Restava una quinta combinazione, e Dio se ne giovò per decorare l'universo (Timeo, Platone, 55c)
Nel Tempio di Atene, alla stessa ora, esattamente alle 20.00, gli stranieri si preparavano per cominciare la cerimonia.
Nella grande sala con quattro alte antiche colonne greche il Bavarese sedeva già dal lato dell'altare, a est, in un'atmosfera suggestiva.
Tutto intorno al grande tavolo di marmo erano seduti gli altri.
L'incenso rendeva l'atmosfera pesante e la scarsa illuminazione delle candele accese, con la loro luce tremolante, gettava ombre inquietanti sui loro volti.
Sul tavolo oblungo, i mantelli rossi dei partecipanti riflettevano un colore scuro, come di sole al tramonto, riflesso di fuoco nel mare della sera.
Sull'altare, un antico vaso greco, un kàntharos per libagioni e, ai lati, rami di quercia e di alloro.
Tutti indossavano i loro guanti di velluto nero.
«Fratelli miei, prima di iniziare la cerimonia dovremo, in conformità con l'Antico Rituale ricordare la sua origine e il suo scopo», si udì la potente voce del medico bavarese, «e soprattutto concentrarci sulla antica teologia mitologica greca che accompagna i nostri eventi. La cerimonia non ha alcun significato se non vi partecipiamo con l’anima e la mente. In questo modo otterremo un coordinamento con l'egregore eterno. Soprattutto John non ha avuto la possibilità di essere informato prima, sulla fase attuale del progetto. Trovo fondamentale che siamo tutti consapevoli dell'importanza della nostra cerimonia, perché da questo dipende il successo del nostro futuro progetto. Avanti, rivediamo dunque velocemente i punti principali.
» Gli antichi rituali che accompagnano i cibi sacri, il vino e il pane seguono il ritmo ciclico del sole, della terra e della luna. I miti spiegano i fenomeni naturali, si identificano con la loro esistenza e istituiscono-istituendo allo stesso tempo anche la loro stessa logica.
» Demetra, la madre terra, protegge le colture, i contadini e l'oggetto della fatica e della loro cura. All'interno della terra, dove è sepolto il chicco di grano, Demetra ha il suo cuore, sua figlia - e non aspetta altro che arrivi la primavera, fiorisca la terra ed ella risalga in superficie. Analogamente, l'agricoltore attende che germini il seme ed esca fuori dalla terra la pianta per poter verificare il raccolto, per garantire il suo cibo.
» Demetra - la figlia - il seme - il raccolto nel ciclo eterno del tempo. La relazione eterna. Lo stato della madre che genera-crea la vita offrendola attraverso il travaglio e la sostiene nutrendola dal suo stesso corpo. La madre - che dà la vita - la nutrice Demetra - la terra - grano o manifestazione femminile del cibo.
» La vite lascia maturare l’uva, dà il mosto, un torbido liquido, poco dolce, che successivamente autofermenta, con proprie procedure interne, diventa limpido - si trasforma attraverso lo spirito e contenendolo, non è più dolce, è severo e forte. Si trasforma e varia come il dio Dioniso in un altro stato di coscienza. Si modifica - varia da solo - si trasforma, rosso come sangue e si beve, ma non più per nutrire, come gli altri cibi sacri ma soprattutto per compiacere l'uomo, per aiutarlo a rilassarsi e a fare ciò che rende la vita preziosa, il contatto umano, la filosofia, l'arte, il teatro, la musica, il lato poetico della vita in cui "ὁ καθεῖς ποιεῖ καί ποιεῖται εὐτυχέστερος καῖ εὐδαίμων" (Ciascuno fa e viene reso più felice e beato).
» I Greci consacrarono il dio Dioniso come colui che comanda nel vino; Dioniso, una divinità antica, collegata alla terra e della fertilità, la passione e l'ubriachezza, l'estasi e l'estro. Un dio con forti caratteristiche maschili. Come anche il vino - lo stato maschile del cibo.
» Il dio del vino si trasforma incessantemente, il suo culto varia in ogni periodo, viene adattato ad ogni stadio evolutivo culturale del cammino umano. Come anche il vino, egli non è mai lo stesso. Se esso è chiuso, sigillato, il tempo agisce migliorandolo. Se lasciato "incustodito", aperto, il tempo lo distrugge e lo trasforma in aceto.
» A Dioniso Zagros, una delle prime forme di Dioniso, il popolo sacrificava un Toro e mangiava crude le sue "tremolanti" carni perché credeva così di mangiare la carne e bere il sangue del dio stesso e di ottenerne in tal modo il suo potere. Qui, Fratelli miei, trovo una similitudine col suono delle parole di Cristo "questo è il mio sangue versato per voi, bevetene tutti".
» Il prezzo per la "conoscenza assoluta", cioè per il buon vivere e l'immortalità non è che la perdita di immortalità, cioè la coscienza della mortalità e la sua accettazione. E' quello che viene chiamato popolarmente "imposta di sangue"».
Lo psichiatra bavarese era dettagliato e chiaro nella indicazione dei dati e tutta la compagnia lo ascoltava attentamente.
«Il nostro Fratello Greco qui ancora lo sa meglio di noi», disse il Bavarese ed indicò l’uomo alla sua destra. Questi, che indossava una bianca maschera intera, annuì con un cenno del capo, in silenzio, quando tutti si voltarono verso di lui.
«Fratelli miei, secondo Sofocle, in Edipo a Colono, a meno che la memoria non mi inganni, libagioni senza sangue fatte agli dei ctoni o ai morti erano le choai e avevano come scopo la purificazione. La coefora svuotava il cratere pieno di vino puro (a volte anche miele o latte o olio) sul terreno, spesso vi spargeva farina d'orzo, vi sparpagliava sopra rami di ulivo che aveva portato con sé ed andava via senza guardarsi indietro. È evidente il collegamento dei tre viveri di base in questi rituali associati al Mondo Sotterraneo e a quelli che vi si trovano. Il ruolo del sangue viene ora sostituito dal vino.
» C'è un accordo sotterraneo e mistico, ma che sempre collegherà il sangue al vino. Lo spirito e la vita sono insiti in loro senza che ancora sia stata sufficientemente decifrata la questione scientifica.
» Ippocrate e altri medici greci utilizzavano il vino come antisettico, sia versandolo direttamente sulle ferite sia inumidendo le bende che le avvolgevano come impacchi e non tanto per il suo contenuto in alcol, quanto per il suo speciale "potere".
» Se si vede la vite in inverno, è un legno orribilmente secco quasi come bruciato, colpito da un fulmine, ed è impossibile immaginare che questo ramoscello quasi nauseante germoglierà.
» Eppure, nel profondo legno secco e spoglio si nascondono sì gli umori della vita ma anche il "potere", ed insieme attendono il momento opportuno per esplodere in foglie verdi e germogli freschi, e questo avverrà e avverrà ancora una volta per anni. E questo potere ora abbiamo bisogno di rigenerare e utilizzare per il nostro scopo. Questo potere in una forma e manifestazione superiore esiste anche nel sangue.
» Esattamente questa immagine della vite invernale è collegata con i miti sulla nascita di Dioniso: Zeus, per dimostrare la sua identità alla giovane Semele che era incinta di suo figlio Dioniso, si presentò al suo palazzo, lanciò fulmini e tuonò e bruciò tutto, fece carbone perfino della fanciulla stessa. Ma la madre, Semele, lasciò scivolare fuori dal suo ventre il feto.
» Immediatamente, con il suo potere divino, intervenne Gea e riempì di edera tutto il palazzo e le sue colonne, spargendo cloro sul bruciato, dando cioè all'ambiente su cui poggiava il feto semibruciato l'umidità necessaria che ne avrebbe impedito la morte. In tal modo Zeus ebbe il tempo di prendere Dioniso mezzo bruciato e di cucirlo dentro la sua coscia, poiché il sangue non è acqua e i legami di sangue sono in ogni caso profondi.
» Il dio del vino, cioè, è sopravvissuto grazie alla cura e alla premura di due donne ed è stato nutrito con il sangue di sua madre ma anche di suo padre.
» Il vino è protagonista delle cerimonie per il culto di Dioniso. E noi lo usiamo come i nostri Fratelli più antichi.
» In tutte le civiltà antiche tanto dei Greci quanto dei nostri antenati dentro al vino abita un dio, un Potere della natura, un vino-spirito. Tuttavia anche al sangue appartiene lo spirito e il "potere".
» Questa è la ragione per cui, nonostante i progressi della medicina non c'è ancora, né avverrà in un prossimo futuro, la possibilità di riprodurre artificialmente il sangue e i mortali dovranno ricorrere alla donazione. L'idea che il vino è il sangue dell'uva, lo identifica con il sangue della dibattuta vittima dell'antica omofagia e nella profondità delle associazioni, il suo consumo è una partecipazione al sangue di Dio (sangue dell'uva, sangue di Dioniso).
» Da sempre abbiamo offerto il vino e il sangue sulla terra quando desideravamo lo sviluppo positivo e il consenso degli dèi per un desiderio o scopo.
» Il Sacerdote-indovino più anticamente, come me fra poco, sollevava ritualmente la coppa, il kantharos, come questo qui davanti a noi o il vaso e versava il vino in una parte del terreno o del pavimento che aveva prima circoscritto con un cerchio rituale. Ancora su un altare o su una tomba abbiamo offerto libagioni che avvengono perché noi interrogassimo sulla condizione dell'anima.
» Il vino, quando cadeva dall'alto, si spargeva, creando dei disegni. Il sacerdote esaminava: 1. Il flusso principale del vino sul suolo, cioè verso dove si dirigeva in relazione ai punti cardinali (per es. Oriente-positivo, nascita, Occidente-negativo, morte). 2. La forma finale della macchia del vino. Secondo quello che richiamava alla memoria, ne venivano fuori le opportune conclusioni. 3. Le gocce di vino sparse che cosa formano. Molte volte formano una costellazione (per es. Orsa M.) e il sacerdote si pronunciava di conseguenza. 4. L'esistenza di una qualche lettera, frase o simbolo che emergeva dalle tracce del vino.
Il suolo imbevuto di vino della divinazione era protetto molte volte come un talismano.
» Ma usiamo vino o sangue anche per estinguere un fuoco cerimoniale su tripode o su altare come il nostro stesso qui da cui si sprigiona l'incenso. Dopo la fine della nostra invocazione e gli inni a Dio, il sacerdote pone la domanda che preoccupa e nel prosieguo versa il sangue sopra il fuoco fino a che non si spegne.
» Facciamo attenzione ai suoni che fa il vino sul fuoco: è un sussurro sacro e si distinguono esortazioni.
Lo schema del fumo del fuoco che si spegne. Se è di forma circolare, armonica, con disegni geometrici, la previsione è positiva in caso contrario, se è irregolare, con figure deformi dentro o non riesce a salire molto, la previsione è negativa.
Il colore del fumo. Se è nero, la prognosi è negativa. Se è grigio chiaro, positiva. Se è grigio con segni neri, dubbia. Notiamo la "nuvola" che rimane quando va via la maggior parte del fumo. Il suo disegno dà anche la previsione finale. Si teorizza che questo fumo, Fratelli miei, conduca agli dèi. Le forme e il suo colore indicano già la disposizione favorevole o non favorevole degli dèi. E in più anche su queste cose tuttavia dovete essere edotti: che particolare significato ha lo scopo per il quale viene versato un vino e specialmente del sangue.
» Quando si versa del sangue per una idea, questa si ingigantisce e si sviluppa. Così esattamente era accaduto a Diocleziano, che inviava alle belve i Cristiani con la convinzione che li combatteva e spazzava via il Cristianesimo. Ma ciò che realizzava con la sostanziale libagione del sangue era il rafforzamento e la prevalenza del Cristianesimo ancora ulteriormente. Ogni volta che si versa sangue per amore di un'idea questo si amplifica e tende a comprendere lo spazio abitativo... è una regola secolare dell'universo.
» Importanza, particolarmente per il sangue, ha la sua origine. Più puro è il suo portatore tanto più grande è il suo vigore. Per questo anche gli operatori dei poteri, con ignoranza e arroganza, nel passato usavano giovani vergini, e anche bambini, sacrificandoli, anche se l'esito misticistico era dubbio fino a essere negativo, però per varie altre ragioni.
» Ancora più importante è il punto geografico dove ha luogo l'offerta di sangue. E qui arriva il valore dei Santuari greci. Punti vibrazionali, consacrati, che fungono da amplificatori di libagioni sia di sangue che di vino. E la quintessenza del caso è la contemporanea esecuzione, annualmente, di offerte in specifici luoghi sacri. Allora il vigore delle invocazioni aumenta in grado esponenziale.
» Abbiamo scelto anche noi dunque di eseguire una invocazione utilizzando sangue greco simultaneamente in quattro luoghi sacri, perché abbia un buon esito il nostro progetto principale, la “reincorporazione”, la perfezione.
» Per ragioni pratiche non è stata possibile l'esecuzione simultanea cronica dell'offerta, quindi la concluderemo oggi tutti insieme qui, usando sangue attivo che è stato raccolto in quattro punti vibrazionali principali ed è ancora vitale. L'elemento cruciale assoluto per il nostro successo è che i quattro donatori sono tutti i maschi greci ormai morti, provenienti dalle principali classi sociali aristocratiche autoritarie dominanti. Per la loro migrazione all’altro mondo sono stati usati i quattro elementi strutturali Aria, Fuoco, Terra e Acqua. In questo modo è garantito il nostro successo e la conformità con i nostri modelli antichi. Abbiamo del sangue greco che è stato raccolto nei Santuari di Dion, Delfi, Olimpia Antica e di Atena Aphaia ad Egina».
«E perché è così importante il sangue greco?» Chiese il Fratello che stava in piedi a destra, «la nostra cerimonia non potrebbe essere fatta con qualsiasi altro tipo di sangue?»
Il Gran Sacerdote si voltò e lo guardò...
«Hai ragione, Fratello mio... la tua domanda è giustificata ma non conosci bene un dettaglio. Cominciando dagli dei dell'antica Grecia ... esiste la questione eterna ... questi erano solo simbolicamente o erano realmente esseri superpotenti? In tutta la produzione letteraria greca, chiunque può trovare una serie infinita di esperienze bizzarre e metafisiche che i mortali antenati dei Greci hanno dato ai loro dei immortali. Inoltre vi è un dettaglio molto importante che probabilmente costituisce la chiave per la formulazione della vera natura degli antichi dèi che ci è stata lasciata in eredità.
In mitologia ci sono innumerevoli riferimenti di una sostanza chiamata icore23 che scorreva nelle vene degli dei ed era di colore azzurro».
Aprì il libro che aveva davanti e continuò.
«La sostanza icore viene menzionata da Omero, Platone, Apollonio Rodio, Giuliano, Aristotele, Pitagora e altri. Omero riporta nell'Iliade V 443-445 "e fluì dalla ferita/L’icóre della Dea, sangue immortale,/
Qual corre de’ Beati entro le vene"24.
» Platone nel Timeo, 39, 3: Dell’icore, "del siero poi, quello che è la parte acquosa del sangue è mite: quello invece della bile nera e acida è selvatico, quando per calore si mescola col sapore salso, e questo si chiama pituita acida".
» Pitagora riporta pure sulla "essenza divina" nel sangue dei Greci che protegge i loro portatori da alterazione o mutazione del loro codice genetico.
» Inoltre, nella mitologia greca, vi è un riferimento ad un scudo mitico di Creta, Talos, che era costruito di rame dal dio Efesto e al cui interno scorreva icore.
» Si tratta, Fratelli miei, di una sostanza che dà la vita, che è immortale, indistruttibile, non è soggetta alle leggi della composizione e decomposizione, ha la proprietà di riscaldarsi, di fornire un enorme potere e può essere data in eredità solo dal padre Greco ai suoi figli. Ancora oggi in tutti i Greci esiste questa sostanza nel loro sangue e vi spiegherò perché.
» Se si considera che gli dèi erano creature reali e si sono unite con umani, allora secondo quanto riferito, i bambini nati dall'unione di dèi e di mortali avevano sangue sia azzurro che rosso. Quei bambini che avevano sangue blu erano semidei e quei bambini che avevano sangue rosso avevano icòre inattivo, come seguita ancora oggi ad avere la progenie dell'unione del popolo con gli dèi, i Greci. E soprattutto l'aristocrazia greca della Nazione, cioè diplomatici, sacerdoti, soldati, politici e, in misura minore, alcuni altri.
» L'Icòre si dice anche che può essere trasformato in sangue e lo trasforma da rosso ad azzurro. Infatti, recentemente biologi francesi hanno stabilito che nel DNA dei Greci ci sono alcuni cromosomi che li rendono diversi e questo a quanto pare si deve all'icòre. Inoltre, secondo una ricerca condotta dalle Università di Stanford in USA e di Pavia in Italia, il DNA dei Greci indica che al 99,5% si tratta di razza pura non influenzata da altre razze come gli Slavi e i Turchi.
» Attenzione però, c'è una differenza significativa tra i vari tipi di libagione. Le offerte liquide fatte durante cerimonie indipendenti sono state distinte in due tipi: le spondai e le choai. Le spondai essenzialmente erano infusioni cerimoniali principalmente di vino, ma anche di altri liquidi (acqua, miele, olio d'oliva), dalla brocca con un flusso controllato. In passato anche di sangue.
» L'infusione andava a finire o in un altro vaso poco profondo o su un altare o sul terreno. Le spondai accompagnavano tutti i riti sacri dai più semplici della vita quotidiana fino ai più complessi.
» Con una spondè si segnalava l'inizio o la conclusione di una pratica quotidiana. I Greci facevano riti sacri per ogni aspetto della loro vita invocando gli dei a sostegno e collaborazione delle loro azioni. Questo è esattamente quello che faremo qui prima della nostra impresa finale. Le spondai venivano eseguite sia per al mattino sia anche prima di coricarsi, così come ci tramanda Esiodo.
» Con spondai cominciavano i pasti giornalieri, ma anche ogni banchetto in cui c’era abbondante bevuta di vino. Inoltre si ratificava in questo modo qualsiasi tipo di accordo, e ancora si facevano spondai prima e dopo ogni viaggio. Ma si compivano libagioni anche su questioni molto importanti. Con queste si segnalava anche la fine delle ostilità, tanto è vero che queste libagioni, cosiddette di tregua, venivano considerate un impegno esplicito a fermare la guerra.
» In sintesi la tipica libagione si svolgeva come segue:
Si riempiva lo speciale vaso fino alle labbra, si versava un po' di vino, e seguiva un'invocazione al Dio, in quel momento onorato. Successivamente se ne versava nuovamente un poco, e il vino restante veniva bevuto dagli altri partecipanti alla cerimonia di libagione. Colui che compiva l’atto sacro della libagione lasciava che il vino venisse versato dal vaso in maniera rituale: l'immagine di un flusso lento del liquido che scende indica la conferma della devozione verso le entità divine.
» Colui che offriva il vino sapeva che il contenuto della libagione essenzialmente non sarebbe potuto arrivare a destinazione, ma attraverso questo atto cerimoniale affermava l'esistenza del dio invocato di volta in volta, ne riceveva in cambio un atteggiamento assertivo e soprattutto ne riconosceva la forte presenza in ogni momento più o meno importante della sua vita.
» Inoltre, la libagione per sua natura ha una particolarità che la contraddistingue dalle solite offerte di cibo, non può essere revocata (ciò che viene versato non torna indietro). Questa irreversibilità delle offerte, la fa spiccare come la forma più pulita e tuttavia più caratteristica di offerta nella religione greca.
» La seconda categoria tra le offerte liquide era rappresentata dalle choai che differiscono notevolmente dalle spondai. Le choai, dal verbo χέειν (cheein), che significa "versare in quantità", sono destinate obbligatoriamente ai morti e agli dèi ctoni. In questo modo si crea un collegamento tra i morti e i vivi. Solitamente, quando era escluso il sangue e quindi il vino dalle choai, queste venivano chiamate choai sobrie o senza vino. Queste erano di acqua pura (come le choai che fa Elettra sulla tomba del padre, Agamennone, nelle Coefore di Eschilo) o possono addirittura essere di latte o di miele.
» La procedura delle choai richiedeva il rovesciamento completo e, naturalmente, il completo svuotamento di uno speciale vaso dal suo contenuto. Questo vaso, un poco più grande del corrispondente che si usa per le spondai, veniva tenuto in mano o posizionato sul terreno. Questi utensili venivano riempiti soprattutto con acqua pulita o con latte e miele. Quando si effettuavano le choai, il loro contenuto veniva versato sul terreno (con un movimento rapido di rovesciamento completo del contenuto del vaso). Queste offerte liquide venivano compiute per un dio ctonio o in un tumulo sepolcrale, quando destinato ad un morto.
» Ad Olimpia ogni mese si faceva un sacrificio su tutti gli altari del Santuario: "Gli Elei offrivano incenso con chicchi di grano mescolati con miele che venivano bruciati sull'altare, posavano rami d'ulivo e facevano libagioni con vino".
» Pausania, che descrive questa cerimonia, spiega che si tratta di un'usanza antichissima. Ma sull'Altare delle Ninfe e di Despina, specifica ancora Pausania, non si versava vino, e nemmeno sull'altare comune di tutti gli dèi.
» Oggi faremo una cerimonia di choè di sangue per il buon esito della nostra missione di domani. Nulla ci potrà fermare, appena saremo entrati nella fase finale», concluse il Bavarese e si alzò in piedi.
«Siamo pronti per l'invocazione finale e iniziare il nostro lavoro. Alzatevi per favore».
Tutti si gettarono sulle spalle dei mantelli viola.
Il maestro di cerimonie, con la caratteristica maschera rossa, si avvicinò all'altare, portando quattro fiale di sangue su un vassoio d'argento.
Il libro era aperto nel mezzo e il Bavarese cominciò a recitare con voce ferma:
«Non è morto ciò che eternamente può attendere, e con il passare dei secoli disordinati anche la morte muore.
Abbiamo resuscitato morti e demoni.... sono stati invitati in maniera ben riuscita gli spiriti dei nostri antenati.
Abbiamo sollevato eserciti contro i paesi dell'Est e dell'Ovest, chiamando le orde di demoni che abbiamo assoggettato alla nostra volontà e così facendo abbiamo trovato gli dèi degli idolatri che soffiavano fuoco e ruggiscono con la forza di mille oceani.
Abbiamo trovato la porta che conduce all'aldilà, laddove gli antichi, costantemente alla ricerca di una entrata nel nostro mondo, attendono il momento favorevole.
Abbiamo viaggiato sotto i mari e sulle montagne, fino al Tibet, alla ricerca del nostro palazzo e abbiamo trovato le rovine in marmo di civiltà perdute, che sono state distrutte, perché hanno acquisito conoscenze che si trovano in questo libro qui. Il nostro Vangelo, il Libro Sacro della conoscenza, il Necronomicon.
Sangue... antica libagione al divino, al Principio, all'eterno, a tutto verso cui il tutto tende. Potere dal consolidamento, dalla reincarnazione, dall'originale, all'originale.
Fratelli miei, il liquido divino porta il potere e il fuoco al suo interno».
Prese la prima fiala e ne versò il contenuto nel kantharos e poi, con movimenti lenti, le altre tre fino a svuotarle tutte.
«Forza e fortuna, ci accompagnino nel nostro progetto domani».
Prese il pugnale e lo appoggiò sul kantharos pronunciando a bassa voce parole incomprensibili.
Successivamente prese il kantharos con due mani, se lo portò davanti e bagnò le labbra con il suo contenuto, porgendolo al Fratello accanto che ripetette il movimento.
Dopo che tutti ebbero partecipato, il kantharos tornò, chiudendo il cerchio, nelle mani del sommo sacerdote.
Quindi, quello vuotò con un unico movimento il resto del contenuto sull'altare dove bruciava l'incenso.
Con un improvviso sfrigolio l'incendio si spense e un fumo denso si sollevò. Grigio, fumo di buon auspicio secondo le Scritture.
Prese in mano un foglio rettangolare di piombo, che era avvolto e inchiodato con un chiodo, come sigillato. Mentre spiegava il metallo, apparvero caratteri incisi grossolanamente. La parola antica greca «legame» appariva in modo caratteristico nella prima linea. Incise maldestramente, con un bulino improvvisato, un chiodo o una punta di coltello, seguivano stringhe irregolari di lettere corrispondenti a frasi stereotipate, ripetute e ordinate in un greco antico semibarbaro. Cominciò a leggere ad alta voce con un greco spezzato:
«Invito a me il demone a tre teste per strappare i loro cuori. Prometto che ti offrirò regali, fichi e un maiale nero, se questo viene fatto entro il mese Targelione. Queste cose vi offrirò, Persefone Salvia, quando porterai a termine quello che chiedo. Io ti do la loro testa, il sangue dei tuoi servi, figli dei Greci. Do a te la nostra fronte. Persefone Salvia, do a te il nostro cuore. Persefone Salvia, do a te i loro occhi. Persefone Salvia, do a te noi, tuoi discepoli...»
«Te li consegno questo mese. Lascia che perdano definitivamente. Lascia che muoiano in maniera miserabile. Lascia che siano distrutti completamente nella loro sventura. Abbi cura che non vedano un altro mese!»
Chiuse la lamina e chiuse il libro di fronte a lui, sistemando il pugnale con cautela in diagonale sulla copertina dura di pelle del libro.
«Il male era già vicino a loro.
Che il male ci accompagni... Che ciò avvenga...» esclamò vibrante.
Tutti insieme esclamarono a gran voce...
«CHE CIO' AVVENGA...»
Una folata di vento spense tutte le candele e le tenebre ricoprirono tutto.
Il conto alla rovescia era iniziato... Le forze ora erano state attivate.