In ospedale l'Ambasciatore era ricoverato e sorvegliato.
Il Generale e Kosmàs giunsero all’Ospedale Statale di Nicea e là, dabbasso, li attendeva un giovane agente per condurli alla camera dell'importante paziente.
Entrando, il Generale si avvicinò al medico curante, che, accanto a due-tre dottori che prendevano appunti, in quel momento stava esaminando in controluce delle radiografie.
Il dottore, non avendo capito l’identità degli importanti visitatori, fu infastidito da quelli che al momento scambiò per parenti del paziente.
«Per favore, signore.... abbiamo detto nessuna visita ancora, ma insomma... non vedete? Siamo nel bel mezzo visita medica, per favore, accomodatevi fuori».
L'agente di guardia alla stanza informò, pallido, il medico.
«E' dell'EYP, è un membro dell'Agenzia. Dottore, come gli posso vietare l'ingresso... io non...» sussurrò e il Generale lo interruppe con un cenno del capo.
«Come sta il signor Ambasciatore, dottore? Non vi disturberemo, andremo via immediatamente, ma mi dica per favore», gli chiese con voce pacatamente suggestiva e il medico immediatamente si calmò.
«Niente di grave, lievi lividi e alcune piccole ustioni sul petto per le scariche elettriche che ha ricevuto», rispose immediatamente, «non c'è nemmeno ipotermia».
«Possiamo parlargli, dottore?»
«Certo che potete, domani-dopodomani sarà dimesso, ha un fisico robusto e non è stato particolarmente strapazzato... su sua richiesta, poco fa ha ricevuto anche sua figlia, che abbiamo immediatamente informata appena entrata».
Il Generale, con Kosmàs dietro, si avvicinarono al letto del paziente che aveva gli occhi chiusi.
Tossì fortemente e l'Ambasciatore sembrò svegliarsi.
«Buongiorno a Lei. Generale Nikolaos e Maggiore Athanasios dell'Agenzia di Intelligence Nazionale. Come sta, signor Ambasciatore? Come si sente?»
«Non direi che sono al mio meglio, ma sarei potuto stare peggio», rispose l'Ambasciatore sistemandosi i capelli nel tentativo di sentirsi più a suo agio.
«Vorrebbe, se non Le è di troppo disturbo, parlare un po' con noi della sua avventura?»
«Naturalmente, naturalmente», si tirò un poco su a sedere sul letto e Kosmàs gli sistemò il cuscino dietro la schiena, aiutandolo ad appoggiarsi più confortevolmente.
«Mi dica, che Le è successo esattamente ieri. Cosa ricorda della sua disavventura?»
L'Ambasciatore cominciò il racconto da quando avevano bussato alla sua porta e descrisse il suo rapimento, tanto e come lo ricordava.
Kosmàs prendeva appunti.
«E cosa ha detto che le hanno fatto al Tempio di Aphaia?»
«Mi hanno preso del sangue».
Tossì e, nel farlo, sentì un forte dolore allo stomaco.
«Che vuol dire che le hanno preso del sangue?»
«Mi hanno fatto un prelievo, ecco, qui» e mostrò un piccolo puntino rosso, il punto dell'iniezione, sul suo braccio.
«E perché lo hanno fatto?»
«Non so perché lo hanno fatto, hanno fatto un prelievo, che dirvi, una siringa grande, l'ho vista».
«Benissimo... e successivamente?»
«Dopo mi sono trovato sulla mia barca, ma non ricordo bene, forse mi hanno addormentato con qualcosa, ho immagini sfocate, non sono sicuro. Ricordo solo quel ragazzo meraviglioso che mi ha tirato su dal mare. Inoltre mi ricordo anche che la barca affondava e qualcosa come fuoco al suo interno... come un sogno, Generale».
«Bene. Siete arrivato a vedere qualcuno degli autori?»
«Non li ho distinti bene, tuttavia erano tre e, dal loro modo di parlare, mi sembravano stranieri».
«Vi ringraziamo, signor Ambasciatore. Cosa pensa che volessero? C'è qualcuno che vorrebbe farle del male? Avete un qualche sospetto sugli autori?»
«Sinceramente non saprei, né riesco ad immaginarlo in questo momento».
Il Generale lasciò un suo biglietto da visita all'Ambasciatore.
«Se ricorda qualcosa di importante o se avesse bisogno di qualsiasi cosa non esiti a chiamarmi in qualsiasi momento. Sia io che l'Agenzia saremo a sua disposizione».
«La ringrazio, stia bene. Posso chiederLe io qualcosa?»
«Prego».
«Che ci può essere di interessante per l'EYP in un caso come il mio? Mi fa un certo effetto».
«Non credo di avere niente da dirLe in questo momento, signor Ambasciatore, c'è un'indagine in corso», gli tese la mano per salutarlo.
«Lo sa, conosco anche il Comandante della vostra Agenzia, era un mio giovane segretario presso la mia Ambasciata... a Cipro, se ricordo bene, molti anni fa. Porgetegli i miei saluti».
«Lo farò appena lo vedo, signor Ambasciatore».
L'ambasciatore tese la mano al Generale riconoscendogli, all'ultimo momento, nella mano, un anello massonico d'oro al dito anulare.
Sorridente, fece il saluto di riconoscimento dell’apprendista.
Il Generale fu preso alla sprovvista e cordialmente ricambiò la stretta di mano come previsto poi, chinandosi, gli sussurrò all'orecchio.
«Fratello mio, che sorpresa! Che particolare piacere! Qualche volta, appena starà meglio, parleremo un po’ più dettagliamente eh?»
Lo abbracciò tre volte... sorprendendo i medici presenti per questa improvvisa intimità ingiustificata.
«Kosmàs, assicurati con il locale dipartimento di polizia che aumentino le misure di sicurezza per il signor Ambasciatore, per favore».
Andarono via, lasciando i medici al loro consulto che si consultavano insieme per continuare la visita mattutina.
In auto, mentre tornavano, il Generale si voltò verso Kosmàs.
«Scopri se anche gli altri cadaveri avevano segni simili o tracce di prelievo nelle loro braccia, è molto utile. Subito».
«Lo faccio subito, Generale, stia tranquillo, ne ho preso nota già anche io» rispose, prendendo il cellulare.