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Gabriel Mørk avrebbe quasi voluto indossare un travestimento, lì davanti alla palazzina di uffici accanto all’Ullevaal Stadion, e pensò se non fosse il caso di avvisare Munch. Tipico di Mia. Leggi e regolamenti erano per gli altri. Avrebbe dovuto dirlo ad Anette, l’avvocato della polizia. Gli avrebbe procurato un mandato. Accedere al database dello psichiatra Wolfgang Ritter. Risposta? Assolutamente no. Nessuna chance. Ovviamente. E ci mancherebbe. Di quanti pazienti poteva trattarsi? Vent’anni di confessioni intime? Un migliaio forse? Duemila? Neanche da chiederlo. Per non dire di quanto fossero importanti quei documenti. A quanto ne sapeva lui, poteva esserci anche più di un magistrato tra quei pazienti. Si sentiva stringere il colletto mentre si avvicinava all’edificio e prendeva l’ascensore per il quarto piano. Uno studio associato. Per fortuna. Sarebbe stato tutto più semplice. Dentista. Ginecologo. E Ritter. Una reception dietro una porta di vetro. Gabriel osservò velocemente il tutto. A quanto pareva c’era una sala d’attesa comune un po’ più in giù, lungo il corridoio. Qualche sedia. Un divanetto. Fece un respiro, aprì la porta di vetro e sorrise alla receptionist. Una signora anziana con la permanente ai capelli bianchi e gli occhiali sulla punta del naso. Far finta di nulla. Avrebbe desiderato ci fosse qualcuno dietro cui nascondersi, tossicchiò leggermente e si avviò verso la sala d’attesa. Un uomo con il cappello in grembo. Una pila di riviste sul tavolo. Manifesti alle pareti. Un espositore con delle brochure a una delle pareti. Accennò un saluto all’uomo, che non incrociò il suo sguardo, e tirò fuori il suo Mac dallo zainetto. Si sedette con il computer in grembo e cercò di passare inosservato. Ecco il momento.

Aveva considerato diversi modi in cui farlo, ma era arrivato alla conclusione che quella fosse l’unica possibilità che aveva. Per entrare nel pc di Ritter doveva avere accesso a una rete. Le alternative erano solo tre: a casa di Ritter. Eh, no. Seguire Ritter finché si fosse connesso a una rete non protetta. Non aveva tempo per una cosa simile. Lo studio. Unica possibilità. Aprì il Mac e si guardò un po’ intorno. L’uomo continuava a non guardarlo. La signora della reception gettò un rapido sguardo nella sua direzione, ma tornò a fissare la scrivania davanti a sé come se non sospettasse nulla. E perché avrebbe dovuto? Ginecologo. Dentista. Psichiatra. La gente andava e veniva in continuazione.

Attese qualche istante.

Wi-fi. Cerco una rete....

Ne apparve una lista. Un problema ovvio, dal momento che era in un condominio di soli uffici. Il suo computer rilevò tutte le reti dei piani sopra e sotto. Guardò velocemente la lista e trovò quella che suppose essere quella giusta. Comune4. Rete comune per tutti gli uffici? Fantastico. Non poteva andare meglio di così. Grande traffico. Meno possibilità che qualcuno scoprisse che era entrato. Aprì uno dei programmi che aveva scaricato al volo.

John The Ripper.

Si chiese se la gente sapesse che esistevano quei programmi. Libero accesso alle reti per chiunque lo volesse. Hackerare senza alcuna conoscenza, bastava lanciare il programma. Collegarsi alla rete. Pigiare il pulsante e tutto procedeva da sé. Richiedeva un po’ di tempo, ovvio, e sentì salire il nervosismo quando la receptionist lanciò un altro sguardo nella sua direzione al di sopra degli occhiali.

Il logo in giallo su sfondo rosso, con la sagoma di John The Ripper dietro. Macabro forse, ma funzionava. Stava per fare doppio clic sull’icona quando gli venne in mente che forse c’era un modo più semplice. Il Ripper funzionava bene, ma nessun programma comunque poteva metterci solo pochi secondi, ci sarebbero voluti almeno dieci minuti.

Prese in fretta una decisione, posò il Mac sul tavolino e andò alla reception.

«Mi scusi» disse, assumendo l’espressione più innocente che riuscisse a fare. «Sto aspettando la mia ragazza. C’è una rete a cui possa collegarmi?»

«Certo» sorrise l’anziana signora scrivendo qualcosa su un foglietto.

La gentilezza in persona.

«Si chiama Comune4.»

Un Post-it giallo sul bancone.

«Abbiamo avuto qualche problema, ma credo che adesso sia tutto a posto.»

«Mille grazie» rispose Gabriel quasi sentendosi in colpa.

Una signora così gentile e lui le mentiva apertamente, in faccia.

Questo non era bello.

Il fine giustifica i mezzi, non si diceva così?

Tornò più tranquillamente che poté al divano e inserì la password.

Felles4.

JgFrPh45.

Certo non si poteva dire che avessero scelto una password facile da craccare. Se soltanto non l’avessero data a chiunque.

Scacciò quei pensieri e si accorse di sorridere quando i minuscoli archi neri sullo schermo mostrarono che era connesso. La pelle d’oca dei vecchi tempi era tornata. Non sapeva esattamente di che cosa si trattasse, ma ne era sempre rimasto affascinato. Non distruggere nulla, questo non l’aveva mai fatto, gli bastava sapere che ci sarebbe riuscito se avesse voluto. Entrare in luoghi in cui non avrebbe dovuto essere. Usare la testa per vincere il rivale. Il colpo. Sobbalzò leggermente quando si aprì la porta di vetro. Una madre con un bambino. Di solito si trovava a casa al sicuro nella sua cantina, questa era un’altra faccenda. All’improvviso si sentì stranamente come nudo, quando prese il protocollo di connessione. Quattro apparecchi collegati alla rete. Compresi il suo. Valutò rapidamente se non fosse il caso di nascondersi meglio, di rendersi completamente invisibile, ma ormai era troppo tardi. Ci sarebbe voluto un altro informatico di professione per scoprire che era stato lì, e sarebbe stato ugualmente difficile trovarlo.

Le targhe alle porte.

Ginecologa, Marit Eng.

Mrit_Eng

Dentista, Gert Oversjø Vik.

Gover_V

Psichiatra, Wolfgang Ritter.

Wolf_Ritt.

Fece doppio clic su John The Ripper e inserì ciò che il programma richiedeva.

Un quarto d’ora dopo era di nuovo sulla strada con il MacBook nello zaino e il cuore che gli batteva forte sotto il maglione.

Gettò un’ultima occhiata alle finestre del quarto piano, poi tirò su il cappuccio, cercò il numero di Mia sul cellulare e procedette a passi rapidi verso la stazione dei taxi.