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Mia giunse al piazzale del parcheggio della Caserma di Skar e le andò incontro un Munch dallo sguardo preoccupato.

«Non hai dormito?»

«Che vuoi dire?»

«Hai un aspetto di merda...»

«Ma tu pensa, grazie» rispose Mia.

«Scusa, non intendevo offenderti, tutto ok?»

«Sto bene. Che abbiamo?»

«Macchina nuova» disse Munch facendo un cenno verso il fondo del parcheggio. «Rubata. A una famiglia di Økern. Tornati dalle ferie, macchina sparita.»

«E perché siamo qua?»

«Il medico legale voleva prima finire.»

«È lei?»

Mia fece un movimento del capo in direzione del bagagliaio aperto, dove una donna dai capelli scuri agitava freneticamente la mano facendo correre delle persone avanti e indietro.

«Lillian Lund» disse Munch.

«Precisa?»

«Sembra brava» disse Munch.

«Puntura di siringa?»

«Già.»

Mia vide un’altra macchina fotografica sul cavalletto, voltata verso il bagagliaio dell’auto.»

«Hai controllato la macchina fotografica?»

«Tredici» disse Munch sommessamente.

«Cazzo» commentò Mia.

«Ti dice nulla?»

Si voltò verso di lei e accese la sigaretta.

«Quattro, sette, tredici?»

«Sei tu il matematico» ribatté Mia strofinandosi gli occhi assonnati.

«Numeri del lotto?» provò Munch.

«Che vuoi dire?»

«No, niente. Cazzo, sta cominciando a irritarmi...»

«Cosa?»

«Be’, tutto, in realtà. Questi numeri. Detesto che giochi con noi in questo modo.»

«Chi l’ha trovato?» chiese Mia.

«Una guardia giurata. Olsen. Era sconvolto. L’ho mandato a Grønland. Lo interrogherà Anette.»

«Quanto tempo fa, molto?»

«Un paio d’ore, perché?»

Mia accennò verso la strada.

«La stampa? Di già?»

Munch scrollò le spalle.

«I lupi fiutano il sangue» mormorò Mia.

Un tecnico della Scientifica attraversò il piazzale. Mia abbassò gli angoli della bocca e sospirò guardando Munch.

«Ma tu non hai niente da dire?»

«Su cosa?»

«Sul fatto che noi non abbiamo accesso alla scena del crimine finché il medico legale non ha finito.»

«Dai, non ci vorrà molto.»

«Sì, ma... Avete esaminato il bosco?» domandò Mia.

«Sì, lo stiamo facendo. Visto che non si poteva cominciare dalla macchina. Continuiamo nell’area qui intorno» disse Munch. «Poi penseremo all’auto.»

«E la casa delle bambole?» disse Mia curiosa.

«Secondo la guardia giurata stava bruciando sul sedile posteriore quando lui è arrivato.»

«L’hai vista?»

«Sì, non credo sia facile da trovare.»

«In che senso?»

«Sembrava fatta a mano. Non un giocattolo dozzinale di Toys ’Я’ Us. Ne ho vista qualcuna.»

Abbozzò un sorriso.

Marion, la nipotina. La gioia di Munch. L’aveva viziata con talmente tanti regali che la madre alla fine era intervenuta.

«Ci stiamo lavorando?»

«Se ne sta occupando Grønlie.»

Munch prese un’altra boccata dalla sigaretta quando un tecnico li raggiunse. Stava per aprire la bocca, ma Munch lo precedette.

«Dobbiamo aspettare che il medico legale abbia finito» disse brusco. «Ci vorrà tempo.»

«Abbiamo sbarrato tutta l’area?» domandò Mia.

«Lo spero» rispose Munch. «E comunque Ludvig non ha trovato nulla. Mi ha pregato di dirtelo.»

«Cosa?»

«Gli hai chiesto di fare ricerche su un caso di un’abitazione bruciata? Civico 47? 74?»

«Sì...»

«Niente, a quanto pare.»

«Valeva la pena tentare» disse Mia.

«Bella idea, infatti» concluse Munch.

«Non era tanto difficile. I fratelli Cuordileone... la casa che brucia...»

«Una buona deduzione» disse Munch facendo un cenno verso l’auto.

«Stava ancora bruciando quando è arrivato?»

«Credo di sì» disse Munch. «Come ti dicevo, la guardia giurata era fuori di sé.»

«Dunque cosa sappiamo?»

«Da un punto di vista temporale?»

«Sì...»

«Lui ha detto che è passato di qua intorno alle sei e un quarto.»

«E quanto impiega a bruciare una cosa del genere?»

«Impossibile dirlo. Se ci hanno messo dentro qualcosa di infiammabile... un paio d’ore?»

«Quindi parliamo di un periodo tra le tre e le quattro di notte?»

«Anche più tardi.»

«In bella vista.»

«Lo so» disse Munch spegnendo il mozzicone della sigaretta.

«Come ci è arrivato qui?»

«Non ne ho idea.»

«Non passano autobus a quell’ora?»

«No, il primo è appena passato.»

«Quindi con la sua auto?»

«Difficile da credere» disse Munch che sembrava star valutando se accendere subito un’altra sigaretta, ma non lo fece. «Chi l’ha portato qui, allora?»

«Bicicletta?»

Munch scrollò le spalle.

«Probabilmente troveremo delle telecamere in fondo alla strada, c’è una Coop poco distante. Stiamo appurando.»

«La vittima era nuda o vestita?»

«Indossava solo il costume da bagno. I vestiti erano in un sacchetto davanti alla macchina.»

«L’ha spogliato quassù? Ma, cazzo, è...»

«Lo so» disse Munch accendendo infine un’altra sigaretta. «Comincio a credere che tu ti stia sbagliando.»

«Su cosa?»

«Sul fatto che le vittime siano casuali. Credo sappia esattamente chi vuole. E che cosa fare con ciascuno.»

Munch aggrottò le sopracciglia e si fece scuro in volto quando il suo telefono squillò. Scosse leggermente la testa e si allontanò di qualche passo per rispondere.

«Mia Krüger?»

«Sì...»

Una signora scura di capelli dell’età di Munch si avvicinò dal piazzale, abbassò gli angoli della bocca e le porse la mano.

«Lillian Lund. Medico legale. Siamo pronti per portarlo via.»

«Hai esaminato anche Vivian Berg?»

«Sì.»

«Kurt Wang?»

«Sì.»

«Stiamo parlando dello stesso uomo?»

«Il modus operandi è lo stesso, sì. Se sia un uomo, non lo so. Segni di un ago che ha trafitto il cuore. Nessuna ferita evidente altrove, cosa che personalmente trovo strana.»

«Perché?»

La Lund la guardò in tralice.

«Segni di lotta? O di resistenza? Perché non ne troviamo in nessuna delle vittime? A te non sembra strano?»

«Niente sotto le unghie?»

Il medico legale scrollò le spalle.

«Dobbiamo andare in laboratorio per appurarlo al cento per cento, ma per quel che posso vedere, no. Esattamente come gli altri.»

«Ferite alla bocca?»

La Lund reclinò il capo e la scrutò.

«Sei stata tu ad accorgertene?»

«Sì...»

«Ottima osservazione» disse la Lund. «Anche qui ci sono. Sotto il nastro adesivo questa volta.»

«Nastro adesivo?»

«Sì. Sulla bocca. Volete vederlo prima che lo portiamo via?»

«Sì, sarebbe meglio» disse Mia affrettandosi dietro al medico.

«Holger!» sorrise Lillian Lund vedendo arrivare Munch di buon passo.

«Ciao, Lillian.»

«Che succede?»

«L’hanno trovato» mormorò Munch eccitato.

«Chi?»

«Raymond Greger. Sta lasciando ora Larvik.»

«Vuoi che vada?»

«Andiamo insieme. In ogni caso dobbiamo aspettare. Ha chiesto un avvocato.»

«Volete ancora vedere il corpo?» chiese di nuovo Lillian Lund mettendosi la mascherina.

«Senz’altro» disse Mia seguendo il nuovo medico legale fino al bagagliaio aperto.