CAPITOLO 28

Un’altra aggressione.

Alle otto di sera, Rhyme stava ascoltando un detective del distretto 19, nell’Upper East Side.

«Sissignore, capitano» confermò l’uomo al telefono. «Lo stesso criminale che era al telegiornale. La vittima sta bene, se la caverà. Ma – riesce a crederci? – le ha fatto ingoiare l’anello di fidanzamento. La stanno operando.»

«La scena è stata messa in sicurezza?»

«Sissignore. Abbiamo chiamato la Scientifica dal Queens. Però, siccome la task force che segue il caso è la sua, ho pensato volesse mandare uno dei suoi.»

«Lo faremo. Dica ai tecnici di aspettarci prima di ispezionare la scena.» Rhyme domandò l’indirizzo esatto, lo memorizzò, poi proseguì: «Avete mandato qualcuno in giro a fare domande?».

«Sì, in un raggio di cinque isolati e oltre. Niente. Tutto ciò che la vittima è riuscita a dire è che era un maschio bianco. Occhi azzurri, passamontagna, coltello e pistola. In realtà si è limitata a far cenno di sì o di no per rispondere alle mie domande. Conferma che l’uomo parlava con un accento strano, che non è riuscita a definire. Questo è quanto. Abbiamo avuto solo pochi minuti prima che la portassero all’ospedale.»

Rhyme lo ringraziò, poi chiuse la chiamata e contattò Ron Pulaski.

«Dimmi, Lincoln.»

«Abbiamo un’altra scena. Upper East Side.»

«Ho sentito qualcosa alla radio. È stato il nostro uomo?»

«Già.»

«La vittima sta bene, mi pare.»

«È viva, ma non so quanto stia bene.» Cosa poteva succedere a ingoiare un gioiello pieno di spigoli aguzzi? Rhyme diede l’indirizzo al giovane agente. «Il furgone della Scientifica sta arrivando sul posto. Ho bisogno che percorri la griglia e torni qui con tutto quello che trovi, il prima possibile. Ci saranno degli agenti e un detective del distretto 19. Ah, scopri anche in quale ospedale è ricoverata la vittima, devi interrogarla. Ma portati blocco e penna perché possa scrivere: non è in grado di parlare.»

«Lei... cosa?»

«Muoviti, Recluta.»

Chiuse la telefonata.

Suonarono al campanello e Thom andò ad aprire, tornando poco dopo con Edward Ackroyd. L’investigatore assicurativo salutò Rhyme e Cooper con un cenno del capo, mentre Thom si faceva dare il soprabito dell’uomo. Ancora in dubbio sul termine da usare per quell’indumento, Rhyme si disse che forse era un impermeabile.

«Un altro cappuccino?» offrì Thom.

«Se non è un disturbo, grazie.»

«No, no, no» s’intromise Rhyme. «Un single malt.»

«Be’, adesso che l’ha detto... Credo opterò per un single malt, sì. Il caffè sarà per un’altra volta.»

Thom versò da bere – due bicchieri tristemente scarsi – e sia Rhyme sia Ackroyd vi aggiunsero appena un goccio d’acqua.

«Glenmorangie» commentò Ackroyd dopo un sorso. Pronunciò il nome alla perfezione, con l’accento sulla seconda sillaba. Sollevò il bicchiere e scrutò il liquido ambrato. Pareva quasi stesse girando una pubblicità. «Highlands. Il loro whisky è diverso da quello di ogni altra zona. Una nota sottile, che non sarei certo di riuscire a definire. Fatto sta che la maggior parte delle distillerie si trova nelle Higlands. Sa perché?»

«Non ne ho idea.»

«Non è per via della torba, o di qualcosa legato alla lavorazione in sé. È che gli scozzesi continuavano a spostare le distillerie verso nord per evitare di pagare le tasse agli inglesi. O così ho sentito dire.»

Rhyme immagazzinò l’informazione, chinò il bicchiere in direzione dell’inglese e sorseggiò il liquore fumoso.

Ackroyd si sedette – con quella sua postura perfetta – su una delle poltroncine di vimini lì vicino, e il criminologo raccontò della nuova aggressione.

«No! Ha ingoiato l’anello di fidanzamento? Santo cielo... Adesso come sta?»

«Non lo sappiamo ancora.»

«La punizione per aver comprato una pietra tagliata. Diamine, quest’uomo è fuori di testa.» Pareva sconcertato. Poi aggiunse: «Ora, lasci che le dica qualcosa che ho scoperto. Mi ha richiamato il mio amico di Amsterdam. Ricorda?».

L’uomo contattato da qualcuno che voleva vendergli dei diamanti grezzi. Un cenno di assenso.

«Bene, il venditore di New York, quello con le pietre da quindici carati, ha richiamato Willem. A quanto pare è tutto legale: il tale è un intermediario di diamanti di Gerusalemme. Si trovava a New York e ha comprato un telefono all’aeroporto per non usare i minuti di quello personale. Insomma, un vicolo cieco. Ho parlato con decine di diamantaire, ma nessuno ha sentito niente riguardo alla vendita dei grezzi Grace-Cabot, né a grosse operazioni di taglio clandestine. Per quanto possa sembrare assurdo, immagino che il nostro uomo sia davvero convinto di salvare le pietre dal tragico destino di essere trasformate in gioielli. Però qualcosa ho trovato. Circa un’ora fa stavo facendo un giro di telefonate tra rivenditori e altre persone che conosco, per chiedere dell’assistente di Patel. Be’, uno di loro, che sta a Brooklyn, si è mostrato incuriosito: qualcun altro l’aveva già contattato per chiedergli di un socio o un assistente di Patel. Iniziali VL. Lui non ne sapeva niente e l’altro ha riattaccato.»

Rhyme abbassò il bicchiere e guardò Ackroyd. «Non si è identificato, naturalmente.»

«No, e la chiamata proveniva da un numero nascosto. Ma ecco la notizia importante: il mio venditore è russo, e ha riconosciuto l’accento. Anche chi l’ha chiamato era russo. È quasi certo che sia nato lì e abbia imparato un po’ d’inglese a scuola. L’ha capito da alcuni costrutti sintattici e dalla scelta delle parole. Pensa sia moscovita, o comunque della zona. E dev’essere arrivato qui di recente: non conosceva la parola “borghi”, almeno non nel senso di “suddivisione amministrativa della città”, né sapeva che Brooklyn o il Queens fanno in effetti parte di New York. Pensava che i confini cittadini comprendessero solo Manhattan.»

«Utile» commentò Rhyme, pensando già a come sfruttare al meglio l’informazione. Gli venne un’idea. Scrisse un messaggio e lo inviò.

La risposta arrivò quasi immediatamente, con la proposta di un orario per una telefonata. Rhyme digitò OK, poi disse a Cooper: «Per favore, Mel, scrivi sulla lavagna quello che ha scoperto Edward».

Cooper aggiunse all’elenco la nuova informazione riguardante Sosco 47.

Un telefono vibrò; Rhyme vide Ackroyd guardare lo schermo del proprio iPhone e accigliarsi. Poi l’uomo inviò una risposta, cui seguì un altro scambio. I solchi sulla sua fronte si fecero più profondi. Sembrava lontano, immerso nei pensieri.

L’inglese si accorse dello sguardo di Rhyme e sorrise. «Niente che riguardi il caso. Una cosa un po’ sciocca, a dir la verità. A Londra faccio parte di una squadra agonistica di cruciverba. Li fa mai?»

Sembrava un assoluto spreco di tempo, ma Rhyme si limitò a un semplice: «No».

Ackroyd si avvicinò e gli mostrò il cellulare. Sullo schermo compariva la familiare griglia. Alcuni spazi erano stati riempiti.

«Mio marito e io...» Una breve esitazione, poi continuò: «Lui insegna a Oxford. Lui, io e altri due professori, di Cambridge, formiamo la squadra. Siamo gli Oxbridge Four. Sciocco, come stavo dicendo. Ma Terrance – insomma, mio marito – pensa che simili rompicapo aiutino ad allenare la mente. Suo padre era un fan incallito. Ne faceva uno al giorno. Spesso di quelli a schema libero, senza i riquadri neri che indicano l’inizio e la fine della parola. Terrance è convinto che abbiano mantenuto il padre lucido di mente fino al giorno in cui è morto.»

«Adesso state gareggiando?» Rhyme accennò al telefono.

«Oh, no, per i tornei dovremo aspettare il mio ritorno. Come per gli scacchi, si tengono in appositi raduni, e ci sono dei controlli per verificare che nessuno imbrogli. Niente dizionari né Internet. Ci sono stati degli scandali, in passato. Vere e proprie dispute.» Guardò lo schermo. «Questo è solo un modo per restare in contatto. Di solito ci sfidiamo con i cruciverba detti “criptici”. Ha presente?»

«Non proprio.»

«Sono in buona sostanza un’invenzione britannica: compaiono sui nostri quotidiani da centinaia di anni. I creatori – noi li chiamiamo setters – sono avvolti da un alone quasi mitico e usano pseudonimi come Scorpion o Nestor, due tra i più famosi. Il più celebre, quello che ha formalizzato le regole, era Derrick Somerset Macnutt, che si faceva chiamare Ximenes. Lasci che le spieghi come funzionano: potrebbe trovarlo interessante. Queste parole crociate “a enigma” hanno una griglia simile a quella dei normali cruciverba, ma al posto delle tradizionali definizioni ci sono dei rompicapo da risolvere per avere la risposta. Anziché semplici definizioni, come “Moglie di Giorgio III”, i setters migliori usano indizi al contempo dannatamente complicati e assurdamente semplici.»

L’espressione di Ackroyd, di solito compassata, era di puro entusiasmo.

«Dunque la definizione è un rompicapo. Contiene un’indicazione della risposta e altre parole o frasi in grado di guidare alla soluzione, compresa l’informazione riguardo il tipo di rompicapo: può essere un anagramma, riguardare una parola nascosta nel testo o scritta al contrario, l’utilizzo di termini omofoni...» Rise. «Non sembra molto chiaro, lo so. Lasci che le faccia un esempio. Ecco un classico del “Guardian” di qualche anno fa, creato da Shed. Se permette, lo scriverei, perché è molto più facile trovare la risposta avendo davanti a sé l’indicazione.»

VERY SAD UNFINISHED STORY ABOUT RISING SMOKE (8)

«Quindi, “Molto triste incompiuta storia sul fumo che sale (8)”. La risposta andrà inserita al quindici verticale. Ci siamo? Bene. Mettiamoci al lavoro. Cosa stiamo cercando? Vede il numero otto, tra parentesi? Significa che la risposta è una parola di otto lettere. Invece i primi due termini della frase costituiscono la definizione vera e propria. Perciò quello dovremo scrivere al quindici verticale della nostra griglia una parola di otto lettere che significhi very sad, “molto triste”.»

Superata la solita impazienza, Rhyme stava ascoltando con attenzione. Anche Mel Cooper sembrava interessato.

«La parola successiva» continuò Ackroyd «è unfinished, “incompiuta”, e modifica quella che la segue: unfinished story. In questi rompicapo non bisogna mai fidarsi del significato letterale, quindi se il creatore scrive story intende di certo qualcos’altro. Magari un sinonimo di quel termine.» Acroyd sorrise di nuovo. «Ovviamente io conosco già la risposta, perciò abbrevierò un pochino il ragionamento scegliendo tale, “racconto”. E “incompiuta” sta a indicare che a quella parola va tolta l’ultima lettera. Questo ci dà: T-A-L. Queste lettere fanno parte della risposta alla definizione “molto triste”. Mi seguite?»

«Sì» rispose Rhyme, la cui mente stava già cercando di analizzare gli indizi successivi.

«Ehm, continui» si limitò a dire Cooper, in tono incerto.

«Andiamo alle ultime parole dell’indizio, rising smoke, “fumo che sale”. Potrebbero indicare tutta una serie di cose ma, sempre per farla breve, vi dirò che indicano cigar, “sigaro”. Ora, trattandosi di una definizione per una delle voci in verticale dello schema, rising ci indica che la parola cigar andrà scritta dal basso verso l’alto. A salire, appunto. Quindi un’altra parte della nostra risposta sono le lettere R-A-G-I-C. Infine...»

«La parola about: significa anche “intorno”. Vuol dire che le lettere trovate con il primo indizio vanno separate, e poste all’inizio e alla fine di quelle trovate con il secondo» sentenziò Rhyme tutto d’un fiato.

«Se lo dici tu» commentò Cooper.

«No, ha ragione, ci è arrivato! Geniale, Lincoln» ghignò Ackroyd. «Quali sono le sue conclusioni?»

«È ovvio. Dividiamo T-A-L. Mettiamo la T davanti a RAGIC, AL dopo. La risposta è tragical, “tragico”.»

«Congratulazioni!» esclamò raggiante Ackroyd. «Non l’aveva mai fatto prima d’ora?»

«No.»

«Alcuni pensano che sia una perdita di tempo» aggiunse l’inglese, mentre Rhyme si sforzava di non sorridere. «Ma io non sono affatto d’accordo. Conosce la macchina Enigma?»

Questa volta fu Cooper a rispondere. «Sì, il dispositivo cifrante. I matematici di Bletchley Park – Alan Turing e la sua squadra – riuscirono a ricostruirne il funzionamento.»

A Rhyme la storia suonava vagamente familiare, ma lui tendeva a memorizzare solo le informazioni utili per un’indagine, presente o futura. La sua espressione assente lo tradì, e il tecnico aggiunse qualche altro dettaglio.

«Era il dispositivo che i nazisti usavano per codificare i loro messaggi durante la Seconda guerra mondiale. Finché gli Alleati non furono in grado di decifrare le comunicazioni nemiche, decine di migliaia di soldati e civili morirono.»

«Nel gennaio del 1942» proseguì Ackroyd «il “Daily Telegraph” lanciò un concorso di enigmistica. Bisognava risolvere un rompicapo parecchio difficile in meno di dodici minuti. Pubblicarono i risultati e il ministero della Guerra ne prese nota, quindi reclutò alcuni tra i migliori partecipanti perché andassero a Bletchley. Quelle persone contribuirono a forzare Enigma.» Una breve pausa. «La cosa che amo di più in questi rompicapo è che possono al contempo mentire ed essere assolutamente veritieri. Tutto sta nel trovarne la giusta interpretazione. Proviamo un’altra definizione?»

«Sì» accettò Rhyme.

Ackroyd scrisse:

LOCALITÀ IN ROMANIA RICCA DI PETROLIO (4)

«Io penso che continuerò con il Sudoku» esclamò Cooper, tornando alla sua attrezzatura.

Rhyme osservò la frase per un momento. «Parola di quattro lettere. È una località.» La Romania era una nazione di cui non sapeva niente. «Ci sono migliaia di città, regioni e parchi, in Romania. E, a quanto pare, anche un posto “ricco di petrolio”. Magari non di pozzi: potrebbe trattarsi di porti sfruttati per il commercio del greggio, o banche specializzate nei prestiti all’industria petrolifera.» Scosse la testa.

«Ricordi» lo ammonì Ackroyd. «In questo genere di rompicapo, spesso la risposta ce l’ha davanti agli occhi. Il problema è che non la vede

E fu in quel momento che Rhyme la vide. Rise. «Sì, la risposta è una località in Romania, ma non il Paese. È nella parola “Romania”. La risposta è Oman: r-O-M-A-N-i-a. La nazione mediorientale con ricchi giacimenti petroliferi.»

«Ottimo lavoro, Lincoln.»

Rhyme doveva ammetterlo: era soddisfatto di sé.

Poi notò del movimento nel monitor che mostrava le riprese dell’ingresso. Sachs stava salendo le scale e cercava le chiavi nella borsa. Era tornata dal cantiere dove Sosco 47 si era incontrato con un operaio per ragioni ancora da stabilire.

Il momento dei passatempi era finito.