Sabato 20/6/2009, ore 19.00, Museo dell'Acropoli

 

 

Joseph era già entrato nella sala stampa e versava caffè da una enorme caffettiera che era stata messa lì per i giornalisti. Aveva aperto il suo portatile e guardava la cartella informativa che gli avevano consegnato i responsabili stampa del Ministero della Cultura. Sopra la scrivania aveva poggiato la borsa con la preziosissima macchina fotografica. Era ancora presto e non aveva armato il meccanismo di accensione (della carica esplosiva).

C'erano circa dieci giornalisti, tutti sorridenti, che parlavano tra loro tutte le lingue conosciute al mondo. Atmosfera rumorosissima nell'attesa della cerimonia.

Ancora mezz'ora... guardò nervosamente il suo orologio. Un giornalista giapponese, con un sorriso idiota e un inglese penoso, gli stava dicendo qualcosa... non lo ascoltò neppure. Appena in quel luogo sarebbe entrato il Presidente della Repubblica Greca… quello sarebbe stato il momento giusto. Avrebbe premuto l'otturatore della macchina e si sarebbe allontanato immediatamente. In due minuti la morte si sarebbe riversata silenziosamente nella sala e oltre. Ma lui sarebbe già stato lontano quando i primi morti sarebbero inspiegabilmente caduti per terra. Pochi minuti ancora... pochi minuti.

«Mr. Domler? Mr. Joseph Domler please?» sentì una voce... si girò a guardare chi lo avesse chiamato e si trovò il sorridente volto del Comandante che lo chiamava.

«Yes this is me», rispose, e a malapena riuscì a vedere i due uomini che lo afferrarono per le ascelle da dietro e lo trascinarono di peso verso fuori.

«Ci segua per favore», gli dissero e prima di arrivare a capire per tempo che stesse succedendo, si trovò a scendere le scale con i due uomini che lo allontanavano dal lato posteriore, lontano dalle telecamere e dagli sguardi indiscreti. Già due Citroen della Sicurezza IOA 8106 e ZKY 5085 attendevano con i motori accesi e lo gettarono dentro in direzione Aghia Paraskevì... per un'«intervista».

Il Comandante esaminò l'ufficio del sospetto con lo schermo del computer portatile ancora aperto sulla pagina del Reuters. Fissamente sorridente, cercava la macchina fotografica. Vide la borsa con la scritta esterna CANON e la aprì attentamente. Dentro, vi trovò la macchina. La prese tra le mani con tocco leggero e si allontanò, sorridendo gentile a tutti quelli attorno, mentre tutti gli altri giornalisti guardavano perplessi lo strano accaduto. Si fermò un attimo... Tornò indietro e, dopo aver chiuso lo schermo del laptop, prese anche quello. Sorridendo gentilmente a tutti coloro che lo guardavano andò subito verso l'uscita.

«Have a nice day gentlemen...»

Le due Citroen si mossero di corsa per Aghia Paraskevì. Nessuno notò che il prigioniero, seduto da solo sul sedile posteriore della prima auto, mentre scendevano da viale Singroù, aveva serrato con forza le mascelle come se stesse masticando qualcosa... dalla bocca cominciò ad uscirgli un po' di schiuma bianca... lo straniero, ormai morto, si piegò sul sedile posteriore: così come era stato preorganizzato nel caso qualcosa fosse andato storto la fiala di cianuro aveva fatto il suo lavoro.

Nello stesso momento, all'aeroporto di Megara, la polizia locale fermava per interrogarlo un povero pilota che aveva appena presentato un piano di volo per Corfù...

«Dai ragazzi, aspetto un uomo d'affari, ma che mi interrogate? Ha già pagato il volo... arriverà da un momento all'altro... aspettate... vi prego... non mi tirate...»

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