CIRCA duemilacinquecento anni fa Eraclito racchiuse il senso della vita e dell’Universo nella celebre espressione «Panta rei»: tutto scorre, come l’acqua di un fiume che è sempre altra e diversa da quella appena passata. Anche noi non apparteniamo a questo mondo per sempre, siamo semplicemente di passaggio. Ciascuno è soltanto l’anello di una lunga catena, un filo del grande tappeto di cui per il momento è impossibile scorgere la trama. La stessa cosa vale per ogni fenomeno che si verifica sulla Terra: tentare di ricostruire l’intreccio di cause ed effetti va al di là della nostra comprensione.

Il piccolo uomo, come una formica, riesce a vedere solo gli effetti e le cause a lui più vicine. Tuttavia, dietro a ogni effetto non c’è una sola causa, ma un domino interminabile di cause ed effetti.

È scritto nel Kybalion dei Tre iniziati: «Come un uomo ha due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, sedici avi, mentre se si retrocede fino a quaranta generazioni il numero degli antenati sarà di parecchi milioni, così dicasi del numero delle cause del più piccolo avvenimento o fenomeno, come per esempio del passaggio dinanzi ai vostri occhi di una minuscola macchia di fuliggine». Se centomila anni fa un certo uomo e una certa donna non si fossero incontrati in una determinata circostanza, tu non saresti qui, ora, a leggere questo libro.

In ogni tempo sono accaduti fatti eccezionali e avvenimenti straordinari che hanno risolto situazioni ritenute fino a poco prima insolubili, come malattie, disastri naturali o sciagure; avvenimenti che sembravano andare contro ogni legge conosciuta.

Taluni li chiamano miracoli o prodigi. A mio avviso non sono tali: appartengono all’ordine delle cose. L’Universo è regolato da innumerevoli leggi che a tutt’oggi l’uomo ignora e che esseri a noi superiori mettono in atto, quando è necessario. La legge superiore annulla quelle inferiori.

La prossima volta che, sfogliando un quotidiano, leggerete una notizia come quella che segue, provate a fermarvi e riflettere sul significato della vita, sulla sua fondamentale importanza e sulla sua fragilità: «Si schianta in moto sulla strada dove in settembre morì il gemello» (Corriere della Sera, 13 aprile 2009), oppure «Angelo Bertezzolo, 58 anni, pensionato di Vicenza, è morto per shock anafilattico dopo essere stato punto da una vespa. L’uomo stava raccogliendo l’uva nei suoi campi fuori casa. Dieci anni prima, Bertezzolo si era salvato in extremis per un episodio analogo e da allora portava sempre con sé il kit di pronto intervento. Il giorno della tragedia, però, lo aveva dimenticato a casa» (Panorama, 2008).

Non è un caso che due gemelli abbiano destini paralleli, non è un caso che la morte di un uomo venga rimandata fino al compimento del suo compito: è nell’ordine naturale e divino delle cose.

Il Destino governa la vita di tutti noi, persone comuni e non. Come spiegare altrimenti la strana analogia tra papa Sisto V e Clemente XIV? Entrambi entrarono nell’ordine dei frati francescani, furono eletti all’unanimità allo scoccare del loro sessantaquattresimo anno, furono pontefici per lo stesso identico periodo: cinque anni, quattro mesi e tre giorni. Morirono entrambi a sessantanove anni.

Nulla accade per caso e, seppure custoditi da Angeli e amati dagli altri uomini, il Destino è nelle nostre mani. Sta a noi individuare la strada indicata, uscire dall’oscurità della freddezza razionale e imboccare con coraggio la direzione giusta. Chi ignora i segnali si condanna all’infelicità, all’incompiutezza e allo smarrimento. Non abbassiamoci a crederci capitati nel mondo per caso; siamo anime vocate all’evoluzione spirituale e al ricongiungimento con Dio. Il Destino ci chiama e ci appartiene.

Non stupiamoci dei fatti strani, rari o insoliti che ci accadono; cerchiamo di scorgere l’essenza del messaggio. Non lasciamo che le cose avvengano senza chiedercene la ragione. Non sprechiamo questa sublime, meravigliosa opportunità che è vivere. La vita è magia.

Nel Rigveda, un’antica raccolta di canti sacri in sanscrito, risalente al secondo millennio a.C., si legge: «Un’infinita rete di fili pervade tutto l’Universo. I fili orizzontali sono nello spazio. I fili verticali sono nel tempo. A ogni loro incrocio, c’è un individuo. E ogni individuo è una perla di cristallo. Il grande fulgore di un Essere Assoluto, illumina e penetra ciascuna perla. E ciascuna perla riflette non solo la luce di tutti gli altri cristalli della rete, ma anche ogni altro riflesso dell’Universo intero».