Il Primo Ministro avrebbe avuto a breve un incontro con il Comandante dell'EYP nel suo ufficio al Parlamento. Aveva appena terminato una intervista veloce per il canale di Olga Drelli, registrata lì stesso.
Il Comandante lo avrebbe, in maniera eccezionale, informato anche sullo sviluppo delle indagini relative alla morte di Kostopoulos e questo lo aveva infastidito un poco.
Appena anche gli ultimi tecnici della troupe si furono allontanati, Olga si fece più vicino a lui che era seduto alla scrivania.
«La ringrazio, signor Presidente, per il tempo che ci ha concesso», gli disse nel momento in cui il tecnico del suono chiudeva la porta dietro di sé.
Appena l’altissima porta si fu richiusa, gli prese dolcemente il capo e, dal momento che era in piedi dietro di lui, se lo appoggiò al ventre.
«Sei stressato, tesoro mio. Che ti succede? Dimmi, a me puoi dire tutto».
«Non saprei, Olga. Ci sono pressioni da ogni dove. Cerco di evitare gli sgambetti che mi tirano i nemici e anche i miei amici, la situazione non è sotto controllo. Le sole persone di cui mi fido sono mia moglie, i miei figli e te».
La guardò intensamente e la donna attirò a sé nuovamente la sua testa e poi, appoggiando le labbra al suo orecchio, gli sussurrò teneramente.
«Da me nessun pericolo, mio caro, se si dovesse scoprire di noi, diventerei troppo vulnerabile anche io. Immagina i titoli dei giornali».
«Me li immagino già dal momento in cui abbiamo iniziato a stare insieme. Ho rischiato solo perché per te ne vale la pena, Olga. Negli ultimi tempi però ho più paura che le nostre telefonate siano intercettate. La situazione diventa sempre più pesante. Fai attenzione sempre quando parli al telefono e soprattutto quando parliamo insieme».
«Avevamo detto, tesoro, che in qualsiasi momento si fosse presentata una minaccia avremmo interrotto la nostra storia».
«Ti sembra facile?» le chiese con tono dubbioso.
«Non lo è... no, ma... se è per il tuo bene farò ciò che mi chiederai. Decidi tu. E poi, sei il mio Primo Ministro, il Primo Ministro del mio cuore».
«Vattene ora... lasciami, ti prego, perché sono le tredici e aspetto una visita importante, ci sentiamo».
Il telefono interno squillò e la sua segretaria gli comunicò l'arrivo del Comandante.
«Appena va via la signora Drelli, fai passare il Comandante».
«Ci sentiamo domani noi due?» gli chiese tutta carina.
«Domani alle 10.00, all'Intercontinental come sempre», le rispose senza guardarla. «Mi aspetterai così saliamo insieme: bisogna avere la carta della camera per far funzionare l'ascensore».
Una volta la settimana, al mattino, quando tutti pensavano che avesse un incontro diplomatico segreto in qualche suite di qualche albergo ateniese, trascorrevano due ore insieme. Entrava da solo, usciva da solo, con un semplice jeans e un cappello. Nessuno poteva riconoscere il Primo Ministro greco, che subito dopo si cambiava nel suo appartamento, al centro di Atene, e andava direttamente in ufficio. Tutti pensavano semplicemente che avesse fatto tardi per motivi politici.
«Vai adesso».
La abbracciò e la baciò con la forza e l’intensità di chi saluta per sempre, per un viaggio lontano. La donna fu stupita da tanta intensità.
«Non fare così tesoro, ne parliamo domani da vicino... da molto vicino», gli disse dolcemente e a bassa voce, perplessa dall’intensità del suo abbraccio.
Mentre andava via e apriva la porta, sorrise.
«E la ringrazio nuovamente signor Presidente e la prego di non dimenticare di vedere l'intervista dopo il notiziario delle nove, stasera».
I segretari dell'ufficio del Presidente guardarono con ammirazione il suo vestito rosso vaporoso mentre, contemporaneamente, il Comandante dell'EYP guardava il suo orologio accigliato e si alzava in piedi.