Sabato 20/6/2009, ore 13.00, Ufficio del Generale, Papagos

 

 

In casa del Generale ancora studiavano i dati sulla carta, quando entrarono Eva e Kosmàs.

Salutarono gentilmente i due ospiti che sorrisero cordialmente ad Eva e, dopo le necessarie raccomandazioni, sedettero tutti intorno al tavolo al centro dell'ufficio.

Cominciò Kosmàs.

«Qualcosa non va bene, Generale. A Dodoni abbiamo immobilità assoluta. Niente, nessuna novità, silenzio e inazione, ho paura che ci sfugge qualcosa, qualcosa non va per il verso giusto. Normalmente dovremmo avere un certo movimento».

Eva aprì la cartina.

«Permettetemi di indicarvi i dati che abbiamo fino a questo momento».

Il Generale e i due stranieri guardavano in silenzio.

Si chinò sulla mappa tenendo un righello in mano…

«Abbiamo detto che la distanza tra Delfi e Dion e Dodoni è esattamente di 188 chilometri. Parallelamente, la distanza tra Delfi e i templi di Olimpia e di Aphaia ad Egina è di circa 122 chilometri. È certo dunque che Delfi non per caso era detta l'ombelico del mondo. Fino a qui tutto bene. Vorrei sottolineare che vi è ancora qualcosa che non quadra sul punto dove gli autori hanno tentato di uccidere la loro vittima nel tratto di mare di Egina. È inspiegabilmente lontano dal tempio di Aphaia. Tuttavia tutte le distanze che vi ho detto si applicano esattamente come le descrivo. Ma c’è una cosa non riesco a spiegarmi: perché non lo hanno assassinato nel tempio?»

«Forse perché volevano necessariamente il mare, Eva?» Chiese Kosmàs. «Forse volevano l'elemento acqua?»

«Ma c'era mare anche lì accanto a loro, che necessità avevano di andare tante miglia lontano? Qualcosa non va qui o ci sfugge qualcosa di importante... Come mi ha detto Kosmàs», continuò Eva, «in tutte le vittime abbiamo il segno di un ago nel loro braccio e se prendiamo in considerazione anche quello che vi ha riportato l'Ambasciatore, Generale, allora possiamo tranquillamente dedurre che abbiamo un prelievo di sangue da tutti. A quale scopo ancora non possiamo saperlo. È certo soltanto che ogni volta hanno fatto un prelievo dentro un luogo sacro».

«E, chiaramente, prima di ucciderli», completò meditabondo il Generale guardando con significato i due stranieri.

«Forse sì, forse no. D'altra parte, come vi ho schematizzato qui, se si ignora completamente Dodoni si forma il triangolo perfetto con vertice Dion e come basi, a destra il punto in cui hanno cercato di affondare la barca a vela e a sinistra Olimpia. Naturalmente abbiamo la distanza Delfi-Olimpia che è uguale alla distanza-Delfi Egina, ma questo elemento non fa parte del triangolo. Si mostra incongruo e inadatto».

«Ragazzi miei, il mistero è tuttavia nel triangolo. Qualcosa ci sfugge e sbagliamo a cercare una relazione con Dodoni. Temo che stiamo rivolgendo la nostra attenzione su di essa senza alcun vero motivo. Ed ecco perché...»

Girò la mappa verso la loro parte. Guardarono tutti e poi si guardarono negli occhi esclamando: «Acropoli? cioè Atene?» dissero i due sorpresi.

Immediatamente Eva prese un righello e una matita e cominciò a disegnare facendo calcoli di distanze.

«Beh, non ci crederete... Come abbiamo detto la distanza Delfi-Olimpia è di 122 km quanto la distanza Delfi-Aphaia... 122. Esattamente la stessa tuttavia è la distanza tra Delfi e l'Acropoli di Atene, 122 chilometri. Casuale? Coincidenza? Studiando la geodesia triangolare c'è qualcos'altro che ricordo bene. L'Acropoli ed Aphaia ... equidistano anche da un altro luogo».

«Da dove? Da dove mai Eva?» chiese Kosmàs.

Fece un segno col righello sulla mappa.

«L'Acropoli di Atene dista da Sounio esattamente quanto dista anche Aphaia, di Egina, dal Tempio di Poseidone a Sounio: 44 km, ESATTI».

La figura era chiara. Due triangoli isosceli armonici si erano formati sulla cartina con base comune la distanza Egina Acropoli.

«Perciò Kosmàs, non si adattava il triangolo Dion-Olimpia-Egina, perché era estraneo al primo triangolo principale».

 

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« Sounio? Sounio? Cosa è successo a Sounio, che cosa mi ricorda?» si chiese Kosmàs.

«Là poche ore fa ha avuto un incidente la presentatrice televisiva Drelli», disse il Generale

Si guardarono l'un l'altro ... Tale coincidenza? A Sounio? Per caso stava succedendo qualcos'altro?

«Ecco allora la sostanza, questi due nuovi triangoli», aggiunse Eva. «E in particolare abbiamo anche questa morte della presentatrice televisiva a Sounio... solo l'Acropoli rimane... purtroppo ...»

«Qui siamo ragazzi, forse lo abbiamo, questo deve essere... ma... l'Acropoli è immensa... cosa dovremmo proteggere e cosa per prima», esclamò David. «Tanta gente ogni giorno... Che misure prendiamo...»

«Piuttosto dimentichiamo completamente Dodoni?» chiese l'Italiano. «Non sembra sia correlata col caso e abbiamo virato il nostro interesse là ingiustamente».

«Stiamo sbagliando anche adesso????»

«Generale, avete per caso il giornale di ieri qui?» chiese Kosmàs.

«Naturalmente, ne ho due o tre sulla scrivania, che ti prende ora?»

«Voglio vedere una cosa e mi auguro di sbagliarmi».

Mentre Eva si chinava nuovamente sulla mappa con la matita e il righello, Kosmàs cercava furiosamente, girando in fretta e rumorosamente le pagine del giornale, fino a che colpì con forza il dito sulla carta.

«Eccolo! Le cose sono peggiori di quello che immaginate. Oggi 20 giugno 2009, alle 20.00 ci sarà l'apertura ufficiale del nuovo Museo dell'Acropoli con ospiti ufficiali quasi tutti i leader europei e l'intera guida dello Stato e della politica. Deve essere questo l'obiettivo, Generale... Non so se neppure se facciamo in tempo e che cosa dovremmo fare».

Tutti erano rimasti immobili come statue. Un silenzio carico occupò lo spazio mentre tutti si guardavano l'un l'altro a disagio.

Infatti tra poche ore si sarebbe svolta una cerimonia importante ove erano invitati tutti i funzionari, presidenti, primi ministri, ministri europei e contemporaneamente il Governo greco. Il bersaglio perfetto per un atto spettacolare di terrorismo quando tutte le luci sarebbero state rivolte lì. Il nuovo museo dell'Acropoli!!!

«Avete ragione ragazzi... questo lo abbiamo completamente dimenticato... ci è sfuggito».

Nello stesso momento Eva confermò...

«Non ci crederete... la distanza dell'Acropoli da Olimpia è esattamente di 188 km esattamente la stessa distanza che intercorre tra Dodoni e Dion da Delfi. Ce l’abbiamo finalmente... L'Acropoli è il punto, fine!»

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Il Generale si tuffò sui telefoni fissi e mobili e chiamò il Comandante dell'EYP e il suo amico, Capo dell'Elas.

«Apostolos, disse al Comandante dell'EYP, invalida Dodoni, svincola immediatamente le forze, fine dell'allarme, tutto il peso qui all'Acropoli e al nuovo Museo... Sì, lo so che c'è l'inaugurazione questo pomeriggio... Questo è l'obiettivo, a quanto pare, non posso sapere esattamente che minaccia abbiamo di fronte, ma là è il nostro carico, io parlo con dell'ELAS, tu con lo Stato Maggiore dell’Esercito e tu con quello della Difesa per le operazioni di sostegno. Grazie a quello che ti ha passato quel foglio di carta che mi hai dato...»

Riattaccò e guardò i due stranieri con significato non detto. I tre evidentemente si intendevano con gli occhi.

«Guardi, Generale», si alzò Kosmàs, «abbiamo troppo poco tempo, faccio un ultimo tentativo. Non so se ha senso, ma non posso stare qui senza far niente e aspettare... Scenderò là nelle gallerie del centro, dove ho trovato il ciondolo magari trovo qualcosa. Penso sia meglio che stare qui senza far niente e aspettare».

«Prendi Eva con te, Kosmàs, vorrei restare un po' da solo con i ragazzi, abbiamo del lavoro... e vedi» continuò, «le gallerie le conosciamo, è una vecchia storia, le abbiamo usate anche noi dell'agenzia in passato ma anche gli Americani della CIA e i Russi dell'FSB. Più volte erano stati sul punto di uccidersi tra di loro e anche di recente gli uni seguono gli altri, come se fossimo ancora nel periodo della Guerra Fredda. Noi ogni volta siamo usciti fuori ad Aghia Dinami a Mitropoleos, e abbiamo sgomberato l'area decine di volte».

«Kosmàs, verrò con te», Eva gli prese la mano, «il Generale dice bene».

«No, Eva, tu no... vai a casa tua... scenderò laggiù da solo, non c'è motivo di venire con me», le rispose seccamente.

Eva si indignò un poco, vuoi per la preoccupazione, vuoi per la disposizione d'animo, ma non voleva litigare e cominciò in fretta a raccogliere le sue cose, mentre i due stranieri e il Generale si posizionavano intorno al tavolo in modo più confortevole.