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«Dove sei?» chiese Ferrol.

«Sono appena atterrata a Reggio Calabria. Sto andando verso il parcheggio dei taxi», rispose Celeste.

«Stavo riguardando la conferenza stampa e ho identificato l’uomo che ha additato il reporter, il consulente per la sicurezza di Mikkel Andreason. Si chiama Marcus Handler. Ho recuperato alcune informazioni su di lui che possono tornarci utili.»

«Che tipo d’informazioni?»

«Sul suo vecchio lavoro, sulla morte di sua moglie. Un giornalista americano che si è occupato del rapimento quattro anni fa ha dedicato un pezzo a Handler, una cosa del tipo: licenziato il capo della sicurezza dal tragico passato. Quando la moglie è morta, lui si trovava all’estero per un incarico della CIA. Inoltre è ebreo.»

«E allora?»

«E allora sono cose che puoi usare per dimostrare le tue doti di sensitiva.»

«Già, mi ero scordata di essere una sensitiva.»

«È una cosa seria. Entra nel personaggio e stai al gioco.»

«Lo so, che è una cosa seria. Ho paura.»

«Chiamami quando sarai sul taxi, che ti racconto tutto quello che c’è da sapere su Handler. Ah, e... Celeste?»

«Sì?»

«Fatti coraggio. Andrai bene.»

«È proprio questo, che mi spaventa. Non so se me la caverò con un bene.»

 

 

«Scusa, non potevo rispondere, ero con loro. Adesso possiamo parlare», esordì Celeste.

«Hai visto le bambine?»

«Non ancora. Ho chiesto di poterci parlare.»

«Come sta Mikkel Andreason?»

«Vuole assolutamente trovare suo figlio Jesper. Adesso che ha riavuto Elizabeth e Victoria, tutte le sue energie sono concentrate su di lui.»

«Ci è cascato?»

«È incredibile che un uomo potente come lui si sia lasciato convincere così facilmente. Tutto merito della lettera spedita anni fa. È stata una mossa geniale.»

«Non c’è bisogno di lisciarmi il pelo.»

«È convinto che le bambine siano state rapite dagli alieni. Ed è sicuro che io sia una sensitiva.»

«Che mi dici di Marcus Handler?»

«Lui è un altro paio di maniche. È uno scettico di professione. Nutre forti sospetti su di me.»

«Allora te lo dovrai lavorare per bene. Usa ogni mezzo a tua disposizione. Ogni freccia del tuo arco... ci siamo intesi?»

«Sì, Ferrol, ho capito.»

 

 

«Sono a Roma, in albergo», disse Celeste.

«E? Le hai viste?» chiese Ferrol.

«Sì, in aereo.»

«Come stanno?»

«Hanno smesso di sanguinare. Hanno ricevuto delle trasfusioni. Hanno un colorito migliore. Sembrano più forti.»

«Ci hai parlato?»

«Sì, e non ti dico quanto sia strano interagire con loro senza la maschera. Vuoi sapere cos’è stata la prima cosa che ha detto Elizabeth? Mi ha chiesto se fossi un’infermiera.»

«Perché?»

«Non lo so. Forse perché al momento sono circondate da infermiere. O forse ha percepito qualcosa in me.»

«Però non ti ha riconosciuto?»

«Non credo. Anzi, sono certa di no. Erano affascinate dal fatto che fossi una sensitiva. Ho spiegato loro in cosa consistono le mie abilità. Poi abbiamo parlato dei loro genitori. Non sapevo che se li ricordassero così bene. È stato straziante.»

«Immagino.»

«Hanno parlato anche dell’Uomo Grigio e della Donna Grigia. Mi sono sentita molto a disagio. Hai notizie di Ferruccio?»

Una pausa. Poi Ferrol disse: «No, non ho trovato traccia di lui».

«Sarà già in Sud America.»

«Probabile.»

«Te l’avevo detto, che non ci avrebbe tradito. Lo sai cosa mi ha detto Victoria alla fine? Mi ha detto: ’Ti voglio bene’. T’immagini? Ha detto che mi vuole bene.»

«Magari lo sente. Sarà il profumo. Hai passato quattro anni con loro, giorno e notte. Stai attenta. Non avvicinarti troppo. Potrebbero riconoscerti.»

«È arrivata una persona nuova, che ha offerto il suo aiuto ad Andreason. Si chiama Virgil Carter.»

«E chi è?»

«È un colonnello americano in pensione, un vero fanatico di UFO. Un buffone. Ha un sito che tiene traccia degli avvistamenti e dei rapimenti alieni. Dice di aver intervistato un tizio in Arizona che sostiene di essere stato rapito da esseri con la pelle grigia, che l’hanno tenuto per cinque mesi in una stanza bianca a bordo della loro astronave.»

«Incredibile. È fin troppo perfetto.»

«C’è di meglio. Il tizio ha raccontato che c’era una donna nella stanza accanto alla sua. Non l’ha mai vista, ma sa che si chiamava Helen. Ovviamente Andreason crede si tratti di Elena. Nonostante lo scetticismo di Marcus Handler, Carter è diventato un membro ufficiale dell’entourage.»

«A volte è meglio essere fortunati che abili. Le bambine sono già state visitate dall’ematologo?»

«Sì. Ha confermato la diagnosi di leucemia mieloide cronica e ha iniziato la terapia farmacologica. Dopodiché subiranno un trapianto di midollo osseo.»

«No!» gridò Ferrol. «No, no e poi no! Se fanno il trapianto, spazzeranno via le cellule staminali. Ricominceranno a crescere. E io non potrò più studiarle, non potrò più capire perché hanno contratto la leucemia. Anche noi abbiamo le stesse cellule. Non dimenticartelo.»

«Cosa vuoi che faccia?»

«È il momento di farsi venire un’altra visione. Non possono subire il trapianto. Devi spaventare Mikkel Andreason.»

«Troverò un modo.»

«Mi raccomando, trovane uno buono. Ah, Gunar è arrivato a Roma.»

«Quanto lo odio.»

«Lo so, ma è utile. Col trapianto di mezzo, ci dovremo muovere prima di quanto pensassi. Dobbiamo riprenderci subito le bambine.»

 

 

«Mi spiace», disse Gunar.

«Di cosa ti dispiace? Non hai preso le bambine?» chiese Ferrol.

«Marcus Handler arrivato mentre noi le prende. Combatte bene. Uccide due uomini.»

«E le bambine?»

«Ancora in ospedale.»

«Non è possibile. Mi fidavo di te!»

«Lo so. Mi spiace.»

«E Handler?»

«Io pugnala. Colpito in testa.»

«È morto?»

«Non so. Cosa vuoi che faccio?»

«Resta in Italia. Dovremo riprovarci presto.»

 

 

«È tempo di una nuova visione», disse Ferrol.

Celeste sospirò. «Voglio tornare in Spagna. Non ne posso più. Mi manchi.»

«Anche tu mi manchi. Presto sarà finita. Non possiamo farcela senza di te. Le informazioni che hai raccolto sulle guardie private di Andreason sono preziosissime. Gunar ha chiamato altri uomini dalla Slovacchia. Solo un’altra visione, okay?»

«Che visione?»

«Non voglio correre il rischio di trovarmi Marcus Handler alla villa quando ci riprendiamo le bambine. È troppo pericoloso, persino adesso che è ferito. Voglio allontanarlo. Anzi, voglio eliminare lui e Mikkel Andreason una volta per tutte.»

«Li vuoi uccidere?»

«È un problema?»

Celeste non rispose.

«Allora?»

«No, nessun problema. Cos’ho visto?»

«Mi stavo informando sui rapimenti alieni e ho trovato una cosa che farà impazzire di gioia quel buffone del colonnello Carter. È un modo per far trovare Handler e Andreason in cima a una montagna nel cuore della notte, a centinaia di chilometri dalla Calabria.»

«Li ucciderai lì?»

«Sì.»

«E io?»

«Indossa una giacca rossa e non ti succederà niente. Ricordati, una giacca rossa. Ci sarà un elicottero. I miei uomini ti riporteranno in Spagna. Arriverai insieme con le bambine. La tua visione sarà su un luogo che si chiama Torriglia. È famoso per i rapimenti alieni. Carter lo conoscerà di certo. Dirai ad Andreason che un UFO riporterà lì Jesper ed Elena. Devi assicurarti che Handler non ti metta i bastoni tra le ruote. Fai tutto ciò che è necessario per tenerlo buono. Mi sono spiegato?»

«Sì. Mi ami?»

«Certo. Fai quest’ultima cosa per me e staremo insieme per anni e anni e anni e anni.»

 

 

«Ho bambine», disse Gunar.

«Grazie al cielo. Ci sono state complicazioni?» chiese Ferrol.

«No, niente. Guardie di sicurezza combattono bene ma non abbastanza. Nessuno dei miei ferito. Nonni lì.»

«E?»

«Non uccisi. Legati. Tu non detto uccidi e a me no piace uccidere vecchi se non devo.»

«Non importa. Come stanno le bambine?»

«In barca. Dato pillole e dorme. Arriva in Spagna in dodici ore.»

 

 

«Non ti sento», disse Ferrol.

L’uomo aveva un accento slovacco, ma il suo inglese era di gran lunga migliore di quello di Gunar. «La chiamo dall’elicottero.»

«Com’è andata?»

«Tutti gli obiettivi sono stati eliminati.»

«Sei sicuro?»

«Non è possibile accertarsene senza atterrare.»

«Che mi dici della giacca rossa?»

«La giacca rossa è stata bersagliata a dovere, come da sue istruzioni. Di quella, sono sicuro.»