi affrettare, si stancherà. Stanco, non sarà efficiente. Queste possono essere condizioni sia fisiche sia mentali che distolgono l’attenzione del nemico, appannandogli la visione.
Per percorrere mille li indisturbato, attraversa terre disabitate.
Per colpire e imprigionare il nemico, attaccalo dove non si può difendere.
Per difenderti e contrastarlo, riparati dove sai che di sicuro ti attaccherà.
Contro un attacco abile, il nemico non saprà dove difendersi.
Contro una difesa abile, il nemico non saprà dove attaccare.
Il testo standard recita: «Per difenderti e contrastarlo, rafforzati dove sai che non ti attaccherà». Di primo acchito questo sembra un saggio consiglio: ci assicureremo una difesa sicura perché il nemico non ci attaccherà in quel luogo. Ma una fortezza perfettamente difesa, che nessuno desidera attaccare, è inutile. Inoltre, il testo sul bambù presenta una logica più ferrea: non si può prevedere interamente dove attaccherà il nemico, ma se si conosce in anticipo dove attaccherà per certo, la difesa sarà sicura.
Quando si avanza, bisogna muoversi in spazi aperti, ovvero su qualsiasi terreno che non sia sotto controllo o non sia conteso dalla parte avversa. Nell’attaccare bisogna scegliere il momento in cui il nemico non è in guardia. Nel difenderci, conoscendo il suo obiettivo, bisogna rafforzare il punto in cui attaccherà, così non saprà né dove difendersi né dove attaccare.
Impercettibile! Impercettibile!
Nella piena assenza di forma. ~
Divino! Divino!
Nella piena assenza di rumore. ~
In questo modo si diventa padroni del destino del nemico. ~
Un antico proverbio cinese recita: «Il cielo è senza rumori e senza odori». Essere padroni del destino significa controllare il tempo della morte.
Se si è senza forma e senza rumori, i nostri movimenti e le nostre intenzioni saranno invisibili al nemico. Se sincronizziamo le nostre azioni con i processi naturali, la nostra forza sarà inarrestabile.
L’avanzata irresistibile consiste nel caricare dove ci sono delle brecce.
La ritirata inafferrabile consiste nel muoversi tanto lontano da non poter essere raggiunti.
E così, se desidero intraprendere una battaglia, il nemico non potrà sottrarsi alla lotta.
Attaccherò ciò che è costretto a salvare.
Se invece non desidero dare battaglia, segnerò sul terreno una linea da difendere e il nemico non potrà darmi battaglia.
Con false tracce lo indirizzerò nella direzione sbagliata.
Si raggiunge l’obiettivo senza fatica se non si incontrano resistenze. Bisogna trovare una via aperta, quella che il nemico non difende e non prende in considerazione. La nostra avanzata o attacco avrà successo perché diretta verso un obiettivo non difeso.
Nella ritirata bisogna muoversi in modo da essere oltre la portata avversaria. Se desideriamo evitare la battaglia, facciamo in modo che il nemico creda che siamo invulnerabili. La nostra fiducia in noi stessi confonderà l’avversario, che non si fiderà delle proprie percezioni.
E così, l’abile generale dà forma agli altri eppure è senza forma.
Pertanto sono concentrato mentre il nemico è diviso.
Sono concentrato e quindi ho la forza di uno.
Il nemico è diviso e ha la forza di un decimo.
Questo è l’uso di un decimo per colpire l’uno.
Si detta la forma e il modo in cui il nemico si manifesta, mantenendoci senza forma. In questo modo si mantiene la concentrazione e la forza, mentre l’avversario disperde le sue contro di noi.
Pertanto, avendo pochi uomini mentre il nemico ne ha tanti, posso usare i miei pochi per colpire i molti perché essi sono divisi.
Non farò sapere quale sarà il terreno dove sferrerò l’attacco,
Di conseguenza il nemico dovrà preparare diversi avamposti di guardia.
Essendo i suoi avamposti divisi, mi saranno sufficienti pochi uomini per colpire.
Prime linee organizzate significano retroguardia debole.
Ala sinistra organizzata significa ala destra debole.
Se poi si organizzano tutti i fronti, dappertutto ci sarà debolezza.
La scarsità di forze induce a preparare la propria difesa.
La superiorità di forze costringe l’avversario a fare tali preparativi.
I testi standard dicono: «Avendo molti uomini mentre il nemico ne ha pochi, posso usare i miei molti per colpire i pochi». Il testo sul bambù inverte il concetto.
Anche se siamo in minoranza, possiamo ugualmente attaccare, perché se dettiamo la forma al nemico, egli dovrà prepararsi contro di noi su tutti i fronti. Così, pur avendo una forza più esigua, siamo superiori di numero alla porzione delle truppe avversarie contro cui ci scontriamo. In questo modo si possono ridurre i molti in minoranza.
Siamo preparati a tutto, perché la nostra preparazione non è focalizzata su ogni singola possibilità.
Conoscendo il giorno e il luogo della battaglia,
Si potranno radunare le truppe anche se si dovessero percorrere mille li.
Non conoscendo il giorno e il luogo della battaglia,
Le prime linee non potranno aiutare la retroguardia, la retroguardia non potrà aiutare le prime linee,
L’ala sinistra non potrà aiutare l’ala destra e quella destra non potrà aiutare la sinistra.
Per non parlare poi di quando i reparti sono distanti tra loro decine di li e persino quelli vicini si trovano a diversi li di distanza!
Si può vincere persino partendo da molto lontano, perché si conosce l’obiettivo, il tempo e il luogo della battaglia. Questo non dipende solo dalla conoscenza che abbiamo immagazzinato, ma anche dal fare in modo che gli altri si preparino contro di noi. Mancando di questa conoscenza, il nostro comando è nello scompiglio.
Secondo le mie stime, i militari di Yueh sono numerosi,
Ma quale beneficio potranno mai trarre da questa superiorità al fine della vittoria?
Perciò vale il detto: “La vittoria può essere usurpata”.
Persino un nemico superiore numericamente può essere indotto a non combattere.
Yueh era il popoloso Stato della Cina sudorientale, acerrimo nemico dello Stato di Wu, dove pare che Sun Tzu abbia prestato il suo servizio.
«La vittoria può essere usurpata.» La parola cinese originale per “usurpare” aveva il senso di “trasformare”, ma anche di prendere qualcosa che non ci appartiene di diritto. Il testo standard recita: «La vittoria può essere ottenuta». Sembra che i redattori posteriori avessero la necessità di alleggerire il significato del testo.
Anche se truppe numerose costituiscono una risorsa, non assicurano solo per questo il successo. Truppe più esigue ma con una miglior strategia possono ottenere una vittoria che apparentemente non spetta loro.
E così, pungolalo, per conoscere i piani dei suoi movimenti e accampamenti.
Provocalo in modo che riveli la sua forma, così conoscerai il terreno della vita e della morte.
Effettua ricognizioni per scoprire le tattiche per vincere e perdere.
Provoca il nemico per avere conferma dei suoi punti forti e deboli.
La reale conoscenza del nemico deriva da un contatto attivo, avviato e condotto dal generale. Egli provoca l’avversario, in modo che questi si sveli, riuscendo così a valutare la piena portata delle sue reazioni e delle sue risorse.
Il fine del dare forma alle operazioni militari è diventare senza forma.
Quando si è senza forma, nemmeno le spie più abili riescono a scoprire nulla e il nemico saggio non avrà elementi per poter preparare i suoi piani.
La nostra forma non può essere valutata dalle spie o dagli strateghi perché non c’è nulla che essi possano scoprire. In questo modo essi saranno preda delle proprie proiezioni, che è tutto ciò che riusciranno a cogliere. Queste proiezioni, a loro volta, ci rivelano la loro posizione. Questo è il Tao dell’inganno.
Affidati alla forma per vincere sul nemico numeroso,
E quest’ultimo non riuscirà a capire come hai fatto.
Tutti vedono la forma con cui ho vinto,
Ma nessuno sa cosa mi porta a decidere la forma della vittoria.
Evita di ripetere le tattiche vittoriose del passato,
Perché la forma deve essere suggerita dall’infinita varietà delle circostanze.
Le persone ordinarie vedono la vittoria ma non la forma grazie alla quale la si ottiene. L’élite comprende la forma della vittoria, ma non come è stata realizzata. Il generale, senza fissarsi su mezzi particolari, risponde in modo inesauribile a ogni nuova situazione.
Ora, la forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua.
L’acqua, quando scorre, fugge le altezze e precipita verso il basso.
L’operazione militare vittoriosa evita il pieno e colpisce il vuoto.
Come l’acqua adegua il suo movimento al terreno,
La vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico.
L’abile condottiero non segue uno shih prestabilito e non mantiene una forma immutabile.
Modificare la propria tattica adattandosi al nemico è ciò che si intende per “divino”.
Questo è il sommario iniziale del capitolo.
La qualità essenziale di un’operazione militare completamente vittoriosa è il non avere una forma fissa: questo è il potere “divino”, che di volta in volta è necessario per ottenere la vittoria, trasformandosi senza impedimenti, senza esitazioni. Si prende forma rispondendo a ciò che si incontra: il nemico, la sua disposizione, il terreno, qualunque aspetto della battaglia.
Dei Cinque Elementi, nessuno è predominante.
Delle quattro stagioni, nessuna dura eternamente.
I giorni a volte sono lunghi, a volte brevi.
La luna cala e cresce.
Nel ciclo distruttivo dei Cinque Elementi, l’acqua distrugge il fuoco, che a sua volta distrugge il legno; questo distrugge il metallo, il quale distrugge la terra, che distrugge l’acqua.
Il mondo fenomenico è in costante trasformazione, eppure è strutturato. Aggrappandoci a un singolo punto si perde il potere della struttura più grande.
L’essenza dell’essere divini.
Questa affermazione finale non è presente in nessun testo standard.